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Dracula/VII

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Capitolo VII

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Bram Stoker - Dracula (1897)
Traduzione dall'inglese di Angelo Nessi (1922)
Capitolo VII
VI VIII
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CAPITOLO VII.


Ritagliato nel Daily-Telegraph dell’8 agosto
e incollato nel giornale di Mina.

Nostra corrispondenza.


Whitby. — Una tempesta formidabile quale da anni non s’era vista, s’è scatenata nella regione.

La serata di sabato fu bella. Gruppi di passeggiatori si avventurarono verso i boschi di Mulgrave, verso la baia di Robin Hood, verso il Mulino di Rig, ecc, — I vaporini Emma e Nelson fecero un’escursione lungo la costa e l’animazione regnò nella piacevole città di Whitby. Verso sera, s’alzò il vento, ed il sole tramontò in una meravigliosa apoteosi di nuvole porporine che attirarono sulla spiaggia e nel vecchio cimitero in cima alla rupe una quantità di gitanti. Questo splendido spettacolo non sarà perduto per i pittori e ammireremo, spero al prossimo «Salon» dei «tramonti» oppure dei «prima [p. 56 modifica]della bufera» dei signori R. A. o dei signori K. I.

Tutte le barche da pesca tornarono in porto; soltanto una goletta straniera, dalle vele spiegate, rimase in mare. Quella bizzarra imprudenza suscitò molti commenti.

Verso le dieci l’atmosfera divenne soffocante e regnò un silenzio che impressionava.

Verso mezzanotte un brontolìo di tuono e l’uragano si scatenò. Le onde si alzarono a prodigiose altezze. A un tratto la goletta straniera apparve nel raggio del faro. Un grido d’angoscia sfuggì da tutti i petti. Eppure non c’eran lì che vecchi lupi di mare.

— È la morte sicura! Sono in procinto di spezzarsi contro le rocce!

Ma, sollevata da un’ondata gigantesca, la goletta fu lanciata nel porto. Alla luce del faro si vide con orrore una testa dondolare sul davanti del battello. Fu il solo essere umano che si scorgesse. Per quale miracolo quella goletta il cui timone stava fra le mani d’un morto, era entrata nel porto?

Portata dalle onde, naufragò sulla spiaggia. In quel momento, un immenso cane giallo saltò sulla riva e disparve verso il cimitero. Il guardiano del faro fu il primo a salir sul ponte. Io ero abbastanza lontano ma accorsi. Quando giunsi, c’era già folla sulla spiaggia e degli agenti interdicevano l’adito al ponte. Esibii la mia tessera di giornalista e in qualità di corrispondente potei unirmi al gruppetto esplorante il battello.

Il pilota aveva le mani attaccate al timone; le corde erano state legate così energicamente che i flussi e riflussi del battello avevano [p. 57 modifica]intagliato le carni. La mano destra del cadavere si rinchiudeva sopra un piccolo crocifisso. Il dottore, mister Caffyn, crede che la morte risalga a due giorni. Nelle sue tasche si trovò una bottiglia suggellata contenente un rotolo di carta... Dev’essere il registro del loch.

La tempesta s’è calmata, i curiosi si sono dispersi e sorge l’alba.

Per la prossima edizione vi invierò maggiori particolari.


9 agosto.

La goletta è russa. Viene da Varna e si chiama Demeter. Come carico, non aveva che grandi cofani pieni di terra, destinati a un notaio di Whitby, mister S. F. Billington, n. 7, Mezzaluna. Ne prese possesso stamane. Quanto al Console di Russia, che agiva in qualità di rappresentante, pagò i diritti d’entrata del battello del quale ha momentaneamente la custodia.

Non si parla d’altro. Ci si domanda che sia avvenuto del cane. Dei delegati della Società Protettrice degli Animali ne fecero ricerche ma invano. Deve essere fuggito verso le lande. Parecchi temono non sia un cane arrabbiato.

Stamane, sul far del giorno, un grosso cane appartenente a un negoziante di carbone venne trovato morto sulla strada, davanti alla sua porta. Deve certamente aver sostenuto una lotta poichè ha la gola squarciata e il fianco mezzo aperto.

Grazie alla cortesia della Camera di Commercio, potei sfogliare il libro del loch della Demeter. [p. 58 modifica]

Non presenta nulla di particolarmente interessante, tranne la scomparsa che vien segnalata di alcuni uomini dell’equipaggio. Il documento più interessante è quello della bottiglia: venne prodotto all’inchiesta. Ve ne mando una copia fedele omettendo tuttavia alcuni particolari tecnici. A quanto sembra prima di buttarsi a mare il capitano è stato preso dalla pazzia. Uno degli addetti al Consolato di Russia mi ha favorito la traduzione che segue:

Loch del «Demeter».
Traversata da Varna a Whitby.

