Favole (Leonardo da Vinci)/XVII - La neve umile

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XVII
La neve umile

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Trovandosi alquanta poca neve appiccata alla sommità d’un sasso, il quale era collocato sopra la strema altezza d’una altissima montagna, e raccolto in sé la maginazione, cominciò con quella a considerare, e infra sé dire: «Or non son io da essere giudicata altera e superba, avere me, piccola drama di neve, posto in sì alto loco, e sopportare che tanta quantità di neve quanto di qui per me essere veduta pò, stia piùbassa di me? Certo la mia poca quantità non merta quest’altezza, ché bene posso, per testimonianza della mia piccola figura, conoscere quello che ’l sole fece ieri alle mia compagne, le quali in poche ore dal sole furono disfatte; e questo intervenne per essersi poste piùin alto che a loro non si richiedea. Io voglio fuggire l’ira del sole, e abbassarmi, e trovare loco conveniente alla mia parva quantità.» E gittatasi in basso, e cominciata a discendere, rotando dall’alte spiagge su per l’altra neve, quando piùcercò loco basso, piùcrebbe sua quantità, in modo che, terminato il suo corso sopra uno colle, si trovò di non quasi minor grandezza che ’l colle che essa sostenea: e fu l’ultima che in quella state dal sole disfatta fusse. Detta per quelli che s’aumiliano: son esaltati.