Faust/Pregiatissimo signore Le Monnier

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Johann Wolfgang von Goethe - Faust (1808)
Traduzione dal tedesco di Giovita Scalvini, Giuseppe Gazzino (1835-1857)
Pregiatissimo signore Le Monnier
Faust Cenni su la vita e su le opere di Volfango Goethe
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Pregiatissimo signor Le Monnier.


Quando mandai il MS. della Seconda e Terza Parte del Fausto di Goethe da me tradotte, perchè venissero stampate insieme colla Prima, che tanto piacque nella magistrale versione di Giovita Scalvini, mi rammento d’averle promesso per quel libro una Prefazione: ma oggidì ho mutato pensiero, e, per quanto mi pare, molto ragionevolmente. Di che mai, infatti, avre’ io potuto in essa trattare, ove mi fossi incapricciato di volerla scrivere ad ogni costo? Del sovrumano ingegno mostrato dall’Autore in questa sua stupenda creazione, unica nel suo genere? Ma l’Opera stessa nol rivela abbastanza a’ lettori da sé? Della bravura forse colla quale il primo interprete italiano seppe cavarsi fuori da un lavoro soprammodo arduo qual era quello impreso da lui? Or chi è fra noi, che abbia ancora mestieri di esserne informato? Altro tema adunque non rimaneva per tale scrittura, da quello in fuori di parlare della mia fatica a’ lettori; a’ quali per verità era in debito di esporre le ragioni che m’indussero a continuare ciò che altri lasciato aveva a metà. E certo che a me preme, e assaissimo, onde non abbia a cadermia addosso la taccia di [p. 6 modifica]temerario e prosuntuoso, di solennemente protestare, unico scopo della mia qualunque siasi intrapresa essere stato quello di provvedere che gl’Italiani avessero eglino pure il Fausto compiuto come gli stranieri lo hanno; e ciò tanto più che dal leggere la Prima Parte staccata, la sola che avessimo insino ad ora, ne doveva risultare un concetto diametralmente opposto a quello che emerge dalla lettura delle due Parti congiunte, e da’ frammenti della Terza ed ultima, i quali d’alcun lume valgono pure a rischiarare le due che precedono. Dissi unico scopo; e ciò perchè nessuno, dagli sforzi ch’io ebbi a fare onde il mio volgarizzamento comparisse fuori con veste, per quanto in me fosse, meno indecorosa, non si recasse a credere aver io voluto gareggiare collo Scalvini, dal cui merito mi riconosco lontano le mille miglia.

Ma per dir questo non si domanda lungo ragionamento, ed è più che troppa una lettera. Anzi, ov’Ella credesse di porre in luogo della Prefazione (la quale andrebbe a risico di non esser letta) la presente, farebbe cosa grata assai a chi si dichiara con distinta stima

Genova, li 15 aprile 1857.


Suo devᵐᵒ servo

GIUSEPPE GAZZINO.