Filocolo/Libro secondo/28

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Libro secondo - Capitolo 28

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Libro secondo - Capitolo 28
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Grave parve molto alla reina udire quelle parole e accesa d’ira nel viso, subitamente rispose: - Ahi, come gl’iddii giustamente ti pagano! Or che avevi tu a fare co’ romani pellegrinanti, quando tu tanti n’uccidesti. E poi che tanti n’avevi uccisi, perché la vita ad una sola femina, che di grazia dimandava la morte, lasciasti? Certo o la morte di coloro o la vita di quella spiacque loro: per la qual cosa essi nel ventre di quella occulto fuoco ti mandarono in casa. Or chi dubita che mentre che Biancifiore viverà, Florio mai non la dimenticherà? Certo no, e questo è manifesto. E così per la vita di costei perderemo Florio; e così per una vil femina potremo dire che perduto abbiamo il nostro figliuolo. Adunque pensisi come costei muoia -. Rispose il re: - E avanti oggi che domani, ché certo mi pare che, come voi dite, mai mentre ella sarà in vita, non sarà dimenticata da Florio -. Allora disse la reina: - E come faremola noi subitamente morire sanza avere cagione che legittima paia? Se noi il facciamo, e’ ce ne potrà gran biasimo seguitare. E certo se Florio il risapesse, e’ sarebbe un dargli materia di disperarsi e d’uccidersi se medesimo, o di partirsi da noi, in maniera che mai nol rivedremmo. Ma, quando a voi paresse, qui sarebbe da procedere con lento passo, e, quando luogo e tempo fosse, trovarle alcuna cagione adosso, per la quale faccendola morire, ogni uomo giudicasse che ella giustamente morisse; e così saremo di mala fama e della vita di Biancifiore insieme disgravati -. E sanza guari pensare, la reina più avanti disse: - E la cagione potrà essere questa. Voi sapete che il giorno, nel quale per tutto il vostro regno si fa la gran festa della vostra natività, s’appressa; e dove ch’ella si faccia grandissima, sì si fa ella qui in Marmorina. E niuno gran barone è nel vostro regno che con voi non sia a questa festa: e però quando essi saranno nella vostra gran sala assettati alle ricche tavole, ciascuno secondo il grado suo, allora ordinate col siniscalco vostro che o pollo o altra cosa in presenza di tutti vi sia da parte di Biancifiore presentato, o che Biancifiore medesima da sua parte il vi rechi davanti, acciò che paia che ella con la bellezza del suo viso venendovi davanti voglia rallegrar la festa; ma veramente abbiate ordinato col siniscalco che qual che si sia quella cosa ch’ella apporterà, celatamente di veleno sia piena. E come il presente davanti a voi sarà posato, e ella partita del vostro cospetto, fate che in alcun modo o cane o altra bestia faccia la credenza, acciò che altra persona non ne morisse: della qual cosa chiunque sarà il primo mangiatore, o subitamente morrà, o enfierà, per la potenza del veleno. E così a tutti fia manifesto che ella abbia voluto avvelenare voi; e come voi avrete questo veduto, fate che voi vi turbiate molto, e, faccendo il romore grande, la facciate prendere, e subitamente giudicare per tale offesa al fuoco. Chi sarà colui che non dica che tale morte sia ragionevole, o che, veggendovi turbato, vi prieghi per la sua salute? E certo questo non vi sarà malagevole a fare, però che il siniscalco vostro l’ha in odio molto; e la cagione è questa, che egli più volte ha voluto il suo amore, e ella sempre l’ha rifiutato faccendosi di lui beffe -. - Certo - disse il re - voi avete ben pensato, e così sanza indugio si farà, né già pietà che la sua bellezza porga mi vincerà -.