Libro quarto - Capitolo 155
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17 settembre 2008
75%
letteratura
<dc:title> Filocolo </dc:title>
<dc:creator opt:role="aut">Giovanni Boccaccio</dc:creator>
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Filocolo - Libro quarto - Capitolo 155 Giovanni Boccaccio1336
Libro quarto - Capitolo 155
Le notturne tenebre, dopo i loro spazii, trapassano, e Titan, venuto nell’aurora, arreca il nuovo giorno. Levansi gli amanti, e l’amiraglio e Ascalion e’ suoi compagni: e venuti nella presenza di Filocolo, Filocolo domanda da potere sacrificare, però che avanti a tutte l’altre cose vuole i voti e le promessioni fatte persolvere. Piace all’amiraglio, e le necessarie cose apprestano. Visita adunque Filocolo per Alessandria tutti i templi, e quelli di mortine incorona. Egli a Giunone uccide il tauro e a Minerva la vacca e a Mercurio il vitello; a Pallade le sue ulive e a Cerere frutta e piene biade, e a Bacco poderosi vini, e a Marte egli co’ suoi compagni offerano le penetrate armi, e a Venere e al suo figliuolo, e a qualunque altro dio o dea celestiale o marino o terreno o infernale offera degni doni, sopra gli altari di tutti accendendo fuochi; e ’l simigliante fa Biancifiore, e Ascalion e i suoi compagni, e con loro l’amiraglio e molti cittadini, solvendo infinite promissioni fatte a diversi iddii per la salute di Biancifiore. Adempiute le promissioni fatte da Filocolo e da Biancifiore la notte del loro lieto congiugnimento, contenti tornano alla real casa da molti accompagnati, dove riposati con festa s’assettano alle tavole poste, e prendono gli apparecchiati mangiari, con l’amiraglio insieme.