Filocolo/Libro quarto/118

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Libro quarto - Capitolo 118

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Filocolo udiva tutte queste parole, e più volte fu tentato di gittarlesi in braccio e di dire: - Eccomi, il tuo disio è compiuto! -. Ma poi dubitando si ritenea, e con disiderio attendea ch’ella s’addormentasse; ma poi che la vide dormire, pianamente spogliandosi infra le distese braccia si mise, lei nelle sue dolcemente recando. Ma già per questo la bella giovane non si destò, né Filocolo destare la volea prima ch’ella per sé si destasse; anzi, tenendola in braccio, dicea: O dolce amor mio, o più che altra cosa da me amata, è egli possibile a credere che tu sii nelle mie braccia? Certo io ti tengo e stringoti, e appena il credo -. Luceva la camera, sì come chiaro giorno fosse, per la virtù de’ due carbunculi; per che egli riguardandola dicea: - Certo, tu se’ pur la mia Biancifiore, e non m’inganna il sonno, come già molte volte m’ha ingannato, ché ora pur vegghiando ti tengo. Ma tu che poco inanzi cotanto nelle tue braccia mi disideravi, secondo il tuo parlare, come puoi ora dormire avendomi? Non mi sente il tuo cuore, il quale so che continuamente vegghia ricordandosi di me? O bella donna, destati, acciò che tu conosca chi tu hai nelle tue braccia. Veramente tu n’hai ciò che tu in sogno alla santa dea domandavi. Destati, o vita mia, acciò che tu più allegra ch’altra femina col più lieto uomo del mondo ti ritruovi, e prendi la ’mpromessa della santa dea. Destati, o sola speranza mia, acciò che tu vegga quello che agl’iddii è piaciuto: tu tieni nelle tue braccia quello che tu disideri, e nol sai. Or, s’io ti fossi testé tolto, come ti sarebbe in odio l’aver dormito! Destati, e prendi il disiderato bene, poi che gl’iddii ti sono graziosi -. Egli dice queste e molte altre parole, e ad ogni parola cento volte o più la bacia. Egli, tirate indietro le cortine, con più aperto lume la riguarda e sovente l’anima alienata richiama. Egli la scuopre e con amoroso occhio rimira il dilicato petto, e con disiderosa mano tocca le ritonde menne, baciandole molte volte. Egli distende le mani per le segrete parti, le quali mai amore ne’ semplici anni gli avea fatte conoscere, e toccando perviene infino a quel luogo ove ogni dolcezza si richiude: e così toccando le dilicate parti, tanto diletto prende, che gli pare trapassare di letizia le regioni degl’iddii; e oltre modo disidera che Biancifiore più non dorma e a destarla non ardisce, anzi con sommessa voce la chiama e tal volta strignendolasi più al petto s’ingegna di fare che ella si desti. Ma l’anima, che nel sonno le parea nelle braccia di colui stare, nelle cui il corpo veramente dimorava, non la lasciava dal sonno isviluppare, parendole in non minore allegrezza essere che paresse a Filocolo, che lei tenea. Ma poi, pur costretta di destarsi, tutta stupefatta stringendo le braccia si destò, dicendo: - Oimè, anima mia, chi mi ti toglie? -. A cui Filocolo rispose: - Dolce donna, confortati, che gl’iddii mi t’hanno dato, niuna persona mi ti potrà torre -. Ella udita la voce umana, stordita del sonno e di paura, si volle fuori del letto gittare e gridare e chiamare Glorizia, ma Filocolo la tenne forte, e subitamente le disse: - O giovane donna, non gridare e non fuggire colui che più t’ama che sé: io sono il tuo Florio, confortati e caccia da te ogni paura -. Tacque costei maravigliandosi, e, parendole la sua voce, disse: - Come può essere che tu qui sii ora ch’io ti credea in Ispagna? -. - Così ci sono come gl’iddii hanno voluto - rispose Filocolo, - e però rassicurati -. Pareano impossibili queste parole ad essere vere a Biancifiore, e riguardandolo le parea desso, e rallegravasi, e non credendolo, tutta di paura tremava.