Er gioco de calabbraga

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Giuseppe Gioachino Belli

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Er gioco der lotto L'astrazzione
Questo testo fa parte della raccolta Sonetti romaneschi/Sonetti del 1830
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ER GIOCO DE CALABBRAGA.1

     S’er mi’ fio ciuco2 me porta lo stocco,
Titta,3 ciabbùschi4 quant’è vvero er Papa.
No, un c...., un accidente, sora crapa.5
Aló6, famo moschiera,7 o v’aribbócco.8

     Be’, sentìmece9 l’oste: “Ah padron Rocco,
Fate capace sta coccia10 de rapa!
Dite, è vvero che l’asso nun se capa?„11
Ahàa! lo senti? oh caccia mo er bajocco.

     Aù! nun pòzzo abbozzà più,12 nun pòzzo.
Sèntime, Titta, si tu no’ lo cacci,
Va13 che mommó14 té lo fo uscì dar gozzo?

     Ah fugghi, guitto? fugghi? accidentacci!
Sciòo,15 va’ in ghetto a impegnatte er gargaròzzo16
Pe ddì stracci ferracci chiò scherpacci.17

Roma, 19 agosto 1830.

Note

  1. [Di calabrache.]
  2. [Se il mio figlio piccolo.]
  3. [Bista, Giambattista.]
  4. [Ci buschi: ce ne buschi.]
  5. [Capra: vigliacco.]
  6. [Dall’allons de’ Francesi; e il Belli avverte altrove che va pronunziato con l’o stretto.]
  7. [Facciamo silenzio.]
  8. [Ribboccare: propriamente, “riempire fino alla bocca un vaso o altro recipiente scemo.„ Ma siccome c’è la frase: empì o riempì er gruggno de cazzotti a uno, così a questo significato si trasporta anche il verbo aribboccà.]
  9. [Bene, ebbene, sentiamoci.]
  10. [Questa buccia.]
  11. [Non si sceglie? Dal lat. capere, che aveva anche il significato di scegliere.]
  12. [Non posso aver più pazienza.]
  13. [Scommettiamo. Dalle formule di scommessa: Va uno scudo che...? Quanto va che...?, e simili.]
  14. [Mo mo: or ora.]
  15. [Propriamente, questo sciò o sciòo, come il passavia per i cani, si adopera anche in Toscana per iscacciare i polli.]
  16. [A impegnarti il gorgozzule.]
  17. [Stracei ferracei chi ha scarpacce? È uno de’ gridi de’ cenciaioli girovaghi ebrei. Ma oggi, come l’aéo, si sente più poco. Vivissimo è invece quello di robbivècchi o rabbivècchi (robe-vecchie). — Per i plurali maschili scherpacci e robbi-vecchi, propri del Ghetto, si veda la nota 3 del sonetto: Li du’ testamenti, 9 magg. 35.]