Filocolo/Libro terzo/65

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Libro terzo - Capitolo 65

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Quando Florio ebbe queste cose dalla madre udite, teneramente cominciò a piagnere, e così alla madre disse: - O dispietata madre, ove è fuggito quello amore che a me, tuo unico figliuolo, portar solevi? Quali tigre, quali leoni, quale altro animale inrazionale ebbe mai tanta di crudeltà, che più benigno verso li suoi nati non fosse che tu non se’ verso di me? Come, poi che tu conoscevi l’amore che io portava a Biancifiore potesti mai tu consentire o pensare che sì vile cosa di lei si facesse come fu venderla? Deh, ora ella t’era come figliuola, e tu come figliuola la solevi trattare quando io c’era: or che ti fece ella che tu sì subitamente incrudelire verso di lei dovessi? L’altre madri sogliono francare le serve amate da’ figliuoli, ma tu la libera hai fatta serva perché io l’amo. Oimè, che il tuo cuore con quello del mio padre è tornato di ferro! Di voi ogni pietà è fuggita. In voi niuna umanità si trova. A voi che facea se io amava Biancifiore, o se ella amava me? Perché ne dovevate voi entrare in tanta sollecitudine? Io credo che in te è entrato lo spirito di Progne o di Medea. Ma la fortuna mi farà ancora vedere che il crudele vecchio e tu, vinti da focosa ira di voi medesimi, con dolente laccio caricherete le triste travi del nostro palagio, con peggiore agurio che Aragne non fece quelle del suo. E io ne farò mio potere, rallegrandomi se la fortuna mi concede di vederlo, e dirò allora che mai gl’iddii niuna ingiusta cosa lasciano sanza vendetta trapassare. Voi prima con ardente fuoco la morte della innocente giovane cercaste, la quale io con l’aiuto degli iddii col mio braccio campai, punendo degnamente colui che di tale torto, in servigio di mio padre, si facea difenditore: così avessi io con la mia spada voi due puniti, quando in questo palagio lei paurosa vi rendei! Ma certo, se allora ella fosse morta, io con lei moria. Ora l’avete venduta e mandata in lontane parti, acciò che io pellegrinando vada per lo mondo. Ma volessero i fati che ella fosse ora qui, che io giuro, per quelli iddii che mi sostengono, che io più miseramente di qui partire vi farei che Saturno, da Giove cacciato, non si partì di Creti! E allora provereste qual fosse l’andare tapini per lo mondo, come a me converrà provare, infino a tanto ch’io ritruovi colei la quale con tanti ingegni vi siete di tormi ingegnati. E certo se non fosse che io non ho il cuore di pietra, come voi avete, io non vi lascerei di dietro a me con la vita; ma non voglio che di tale infamia, pellegrinando, la coscienza mi rimorda. Voi avete disiderata la mia morte, della quale poi che gl’iddii non ve n’hanno voluti fare lieti, né io altressì ve ne credo rallegrare, ma inanzi voglio lontano a voi vivere che presenzialmente della morte rallegrarvi -.