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Donne e Uomini della Resistenza/Pompeo Colajanni

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Pompeo Colajanni

Nato a Caltanissetta il 4 gennaio 1906, morto a Palermo nel 1987, avvocato.

Al Giardino Inglese di Palermo, accanto al monumento che ricorda i martiri di Cefalonia, sorge un cippo sui cui è inciso: "Pompeo Colajanni, comandante Nicola Barbato 1906-1987, partigiano, contribuì alla liberazione dell'Italia dai nazifascisti e al riscatto della Sicilia". Non vi si ricorda che già negli anni Venti, giovane comunista, si adoperò per la costituzione di un fronte unitario antifascista del quale facevano parte giovani repubblicani, socialisti, anarchici e comunisti e che per quest'attività subì arresti e perquisizioni. In un semplice cippo, inoltre, non si può ricordare che "Barbato" fu, tra i tanti resistenti, quello che per primo capì, teorizzando la "pianurizzazione", come doveva condursi la guerra partigiana di fronte a preponderanti forze nemiche. Pompeo Colajanni, ufficiale di complemento di cavalleria durante la seconda guerra mondiale, subito dopo l'8 settembre del 1943 organizzò in Val Po, presso Borgo San Dalmazzo, con i suoi soldati, altri ufficiali e civili, una delle prime bande partigiane (il distaccamento garibaldino "Pisacane"), da cui si sarebbero poi sviluppate, brigate, divisioni e raggruppamenti di divisioni. Il nome di "Barbato", divenuto comandante della VIII Zona (Monferrato) e vicecomandante del Comando militare regionale piemontese, divenne presto leggendario per le imprese delle formazioni al suo comando e per la competenza militare. Nell'approssimarsi dell'insurrezione generale, Colajanni, che intanto aveva liberato Chieri, ebbe il compito di investire e liberare Torino, coordinando le formazioni Garibaldi, GL, Matteotti e Autonome. Memorabile, in questa circostanza, l'incontro tra "Barbato" e il capitano Schmidt, dei servizi di sicurezza tedeschi che, in nome dell'ambasciatore Von Rahn, voleva trattare una tregua. "Ho poteri per combattere o per accettare la vostra resa senza condizioni", disse "Barbato"; "Faremo fare a Torino la stessa fine di Varsavia" replicò Schimdt. Il mattino del 28 aprile Torino era completamente liberata e Colajanni veniva designato vicequestore. Pochi mesi dopo "Barbato" era sottosegretario alla Difesa nel governo Parri e lo fu anche nel primo governo De Gasperi. Sino alla sua scomparsa Colajanni non cessò mai l'attività politica: consultore nazionale, membro della Camera dei deputati, membro del Comitato centrale del PCI, deputato regionale in Sicilia, vice presidente dell'Assemblea siciliana, segretario delle federazioni comuniste di Enna e di Palermo, consigliere nazionale dell'ANPI, attivo nel Consiglio nazionale della pace.