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Donne e Uomini della Resistenza/Elio Quercioli

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Elio Quercioli

Nato a Milano il 14 settembre 1926, deceduto a Milano il 4 febbraio 2001, partigiano, dirigente politico e giornalista.

Aveva appena compiuto i quattordici anni quando, con alcuni compagni del Liceo "Manzoni", Elio Quercioli aveva cominciato nel 1940 la sua attività antifascista. Piccole cose di ragazzi, volantini realizzati alla meno peggio, scritte contro la guerra sui muri di quello che allora, a Milano, era il quartiere operaio dell'Umanitaria. Da allora l'impegno politico antifascista di Quercioli, che quasi naturalmente aveva aderito al Partito comunista, non è mai venuto meno, tanto che, quando la morte l'ha colto, era presidente della Commissione di garanzia dei Democratici di sinistra milanesi e presidente dell'Ismec di Sesto San Giovanni e componente del Consiglio nazionale dell'ANPI. Un impegno che aveva portato Elio a comandare, a diciassette anni, un distaccamento SAP della 113a Brigata Garibaldi a Milano, che l'aveva visto rinchiuso per un paio di mesi, sino all'insurrezione d'aprile, nel carcere di San Vittore, che l'aveva indotto nel dopoguerra a rinunciare agli studi di medicina, per dedicarsi a tempo pieno all'attività politica. Difficile qui condensarne le tappe: redattore e poi direttore del milanese "La voce comunista", capocronista e condirettore del quotidiano "l'Unità" quando era ancora organo del PCI, per quattro legislature (dal 1976) deputato ed anche questore della Camera, per un quarto di secolo consigliere comunale a Milano, membro del Comitato centrale ed anche membro della Direzione del PCI al tempo della segreteria di Enrico Berlinguer, dal 1980 al 1985 vicesindaco di Milano con la giunta Tognoli, nella quale è stato anche assessore al Bilancio. Tra gli incarichi, sempre assolti da Quercioli con grande serietà e vivacità, anche quello di consigliere della Triennale. Uno spirito aperto, per il quale quella dell'antifascismo è stata sempre una discriminante coerente. Non a caso il nome di Elio Quercioli compariva, tra i tanti altri, nell'elenco che i complici del generale De Lorenzo avevano approntato, per "enucleare" gli uomini politici italiani che si sarebbero con più decisione opposti al loro progetto di golpe.