Facezie (Poggio Bracciolini)/167

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CLXVII. Altro prodigio

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Poggio Bracciolini - Facezie di Poggio Fiorentino (1438-1452)
Traduzione dal latino di Anonimo (1884)
CLXVII. Altro prodigio
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CLXVII

Altro prodigio.


Dopo pochi giorni e da Roma raccontarono altre cose, e di non dubbia fede, poichè vi sono le prove. Il venti di settembre si scatenò un turbine di venti e furono strappate dal suolo le mura di un castello abbandonato chiamato Borghetto, che è lontano sei miglia dalla città, e la chiesa antichissima che è vicina a quel luogo, e le pietre erano così sminuzzate che pareva fossero state le mani dell’uomo. In una bettola, che era luogo di riposo pei viandanti e dove molti si erano rifugiati, tutto il tetto fu sollevato e portato molto lungi di là sulla via, senza che ne venisse danno ad alcuno. La torre della chiesa di Santa Ruffina, che è lontana dieci miglia dalla città dall’altra parte del Tevere, e verso [p. 111 modifica]il mare, in un luogo che si chiama Casale, fu svelta dal suolo e rovinò. E a coloro che meravigliati ne chiesero la cagione, due bifolchi, che stavano a Casale a coltivare i campi, venuti per questi avvenimenti a Roma, narrarono di avere spesso veduto camminare per le foreste vicine quel cardinale detto il Patriarca, che poco tempo prima era morto di ferita, con una veste di lino, com’è dei cardinali, e col berretto quadro come soleva portarlo, mesto, che si lagnava e piangeva. E lo videro quel giorno in cui fu così violento il turbine del vento, là in mezzo, fra i venti, abbracciare quella torre e strapparla dal suolo e rovinarla a terra. Oltre a ciò molti grossi alberi e querci furono divelti dalle radici e gettati lontano. Nelle quali cose prestandosi comunemente poca fede, molti andarono a vedere e dissero che era vero.