CHi da l’antica dignità decade
Allor che più l’insegue avversa sorte,
Scherno divien de gl’infingardi ancora.
* Privo il Leon di forze, e d’anni carco, 5Su l’estremo confin del viver suo,
Qual fulmine il Cignal, col dente acuto,
Prende di torto antico alta vendetta.
Poco ne va, che il Toro, del nemico
Il ventre con le corna, e fere, e squarcia. 10L’Asin che scorge impuni irne le offese,
La fronte del Leon coi calci infrange.
Esso morendo, infin, disse, che i forti
M’insultaro, mi dolse; ma ch’un vile
Disonor di natura osi cotanto, 15Ed io lo soffra, doppiamente io muojo.