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Donne e Uomini della Resistenza/Angiolo Gracci

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Angiolo Gracci

Nato a Livorno nel 1920, deceduto a Firenze il 9 marzo 2004, avvocato, Medaglia d'argento al valor militare.

Si deve a Gracci Brigata Sinigaglia, il primo libro sulla Resistenza italiana. Uscì nel 1945, in diecimila copie, per i tipi dell'Istituto Poligrafico dello Stato e fu poi ristampato nel 1976 dalla Feltrinelli e nel 1995 da Laboratorio Politico. Nel libro di "Gracco", questo il nome di battaglia di Angiolo Gracci, sono ricordate le imprese della Brigata d'assalto partigiana "Vittorio Sinigaglia", che con la Divisione "Arno", liberò Firenze dai nazifascisti. Gracci, sottotenente della Guardia di Finanza, era stato rimpatriato dall'Albania e si trovava nel capoluogo toscano al momento dell'armistizio. Il giovane ufficiale, con altri militari e con alcuni studenti universitari, diede vita al Movimento detto dei Giovani italiani repubblicani. Il movimento, di ispirazione mazziniana risorgimentale, durò poco e Gracci lo lasciò quando prese contatti con militanti comunisti che da anni lavoravano in clandestinità. Il giovane ufficiale - mandato in montagna dal Comando generale delle Brigate Garibaldi, come capo di stato maggiore della costituenda Brigata Sinigaglia - ne diventa il comandante all'indomani della battaglia di Pian d'Albero. Ferito in combattimento, "Gracco", all'inizio degli scontri insurrezionali per la liberazione di Firenze, si ribella, con l'intera Brigata, all'ordine di disarmo impartito dal Comando degli Alleati. Ad Italia liberata, Angelo Gracci riprende il suo posto nella Guardia di Finanza ed opera per la democratizzazione delle Forze armate. Nel 1949 si laurea in giurisprudenza, ma dopo qualche anno, nel 1956, dopo essere stato trasferito per punizione da una città all'altra, lascia l'uniforme e si trasferisce a Roma, dove lavora per la Lega nazionale delle Cooperative. Passa poi a Firenze, dove organizza il servizio di assistenza legale della locale Camera del Lavoro. Spirito irrequieto, nel 1966 esce dal PCI al quale aveva aderito nel 1944 e nel 1967 viene allontanato anche dall'ANPI. Nel 1974 a Milano, con altri ex partigiani, fonda il Movimento antimperialista antifascista "La Resistenza continua", il cui omonimo periodico curerà sino al 1992. Come avvocato, Gracci difende nei processi i militanti della sinistra extraparlamentare. Durante le lotte nella Piana del Sele è a fianco dei contadini campani. È stato anche tra i fondatori del PCd'I marxista-leninista. Riammesso nell'ANPI, ha militato sino all'ultimo in "Rifondazione Comunista". Tra gli scritti politici di Gracci il libro La rivoluzione negata , sul Bicentenario 1799-1999.