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Esempi di generosità proposti al popolo italiano/Misericordia agli afflitti

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Misericordia agli afflitti

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Come provveggano alla dignità dell'uomo le feste Dignità de' pensieri


[p. 82 modifica]Dice Iddio: «La mercede del povero che ha lavorato per te, e del forestiero che teco dimora, non rimanga dalla sera alla mattina in tua mano, che tu non lo dia il dì medesimo; perch’egli è pover’uomo, e di quello sostiene la vita: che poi e’ non chiami al Signore, e la tua tardanza non faccia te reo di colpa. Se darai danaro a prestito ai poveri del popolo mio, tuoi fratelli; non gli farai forza per riscuoterlo, non li opprimerai con usure: che Dio ti benedica in ogni opera che tu farai sulla terra. Il tuo fratello, avvilito dalla misericordia, e debole al lavoro, se tu l’accogli a vivere teco; non usureggiare sull’opera sua, nè pigliarti più grano di quel che gli desti, o qualsiasi altra cosa. Temi il tuo Dio, e fa che possa il tuo fratello meschino campare teco. Se avrai preso in pegno dal tuo fratello povero o dalla vedova il suo vestito; fa che il suo pegno non pernotti da te; gliene renderai innanzi che il sole tramonti; acciocch’egli, dormendo sul suo letto, ti benedica, e che tu acquisti merito innanzi al Signore comune padre. Cosa che sia necessaria alla vita, non ricevere in pegno dai fratelli tuoi poveri. E nel richiedere quello ch’ègli ti deve, non gli entrerai in casa per prendere il pegno: ma tu sta di fuori; e egli quel ch’ha, profferisca.

«Nel giudicare non guarderai chi sia povero, ne chi sia potente, per rendere a questo più rispetto che a quello: secondo giustizia giudicherai, massime il forestiero e il pupillo. Ramméntati che tu pure fosti disgraziato in Egitto, e che il Signore Dio tuo te n’ha liberato. Non date noia [p. 83 modifica]o dolore o rimprovero all’uomo forestiero: amatelo come voi stessi, perchè Dio l’ama, e provvede di vitto e di vestito anche lui. Non offendete la vedova nè il pupillo: se ad essi nuocete, grideranno a me, e io sentirò il grido loro; e le vostre mogli rimarranno vedove, e i figli vostri pupilli. Il servo straniero che a voi si ricoverasse, non lo darete in mano al padrone, nè tormenterete; ma abiti con voi in quale delle città vostre gli torni.

«Trattate con bontà anco le bestie che a voi servono: al bue che lavora sull’aia, non gli legate la bocca perchè non mangi del grano che le sue fatiche preparano a voi. Non vedrai errare smarrito il bue nè la pecora del tuo fratello, che tu non li riconduca al fratello tuo: anco che non ti sia congiunto di sangue, anco se sconosciuto, menerai l’animale in casa tua, e lì starà finchè venga il tuo fratello a cercarne, e tu gliene renda. Così farai del vestito, e d’ogni cosa del tuo fratello che fosse smarrita: se la trovi, non la lasciare lì come cosa altrui, ma come di tua, prendine cura. Se tu vedi il giumento o il bue del tuo fratello cascati per via, non passar oltre, ma aiutalo a levarli su. Se t’abbatti al bue del tuo nemico e all’asino erranti, rimenali ad esso. Se vedi l’asino di chi ti odia, caduto sotto la soma, non tirar via, ma dà una mano all’uomo che t’odia, e sollèvagliene».