A bordo sono avvenute cose strane: voglio notarle prima di sbarcare.

Il 6 luglio abbiamo effettuato il carico della sabbia e cofani pieni di terra. A mezzodì venne spiegata la vela. Vento d’est fresco. Cinque uomini, più due secondi, il cuoco, ed io, il capitano.

L’11 luglio, all’alba, entrata del Bosforo. Visita della Dogana turca. Bakchich (mance). Tutto in regola. In rotta alle 4 pomeridiane.

Il 12 luglio, i Dardanelli. Ancora la Dogana. Trattative con la nave portabandiera. Nuovo bakchich. Rapida visita dei doganieri, premurosi di vederci partire. Traversata dell’Arcipelago, di notte.

Il 13 luglio, passato il capo Matapan. L’equipaggio è malcontento per una ragione da me ignorata.

14 luglio. — L’equipaggio sembra inquieto. [p. 59 modifica]Eppure questi uomini sono robusti e tarchiati; e han già navigato con me.

Dunque? c’è qualche cosa, ha detto uno di loro al mio secondo, senza volersi maggiormente spiegare. Costui esasperato ha perso il lume degli occhi al punto da batter l’uomo che, con mia grande sorpresa, non ha replicato. Regna la calma.

16 luglio. — Il secondo mi fa sapere che uno dei marinai, Petrowski, è scomparso. È incomprensibile.

Il 17 luglio, uno degli uomini, Olgaren, è venuto a parlarmi. Afferma che, oltre l’equipaggio, c’è a bordo uno sconosciuto. Ieri, mentr’era di quarto, ha veduto un’ombra alta e sottile camminare lungo il ponte e sparire. L’ha seguita a passi di lupo, non riconoscendo in lui uno dei nostri compagni. Quando giunse a prua, l’uomo s’eclissò senza ch’egli potesse capire da dove fosse passato. È invaso dalla paura e temo che questo panico non si comunichi a tutto l’equipaggio.

Per rassicurarli visiterò minuziosamente il battello, dall’alto al basso. Malgrado le proteste del mio secondo, il quale sostiene che io demoralizzo i miei uomini, abbiamo visitato i minimi cantucci. Non capisco davvero dove un uomo potrebbe celarsi.

28 luglio. — Tempo orribile da due giorni.

Non si ha l’agio d’aver paura dei fantasmi. I miei uomini sono energici e coraggiosi. Mi sono congratulato con loro. Abbiamo passato Gibilterra. Tutto va bene.

24 luglio. — Una tristezza pesa [p. 60 modifica]sull’equipaggio. Un altro uomo è scomparso mentr’era di quarto. Il panico regna nuovamente. Gli uomini m’han chiesto il permesso di vegliare a due a due. Non vogliono restar soli. Il mio secondo biasima ciò che chiama la mia debolezza.

28 luglio. — Quattro giorni d’inferno. Vento e tempesta. Nessuno ha potuto dormire. Gli uomini sono estenuati. Nessuno è in istato di vegliare. Il secondo si è offerto affinchè gli uomini possono riposare per alcune ore. Il mare è in burrasca ma la costruzione è solida.

29 luglio. — Altra tragedia. Al mattino l’uomo di quarto è scomparso. Lo si cerca invano. Non abbiamo più che un solo secondo. Il panico è al colmo.

30 luglio. — Ci accostiamo all’Inghilterra. Il tempo è bello. Tutte le vele sono spiegate. Io mi riposo alquanto. Ma il secondo mi sveglia di lì a poco per dirmi che l’uomo di quarto e il pilota sono scomparsi. Non restiamo più a bordo che il secondo, io e due uomini per manovrare il battello.

1° agosto. — Due giorni di nebbia e neppure una vela in vista. Avevo tuttavia sperato una volta nella Manica poter fare segnali di richiamo. Inutile. Avanziamo contro il vento. Il mio secondo, adesso, è il più demoralizzato di tutti.

2 agosto, mezzanotte. — Sono svegliato da un grido dietro la mia porta. Mi precipito sul ponte ed urto contro il secondo. Ha udito un grido anche lui; non vediamo più l’uomo di quarto. Un altro ancora che è scomparso! Il cielo ci protegga! Abbiamo già passato Douvres ed entriamo nel mare del Nord.

3 agosto. — A mezzanotte, sono venuto io a [p. 61 modifica]sostituire il timoniere. Non c’era nessuno. Il vento imperversava. Ho preso il timone e ho chiamato il secondo che è accorso, a malapena vestito. Aveva un’aria smarrita. Temo che la sua ragione l’abbia abbandonato. Mormorò con voce rauca, come temesse d’essere udito:

«Esso è qui, adesso lo so. La notte scorsa l’ho veduto. Esso non è dissimile da un uomo: alto, sottile e pallido. Si curvava sul parapetto. Scivolai dietro a lui e gli diedi una coltellata. Ma il coltello l’ha trapassato senza ferirlo, come se avessi trapassato l’aria. Ma è lì, lo troverò, senza dubbio chiuso in uno dei cofani. Li aprirò ad uno ad uno. Voi restate al timone!

