Donne e Uomini della Resistenza/Luigi Abbiati

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Luigi Abbiati

Nato a Melegnano (Milano) il 26 giugno 1897, ucciso a San Bernardino Verbano il 5 giugno 1944, operaio, Medaglia d'Argento al Valor Militare alla memoria.

La storia di Luigi Abbiati e della sua famiglia (la moglie, Antonia Oscar, detta Ninì, fu sempre al suo fianco nella lotta al fascismo e nella Resistenza; il primogenito Franco, che dopo l'arresto della madre durante l'occupazione si era dato alla macchia combattendo in Valdossola, è stato decorato di Medaglia di Bronzo al Valor Militare; la figlia Dolores, praticamente cresciuta al confino, è stata staffetta partigiana e, nel dopoguerra, a più riprese, parlamentare del PCI), si può definire politicamente esemplare. Luigi, giovane metalmeccanico socialista, nel 1921 fu a Brescia tra i fondatori del Partito comunista; ne divenne quindi responsabile dell'attività sindacale nella città. Un anno dopo, il giovane operaio è in Sicilia ad organizzare i contadini. Viene arrestato a Caltanissetta con altri militanti e rimane in carcere fino all'agosto del 1924, quando è rispedito nel Bresciano con foglio di via e fa in tempo a candidarsi per le elezioni alla Camera, risultando primo dei non eletti. Delegato a partecipare al III Congresso del PCd'I. del 1926 a Lione, Luigi Abbiati tenta di raggiungere la Francia passando da Domodossola con un passaporto falsificato; viene arrestato con altri otto delegati e finisce in carcere per 40 giorni. L'anno successivo, una condanna a cinque anni di confino vede Abbiati finire a Lipari, dove viene raggiunto da Ninì con il piccolo Franco, di soli due anni, e la neonata Dolores. A Lipari nascerà Loris. Gli Abbiati torneranno al Nord nel 1933, ma non più a Brescia. A Milano la famiglia rimarrà sino al 1937, quando "Gino" Abbiati e Ninì - che avevano ripreso nel capoluogo lombardo la loro attività antifascista - vengono di nuovo arrestati. Altri sei anni di confino tra l'isola di Ponza e le Tremiti, poi, con la caduta del fascismo, il ritorno a Brescia. Poche settimane di tregua e arriva l'8 settembre del 1943. Ninì viene quasi subito arrestata dai fascisti e rimane in carcere sino all'aprile del 1945; Gino fugge in montagna, come aveva già fatto il suo primogenito, e si aggrega ad una formazione partigiana. Luigi Abbiati combatte i nazifascisti per quasi dieci mesi, ma è catturato e fucilato in località Ponte Casletto di Rovegro.