Donne illustri/Donne illustri/Beatrice Lascari

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Beatrice Lascari

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DEI CONTI DI TENDA

DUCHESSA DI MILANO






CCl nome di Lascari fa segno di una parentela con gl’imperatori d’Oriente; e di vero uno dei conti di Tenda, Guglielmo, sposò una figlia di Teodoro Lascari, che imperò in Costantinopoli. — Forse di quel Guglielmo discese la nostra Beatrice.

Bellissima e costumata secondo le più fine norme di quell’età, attrasse gli animi più fieri e schivi; e tra gli altri Facino Cane, capitano di feroci soldati, se ne invaghì per forma, che, impaziente d’ogni indugio, dicono la rapisse al padre. La prima vaghezza si fece amore saldo e riverente quando la vide consorte anche alle sue imprese di guerra, dove fu eccitatrice di valore e persuaditrice di mitezza e di temperanza. [p. 182 modifica]

Morto Gian Galeazzo, primo duca di Milano, lo Stato dei Visconti precipitava, e gli davan la spinta i capitani poco fedeli che quegli avea lasciati difensori dei pupilli figliuoli e della moglie. Quelli che eran principi intendevano a dilatare i propri domimi, e i non principi a diventarlo.

Facino Cane, il più potente di tutti, facilmente persuaso dai Carraresi, col pretesto di sfrattarne i tiranni e ritenerle pei legittimi signori, insignorivasi di Alessandria, Piacenza, Novara, Tortona, e di altre città del Piemonte e di Lombardia. In tutte egli fece gridare il nome suo e della sposa Beatrice.

Aspirava evidentemente al ducato: ma tra la sua ambizione e la signoria v’erano i due figli di Galeazzo, l’uno de’ quali, dice un biografo, doveva al proprio castellano in Pavia l’esistenza; l’altro andava per Milano a caccia di umane membra: era facile, e sarebbe stato benedetto, il torlo via. Se non che Beatrice, accolta a corte dalla duchessa, svolgeva il marito da crudeli consigli.

In questo i congiurati uccidevano Giovanni Maria, e i nemici Facino Cane. Sorgeva di tratto la detronizzata stirpe di Bernabò; Ettore Visconti occupava Milano e cingeva d’assedio il castello. Dicono che Facino spirando confortasse le nozze di Beatrice col conte Filippo. Questi poteva trarne tal rincalzo di forza e di favore, che facilmente vi piegò l’animo. Ebbe da lei terre, gioie, denari, prodi soldati, ottimi capitani. Con questi, prosegue il biografo, entrò in Milano prima trionfante che combattente. Ettore Visconti lasciava a Monza il fracassato suo corpo, spettacolo alla curiosità degli smilzi moderni. [p. 183 modifica]

Filippo, giovine com’era, si recò presto a noia la moglie, d’età già bene matura, e voltò l’appetito ad una damigella di lei, ad Agnese del Majno, fanciulla bellissima e nobilissima.

Oltre l’età, gli pesavano i beneficii avuti da Beatrice; e gli scellerati cortigiani con accorte calunnie gli adonestavano la sua crescente avversione. Finalmente la accusarono di colpevole corrispondenza con Michele Orombello dei conti di Ventimiglia, cavaliere coltissimo e graziosissimo, e lontano parente di lei. Filippo mostrò prestarvi fede; e ad ogni evento la tortura provvederebbe.

Il 23 agosto del 1418 sbarravansi ad un tratto, fino all’ora del desinare, le porte della città: armati drappelli movevano intorno e i forti luoghi occupavano. La duchessa è strappata dalle stanze reali, data in mano di sgherri, e con due damigelle ed Orombello è tratta a Binasco. Colà ebbe a soffrire l’onta dell’infame accusa e venti giorni di tormenti; le damigelle furono poste al martirio perchè la accusassero, e divenute confidenti della colpa, strozzate. Orombello fu vile; non resse ai tormenti; disse colpevole la duchessa; e sotto false lusinghe di aver salva la vita, scese a ripeterle in faccia la confessione, alla quale dicesi aver ella risposto con acri rampogne, chiamando in testimonio gli uomini e Dio della propria innocenza e della ingratitudine del duca. Dopo ventiquattro strappate di corda ella fu tratta al supplizio. Era la notte del 14 settembre del 1418, il quarantesimosesto di sua età, il sesto del suo matrimonio con Filippo. Uomini armati occupavano il borgo e cingeano il castello. Il cortile era parato a nero; nel mezzo si levava il [p. 184 modifica] funebre palco, e sovr’esso una scala che metteva alle stanze della duchessa. Satelliti ingombravano gli aditi intorno. Prima fu decollato Orombello, dipoi la nobile donna posava il capo sul ceppo bagnato di quel sangue codardo. Forse era il momento che Filippo, dato all’astrologia, avea segnato opportuno al misfatto.

Sul luogo della pena fu data sepoltura ai cadaveri.

Tutta Italia credè scellerato Filippo e innocente Beatrice, e questo è anche il giudizio degli storici migliori.