Discorso sul testo della Commedia di Dante/XIII

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XII XIV

[p. 145 modifica]XIII. Per altro le storie degli archivj e de’ libri dell’ editore del codice patriarcale sono avverate con le parole di Dante: — E noi fummo istrutti dal poeta stesso, che allora (nel 1318) dall’Adige al Tagliamento crudelissima ardeva la guerra.

E ciò non pensa la turba presente,
Che Tagliamento e Adige richiude,
Nè dell’esser battuta ancor si pente.


Però l’editore dice — di dire con fondamento che Dante attendeva a scrivere il Purgatorio nell’anno 1318. — In tale orrendo pelago di sangue qual riva poteva allor Dante afferrare? Pagano della Torre decantato per alto estimatore de’ nobilissimi ingegni e per loro difensore ed amico — venne in Udine nel 1319; — e quest’epoca della sua translazione dal vescovato di Padova al patriarcato d’Aquileja è infallibile; e a sè chiamò Dante ne’ primi giorni del suo patriarcato. — Adunque siamo fatti certi che Dante stanziò per un anno in Friuli, e convinti che quivi diede opera a scrivere la Cantica del Paradiso, mentre nel 1318 attendeva nelle terre Trivigiane a quella del Purgatorio. — Or se l’editore per fretta di memoria o di stampa non avesse traveduto nel Canto nono del Purgatorio que’ tre versi che in buona fede spettano al Paradiso, avrebbe per avventura desunto date e aneddoti storici e corollari tanto quanto diversi. A me torna tutt’uno: quand’io non veggo perchè un poeta ghibellino implacabile si riducesse ad accettare pane da un prelato di casa e d’anima guelfa. E Pagano era per l’appunto quel buon Patriarca, il quale fulminava scomuniche, predicava crociate, guidava masnade Friulane contro agli esuli, ed a’ figliuoli e alle vedove de’ ghibellini: era prete omicida, venduto al Papa, e federato satellite di quel Cardinale del Poggetto, il quale un anno o due dopo la morte di Dante andò a Ravenna a dissotterrar le sue ceneri1. Senzachè la turba che il poeta dice «battuta fra l’Adige e il Tagliamento» era guelfa; «nè si pentiva d’esser battuta» fino dall’anno 1311; e fu inoltre battuta [p. 146 modifica]nel 1314, e sempre in que’ luoghi, finchè Cane della Scala, avendoli rotti a morte presso Feltre su quel del Friuli, Dante sperò che la lega de’ ghibellini avrebbe predominato sino a Monte Feltro negli ultimi confini della Romagna. E però, da che l’eruditissimo illustratore del codice, emulando il creatore dell’Odissea,

                                   ex fumo dare lucem
Cogitat ut speciosa dehinc miracula promat,


ei poteva da’ pellegrinaggi di Dante desumere un mondo di meraviglie. Le date ch’ei ricava dalle allusioni nel Purgatorio ci mostrano, tutt’al più, che in due anni venisse fatta al poeta la meno breve e la più malagevole parte del suo grande lavoro. Ma se la composizione progressiva, e i numeri de’ versi, canti e cantiche sono da ordinarsi secondo la cronologia degli avvenimenti di que’ tempi, perchè non vorremmo noi credere che Dante cominciasse il poema nel decembre del 1318? Allora Cane della Scala, subito dopo la vittoria di Feltre, fu eletto capitano della lega ghibellina; e quella nuova sua dignità, e il verso


E sua nazion sarà tra Feltro e Feltro,


si leggono nel primo Canto dell’Inferno evidentissimi, e spettano negli annali d’Italia al 1318 e 1319. Quindi n’escirebbero due miracoli: l’uno, de’ cento canti composti in men di due anni; l’altro, della città d’Udine ispiratrice divina della Divina Commedia. E questa città d’Udine pare abbia il privilegio d’essere miracolosissima ne’ codici antichi; e però quando venne in forza de’ Veneziani, gli Storici gravi della Repubblica affermano che vi trovarono «li Evangelj scritti in lingua latina di propria mano di San Marco»2. Se non che all’editore basta la meraviglia d’un codice uscito d’un palazzo patriarcale, scritto — e questo il dottissimo editore lo afferma — in Friuli al tempo di Dante — pochi mesi o giorni per avventura innanzi che egli andasse a morire in Ravenna.

Note

  1. Muratori, Annali d’Italia, 1309, 1321, 1322, 1323. — Bartolo, De requirendis reis.
  2. Paolo Morosini, Hist. di Venezia, lib. XVIII. Doglioni, Hist. Veneziana, lib. VI. — Verdizzotti, Fatti Veneti, lib. XVIII  1
    1. Vedi più sotto al § CII