DE’ mortali a i desiri impongon freno
I racconti, onde Esopo a noi fe’ dono,
Talchè il comun fallire si corregga,
E industre ingegno ad acuirsi apprenda: 5Quinci qualunque sia la favoletta,
Se dal proposto fin non s’allontani,
E diletti l’orecchio, illustre assai
Non per l’Autor, ma per se stessa è l’opra.
Del saggio vecchio ad imitar lo stile, 10Impiegherò mie cure; ma se alcuna
Cosa di mio frapporre unqua mi piaccia,
Sicchè diletto, variando, apporti,
Vo’ che il lettor in buona parte il prenda.
Mia brevitade questo don vi porge, 15Di cui prolissa esser non dee la lode.