Dracula/VI

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Capitolo VI

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Bram Stoker - Dracula (1897)
Traduzione dall'inglese di Angelo Nessi (1922)
Capitolo VI
V VII
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CAPITOLO VI.


Giornale di Mina.


24 luglio, Whitby.

Sono andata alla stazione a prendere Lucy e sua madre. È ancora più bella di prima. Siamo scese nel quartiere della Mezzaluna ove la signora Westenra ha preso in affitto una villetta. Il paese è incantevole. Il fiume dell’Ersk taglia la vallata che s’allarga in vicinanza del mare. Le case violacee fanno ricordare quelle di Norimberga. Fuori della città, si trova l’antica Badia di Whitby, vecchia e imponente ruina. Si dice che sia frequentata dallo spirito di una signora Bianca. La chiesa confina con un gran cimitero, donde si gode una vista stupenda sul porto e sulla baia. È una meta di escursione. Ci verrò sovente. È di qui che scrivo queste righe. [p. 52 modifica]Ho come vicino un vecchio marinaio dalla faccia rugosa come una scorza d’albero. Dice d’aver cent’anni e afferma d’aver combattuto a Waterloo. Ho voluto interrogarlo sulla Dama Bianca e sulla leggenda la quale pretende che le campane si mettano a suonar di notte quando un battello si perde in mare, e sulla storia d’un suicidato la cui tomba sorge accanto a noi.

M’ha detto bruscamente:

— Non bisogna parlare di queste cose, miss.

Allo scoccar delle sei si è alzato, dicendo:

— La mia nipotina mi aspetta per il pranzo.

L’ho veduto scendere i gradini che dalla chiesa conducono alla città.

25 luglio.

Son salita al cimitero con Lucy. La mia amica indossava una veste di flanella bianca. Le son tornati i suoi bei colori. Tutti qui l’adorano. E tanto graziosa!

Mi ha parlato ancora di Arturo e del loro prossimo matrimonio, e questo mi ha un poco rattristata perchè già da un mese non ho notizie di Jonathan.

Son tornata sola al cimitero un po’ più tardi; sono inquieta. Non era arrivata nessuna lettera per me, all’ora della posta. Purchè non sia capitato niente a Jonathan! Le nove sono scoccate adesso. S’accendono delle luci nella piccola città. A destra la massa cupa della vecchia badia.

Dei montoni belano nei campi e gli zoccoli d’un asinello risuonano sulla strada, sotto a me.

Dov’è Jonathan? Pensa a me? Come vorrei che fosse qui! [p. 53 modifica]

26 luglio.

Sono inquieta e non soltanto per Jonathan. Da molto tempo non sapevo più nulla di lui quando ieri il bravo signor Hawkins, che è pieno di riguardi per me, mi ha fatto avere una sua lettera, nella quale m’annunzia con due righe il suo ritorno. Questo laconismo non è solito in lui. La salute di Lucy m’inquieta: ha buona ciera, ma ha ripreso la sua vecchia abitudine di camminare dormendo. Ne ho parlato con sua madre alla quale ho promesso di chiudere accuratamente ogni sera la stanza che Lucy condivide con me.

La signora Westenra è persuasa che le sonnambule s’arrampichino sui tetti da cui arrischiano di rompersi il collo. Povera signora, ama tanto sua figlia! Mi ha confidato che suo marito aveva la stessa abitudine.

Lucy si sposerà quest’anno; pensa già al corredo ed alla casa. Mi fa augurarmi più vivamente il ritorno del mio fidanzato; ma la vita di noi due, di Jonathan e mia sarà ben più modesta; dovremo faticare per vivere alla bell’e meglio.

Mister Arturo Holmwood, lui, è figlio unico di Lord Godalming. Verrà a raggiungerci fra poco non appena la salute di suo padre glielo permetterà. Lucy conta i giorni. Forma già il piano di trascinarlo ad ammirare la bella vista del cimitero e le bellezze di Whitby. Questa aspettativa la rende nervosa, e si capisce.

27 luglio.

Nessuna notizia di Jonathan. Questo mi preoccupa benchè non ci sia ragione d’inquietudine. Mi scrivesse almeno una riga! [p. 54 modifica]

Lucy si alza tutte le notti ed io mi sveglio udendola camminare nella stanza. Per fortuna fa caldo e non corre il rischio d’un’infreddatura. Tuttavia queste insonnie finiscono col deprimermi e divento nervosa. Lucy non ne soffre, lei; ed è l’essenziale.

Mister Holmwood è sempre trattenuto accanto a suo padre che sta molto male. Lucy ne è desolata.

3 agosto.

Una settimana è trascorsa. Sempre senza notizie di Jonathan. Ah! purchè non sia malato!

Rileggo la sua ultima lettera indirizzata ad Hawkins e che non mi soddisfa. Eppure, è scritta di suo pugno.

6 agosto.

Quest’aspettativa è intollerabile! Sapessi almeno dove telegrafargli? Ma ha lasciato il castello. Come raggiungerlo?

La notte scorsa ci fu un gran vento; i marinai credono che la tempesta dovrà durare. La nebbia è intensa. Il mio vecchio marinaio predice naufragi. Sono andata sino al faro; il guardiano che esplorava il mare col cannocchiale mi ha detto:

— C’è un battello al largo, dev’essere un bastimento russo; danza terribilmente e si direbbe, vedendolo andare a destra e a sinistra, che non ci sia nessuno al timone; il pilota non conosce il suo mestiere. Potrà dirsi fortunato se non viene ad urtare contro gli scogli.