Dialoghi piacevoli in dialetto vernacolo triestino/Dialogo Secondo

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DIALOGO SECONDO.


Zuam el uà intòla mandria de messer Blas. Dona Pasca sòua mujer, ghe auiàrz la puàrta, e la se met a fauelà com lui.Giovanni va nella possessione del sig. Biagio. Donna Pasqua di lui moglie gli apre la porta, e si mette a discorrere seco lui.
Zuam. Bon dì dona Pasca.Giovanni. Donna Pasqua buon giorno.
D.ª Pasca. Oh! Zuàm, ti sosto. Ze bona noua m’hasto portà?D.ª Pasqua. Oh! Giovanni, tu sei. Che nuova mi porti?
Zu. Som uignù per fauelà com messer Blas.Gio. Sono venuto per parlare col signor BiaGio.
D.ª Pas. El xe per la campagna col mandriar. Hai cognossùda la bon anema de toua mare. Quànd che jeriàm màmulis ziam a scuèla insieme da dona Sabeda, e la fiesta, dopo la dutrìna, zujèuem co lis coculis a rondolòm e se 1 zotolèuem, e po quand che jera sechia zièuem insieme im marina a ingrumà narìdulis. Quanti agn hasto?D.ª Pas. Egli gira per la possessione col contadino. Ho conosciuta tua madre di buona memoria. Quando eravamo ragazze andavamo a scuola assieme da donna Saba, e la festa, terminata la dottrina, giuocavamo colle noci facendole correre giù per una tavola, e all’altalena; e poi quand’era bassa marea andavamo assieme alle secche della marina a raccogliere chioccioline. Quanti anni hai?
Zu. Hai montà in disdòt.Gio. Sono entrato nei dieciotto.
D.ª Pas. Sòsto maridà?D.ª Pas. Sei ammogliato?
Zu. No aimò, som massa zòuem. Hai prima de pensà per meia sor.Gio. Non ancora. Sono troppo giovane. Ho da pensare prima per mia sorella.
D.ª Pas. Quanti agn la pol hauè toua sor?D.ª Pas. Quanti anni può avere tua sorella?
Zu. La ghe n’hau sèdis.Gio. La ne ha sedici.
D.ª Pas. La xe biela?D.ª Pas. È bella?
Zu. Ze sai mi. No me ne intiènd.Gio. E che ne so io. Non me ne intendo.
D.ª Pas. Quand pènsisto de maridala?D.ª Pas. Quando pensi darle marito?
Zu. Quand che la uorà lei.Gio. Quando a lei piacerà.
D.ª Pas. No l’hau nissùm moròs?D.ª Pas. Non ha nessun giovane che l’amoreggi?
Zu. Nò, nissùm.Gio. Nessuno.
D.ª Pas. Ze sàsto ti se no l’hau? Lis màmulis del dì de uèi no xem miga come chelis de una uolta. Le sam tegnì segrèt i sòui morosèz.D.ª Pas. Che sai tu che non ne abbia? Le ragazze d’oggigiorno, non sono già come quelle di una volta. Sanno tenere segreti i loro amoreggiamenti.
Zu. Ma... mi uei fauelà com messer Blas.Gio. Ma... voglio parlare col Signor Biagio.
D.ª Pas. Ze uosto dighe?D.ª Pas. Cosa gli vuoi dire?
Zu. Ghau de fauelà uàlch. Insegnème dola ch’el xe.Gio. Ho da parlargli di alcune cose. Ditemi dove si ritrovi.
D.ª Pas. Uà la zò per chel troz, chiatarasto la calùsa, dopo uòltete a man dreta, e lo uedaràsto ch’el xe col mandriàr.D.ª Pas. Va la giù per quel viottolo, troverai il serbatojo dell’acqua, poi girati a mano destra, e lo vedrai assieme col villano.

Note

  1. Se zotoleuem. Per fare questo giuoco, fermavano i due capi d’una corda ad una trave in alto: nel centro della corda mettevano una tavola, dove andava a sedere una ragazza, e un’altra, dava il moto alla corda la quale andava ondeggiando da una parte e dall’altra e così facevano a vicenda. Questo giuoco si faceva per lo più alla porta della casa. A questo giuoco delle ragazze, non intervenivano ragazzi.