El libro dell'amore/Oratione V/Capitolo VIII

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Oratione V - Capitolo VIII

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Delle virtù d’Amore.

E quelle cose che Agatone tracta delle quattro virtù, sono poste per significare la bontà dello Amore; e prima lo chiama «giusto», perché dove è intero e vero amore, ivi è scambievole benivolentia, la quale non patisce che si faccia ingiuria di fatti o villania di parole. Egli è tanto la forza di questa carità, che ella sola può conservare la generatione humana in tranquilla pace; e questo non può fare la prudentia, fortezza, forza d’arme o di legge o di eloquentia, se già la benivolentia non l’aiuta. Chiamalo dipoi «temperato», perché egli doma le cupidità disoneste; e questo è che, cercando l’amore essa bellezza, la qual consiste in uno certo ordine e temperantia, egli ha in odio le vili e immoderate concupiscientie, e fugge sempre e gesti che non sono honesti; la qual cosa da principio la tractò Giovanni assai. Ancora dove regna l’amore, tutte l’altre cupidità si sprezzano.

Aggiunse «fortissimo», imperò che nessuna cosa è più forte che l’audacia, e nessuno con più audacia combatte che l’amatore per lo amato. Agli altri iddii, cioè agli altri pianeti, Marte è superiore di fortezza, perché egli fa gli huomini più forti. Venere doma Marte, imperò che quando Marte nella natività dello huomo signoreggia, dona magnanimità e iracundia, e se Venere proximamente vi si aggiugne, benché non impedisca la magnanimità da Marte concessa, nientedimeno raffrena el vitio della iracundia, ove pare che, faccendo Marte più clemente, lo domi. Ma Marte non doma mai Venere, perché Venere, se tiene la signoria della natività dello huomo, concede affecto d’amore, e se Marte proximamente vi s’aggiugne, fa con la caldezza sua lo impeto di Venere più ardente. In modo che, se nascendo uno, Marte si ritruova nella casa di Venere, come è Libra e Tauro, colui che nasce, per la presentia di Marte, sarà sottoposto molto alle fiamme d’amore. Marte ancora seguita Venere, Venere non seguita Marte, imperò che l’audacia seguita l’amore e l’amore non seguita l’audacia, perché gli huomini non s’innamorano proprio per lo essere audaci, ma spesse volte, per essere feriti da amore, diventano audacissimi ad qualunque pericolo per la persona amata. Finalmente el segno manifestissimo della singulare fortezza dello amore è questo: che tutte le cose ubbidiscono a·llui e egli a nessuna. Imperò che gli habitatori del cielo amano, e amano gli animali, e amano tutti e corpi, gli huomini ricchi e re potenti soggiogano el collo allo imperio d’amore, ma l’amore a nessuno di costoro si sottomette; perché e doni de’ ricchi non comperano l’amore, e minacci e le violentie de’ potenti non ci possono constrignere che incominciamo amare o dallo amore ci dipartiamo. L’amore è libero, e spontaneamente nasce nella libera volontà, la quale Idio ancora non constrignerà, perché da principio ordinò la volontà essere libera. Sì che l’amore fa forza a ognuno, e non riceve da alcuno violentia. E è tanto la sua libertà, che l’altre alfectioni, arti, operationi dell’animo desiderano el più delle volte premio diverso da loro, ma l’amore di sé medesimo è contento, come se lui solo el suo premio fusse, quasi non sia altro, oltr’all’amore, che dell’amore sia degno premio.

Imperò che chi ama, spetialmente ama l’amore, perché sopra tutto questo ricerca, che l’amato lo ami. È ancora «sapientissimo». Per che ragione l’Amore sia creatore e conservatore del tutto, e maestro e signore di tutte l’arti, assai nell’oratione di Eriximaco si disse, perché in queste cose la sapientia dello Amore si mostra. Per la disputatione superiore, si conchiude l’Amore per questo essere beatissimo, perché è bellissimo e optimo; e ch’e’ sia bellissimo apparisce perch’e’ si dilecta delle cose belle, come suo simili; e ch’e’ sia optimo si vede in questo, che fa gli amanti optimi, e è necessario che colui sia optimo, el quale gli altri fa optimi.