Filocolo/Libro secondo/13

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Libro secondo - Capitolo 13

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Libro secondo - Capitolo 13
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Allora Florio, non potendosi quasi più celare, però che ira e amore dentro l’ardeano, rispose: - Caro padre, né Androgeo né Giansone non seguirono l’uno lo studio e l’altro l’armi, se non per averne il glorioso fine disiderato da loro: e questo è manifesto. E veramente a me non sarebbe grave il provare le tempestose onde del mare, né i pericoli della terra, andando molto più lontano da voi, in qualunque parte del mondo, che niuno di loro fece, credendovi io trovare la cosa da me disiata a quietare la mia volontà. Ma che andrò io adunque cercando per lo mondo? Quel ch’io amo e quel ch’io disidero è meco; voglio io andare perdendomi, e non sapere in che? Voletemi voi fare usare il contrario degli altri uomini che affannando vanno? Niuno è che affannando vada, se non a fine d’avere alcuna volta riposo: e io, partendomi di qui, fuggirò il riposo per affannare! Io non posso fare che io non mi vi scuopra: egli è qui nella nostra reale casa la nobile Biancifiore, la quale io sopra tutte le cose del mondo amo; e certo non sanza cagione: ella è l’ultimo fine de’ miei disii, e solamente vedere il suo bel viso, il quale più che matutina stella risplende, è quello che io disidero di studiare. Onde io caramente vi priego che voi della mia vita aggiate pietà sì come padre di figliuolo, la quale sanza fallo, dividendomi io da Biancifiore, si dividerà da me. E acciò che ’l tempo in lungo sermone non si occupi, vi dico che sanza lei io non sono disposto ad andare in alcuna parte del mondo, né vicina né lontana di qui. Se lei volete mandar meco, mandatemi ove volete, ché tutto mi parrà leggiero e grazioso l’andare. E dell’amore ch’io porto a costei vi dovete voi molto contentare, pensando che Amore abbia tanto bene per noi proveduto, che egli non ha consentito che io disiando donna lontana da’ nostri regni faccia come già fece Perseo, il quale tra li neri indiani scelse Andromeda, e similemente Paris degli altrui regni ne portò Elena insieme col fuoco che arse poi i suoi regni; e cercando lei abandoni voi vecchio. Adunque da poi che Amore in un regno, in una città e in una medesima casa m’ha conceduto dilettoso piacere, di sì grazioso dono gli siamo noi molto tenuti. E poi che così è, io vi priego che vi piaccia che graziosamente e sanza affanno voi mi lasciate questo singular bene possedere -.