Si allontanò col dito sulle labbra.

Poco dopo lo vidi risalire sul ponte con una scatola di arnesi ed una lanterna. È pazzo di sicuro. Inutile contrariarlo.

A un tratto, un grido terribile mi ha fatto rizzar i capelli in testa. Il mio secondo si precipitò sul ponte con un viso sconvolto dal terrore: — Salvatemi! salvatemi! gridò. Conosco il segreto! Capitano, prima che sia troppo tardi, seguitemi, è il solo mezzo di sfuggirlo!

E prima ch’io ne lo potessi impedire, scavalcò il parapetto e si buttò a mare.

Comincio a supporre la verità. Questo pazzo ha squilibrato i miei uomini ad uno ad uno comunicando loro la sua follia suicida. Ed oggi li raggiunge. Che il signore mi venga in aiuto! Chi mi crederà quand’io racconterò tutto questo? Ma arriverò io mai in porto?

4 agosto. — Sempre una nebbia intensa che il sole non può forare. Tuttavia lo indovino al di là delle nubi. Non oso abbandonare la sbarra. [p. 62 modifica]Stanotte, l’ho veduto, lui. Capisco che il secondo si sia ucciso. Se osassi... Ma il dovere mi comanda di non abbandonare il mio bastimento. Se occorre mi legherò le mani al timone, nella tema di cedere alla tentazione, e fra le mani stringerò il talismano che mi preserverà da lui. Le forze mi abbandonano e la notte si avvicina... Se naufraghiamo, questa bottiglia rivelerà il mio segreto... Si capirà... E in ogni caso si vedrà che son rimasto fedele al mio posto, fino all’ultimo. Che la Santa Vergine e tutti i Santi del Paradiso veglino su di me...»

L’inchiesta non ha dimostrato altro. Qui il capitano viene considerato come un eroe e si conta di fargli funerali pubblici. Lo seppelliranno nel cimitero che domina il mare. Parecchie centinaia di marinai seguiranno il suo feretro.

E si risolverà in questo modo quest’ultimo «mistero marittimo».


Giornale di Mina.


8 agosto. — Stanotte Lucy fu molto agitata. Io non potei chiudere occhio. La burrasca imperversò senza tregua ed il vento urlava nei camini. A due riprese. Lucy si alzò e si vestì. Per fortuna me n’accorsi in tempo e potei svestirla pianamente. E davvero curioso questo stato di sonnambulismo.

Ci siamo alzate presto e siamo scese verso il porto. C’era molta gente, il sole brillava e l’aria era pura. Come sono felice di pensare che Jonathan ieri non era in mare! Ma, in fin dei conti, che ne so io? Dov’è? Che fa? Se almeno potessi fare qualche cosa! [p. 63 modifica]

10 agosto. — I funerali del povero capitano furono commoventi. Dei marinai portavano la bara ed una folla enorme seguiva. Lucy ed io li avevamo preceduti al cimitero ch’è la mèta favorita delle nostre passeggiate. La processione ci raggiunse in breve.

Lucy sembra molto depressa. Credo che le sue notti la affatichino. È vero che abbiamo anche saputo la morte del nostro vecchio amico il marinaio. L’hanno scoperto al mattino sul banco dove stiamo noi, inanimato. Aveva negli occhi uno sguardo di terrore intenso. Senza dubbio ha veduto venire la Morte. Povero vecchio! L’avevamo preso in amicizia.

Un altro lieve incidente ha snervato Lucy. E davvero troppo sensibile. Povera cara! Uno dei marinai s’era fatto accompagnare dal suo cane, un grosso terranova bonario, dolce come un agnello. Ora, nel bel mezzo del servizio funebre, al cimitero, il cane si mise ad abbaiare in modo lamentoso. Il marinaio volle farlo tacere, lo chiamò e gli fece segno di venire a stendersi sopra una tomba accanto a lui, quella del suicida. Ma il cane s’è allontanato, raddoppiando l’abbaiare. L’uomo infuriato gli fu addosso, lo prese per il collare e lo adagiò a viva forza sulla pietra. Istantaneamente il povero animale si calmò ma fu preso da un tremito spaventevole che durò tutto il tempo della cerimonia. Lucy pareva molto impressionata e considerava con pietà il povero animale. Sono certa che stanotte sognerà l’incidente. Le farò fare una lunga passeggiata per stancarla e nella speranza di farla dormire poi d’un sonno di piombo.