Filocolo/Libro quarto/55

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Libro quarto - Capitolo 55

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Convenne, appresso a Ferramonte, ad Ascalion proporre, il quale in cerchio dopo lui sedea, e così disse: - Altissima reina, io mi ricordo che già fu nella nostra città una bella e nobile donna rimasa di valoroso marito vedova, la quale per le sue mirabili bellezze era da molti nobili giovani amata, e, oltre a molti, due gentili e valorosi cavalieri, ciascuno quanto potea l’amava. Ma per accidente avvenne che ingiusta accusa di costei fu posta da’ suoi parenti nel cospetto del nostro signore, e, appresso, per iniqui testimoni provata: per le quali inique prove ella meritò d’essere al fuoco dannata. Ma però che la coscienza del dannatore era perplessa, però che le inique prove quasi conoscere gli parea, volendo agl’iddii e a’ fortunosi casi la vita di quella commettere, cotale condizione aggiunse alla data sentenza: che poi che la donna fosse al fuoco menata, se alcuno cavaliere si trovasse il quale per la salute di lei combattere volesse contro al primo che a quella dopo lui s’opponesse, quello a cui vittoria ne seguisse, ciò che egli difendea se ne facesse. Udita la condizione da’ due amanti, e per ventura dall’uno prima che dall’altro, quelli che prima l’udì prese l’armi subitamente, e salito a cavallo venne al campo, contradicendo a chi contravenire gli volesse la morte della donna. L’altro che più tardi sentito avea questo, udendo che già era al campo colui per la difesa di lei, né altri più v’avea luogo ad andare per tale impresa, non sappiendo che si fare, si doleva imaginando che l’amore della donna per sua tardezza avea perduto, e l’altro giustamente l’avea guadagnato. E così dolendosi, gli venne pensato che se prima che alcuno altro al campo andasse armato, dicendo che la donna dovea morire, egli, lasciandosi vincere, la potea scampare: e così il pensiero mise in effetto, e fu campata la donna. Liberata adunque la donna, dopo alquanti giorni, il primo cavaliere andò a lei, e sé umilemente le raccomandò, ricordandole come egli per lei campare da morte a mortale pericolo pochi giorni davanti s’era posto, e, mercé degl’iddii e della sua forza, lei e sé da tale accidente avea campato: onde per questo le piacesse, in luogo di merito, il suo amore, il quale sopra tutte sempre disiderato avea, donare. E appresso con simile preghiera venne il secondo cavaliere, dicendo che a rischio di morire per lei s’era messo: "e ultimamente perché voi non moriste, sostenni di lasciarmi vincere, onde etterna infamia me ne seguirà, dov’io avrei vittorioso onore potuto acquistare, volendo incontro la vostra salute avere le mie forze operate". La donna ciascuno ringraziò benignamente, promettendo debito guiderdone ad amenduni del ricevuto servigio. Rimase adunque la donna, costoro partiti, in dubbio a cui il suo amore donare dovesse, o al primo o al secondo, e di ciò dimanda consiglio: a quale direste voi ch’ella il dovesse più tosto donare? -.