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Donne e Uomini della Resistenza/Francesco Zaltron

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Francesco Zaltron

Nato a Marano Vicentino (Vicenza) il 14 marzo 1920, caduto a Calvene (Vicenza) il 28 marzo 1945, studente di Medicina, Medaglia d'oro al valor militare alla memoria.

Al momento dell'armistizio, era sottotenente di complemento in Artiglieria. Riparò a Thiene e vi organizzò i primi gruppi partigiani della zona. Fu Zaltron che, nell'aprile del 1944, costituì la Brigata "Granezza", di cui divenne comandante col nome di battaglia di "Silva". Il giovane fu poi alla testa della Brigata "Mazzini", che operava nell'Altipiano dei Sette Comuni e nella Pedemontana tra Thiene, Breganze e Marostica. La motivazione della decorazione alla memoria riassume così l'impegno del giovane contro i nazifascisti: "Organizzatore entusiasta, comandante valoroso, combattente eroico, sosteneva alla testa dei suoi partigiani le più audaci azioni contro un nemico sempre superiore per numero e mezzi. Ferito in piena mischia e caduto in un burrone, veniva salvato da un compagno d'arme dopo due giorni di patimenti, di fame e di freddo. Ancora sofferente, ripigliava il suo posto di lotta emergendo sempre per elevato spirito combattivo ed indomito valore in epici combattimenti durante i quali scorreva per la seconda volta il suo sangue. Catturato per vile delazione e consegnato al boia capiva che nessuna salvezza più gli rimaneva e con abile stratagemma, simulando di voler consegnare al nemico armi e uomini, si faceva condurre in un'alpestre località, ove per suprema segreta aspirazione voleva morire con lo sguardo fisso alle sue montagne. Eludendo la vigilanza della scorta, con le mani incatenate alla schiena, si lanciava in un baratro mentre echeggiavano i colpi della battaglia ingaggiata dai compagni accorsi per salvarlo. Raccolto gravemente ferito dai rabbiosi sicari che non volevano rinunziare alla loro vittima, veniva vilmente soppresso con un colpo alla nuca ed il suo cadavere, per estremo vilipendio, impiccato ed oltraggiato. Così nella piena giovinezza e nel pieno ardore della sua passione, assurgeva fra gli eroi una delle più nobili figure del movimento partigiano". In un libro di Renzo Capozzo ( Lacrime e favole della mia terra ), una bella lirica è dedicata proprio a "Silva" e al suo sacrificio.