Firenze artigiana nella storia e in Dante/Capitolo III
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morendo magistrato nel Palagio de’ Priori, dove nel bimestre di loro Signoria dovevano il Gonfaloniere e i Priori giorno e notte dimorare, famiglia a sé stessi nella casa del popolo.
III
Ed era questo il segreto della grandezza di Firenze artigiana, fra il secolo XIII e il XIV, le due metà che fanno il secol di Dante. Essere il Comune la grande famiglia, che non avesse se non figliuoli da reggere o correggere, o ribelli da gastigare: padrone nessuno. Guerreggiarsi tra le fazioni cittadine non altro che quel diritto di figliolanza o, se vogliam dire, di primogenitura: riconosciuto il quale o sugli avversari conquistato, il Comune democratico ripigliare inalterato l’esercizio della propria esistenza: lo Stato non mu tarsi né conquistarsi, perchè lo Stato è il popolo. Fare il Comune a sé le leggi ; chia- mando poi di fuori chi le eseguisse, anche sopra, anche contro, ai legislatori. Titolo di governo il lavoro : e questo, protetto difeso privilegiato siccome la fonte della ricchezza e della potenza di tutti. Altri elementi sociali, sopraffacenti dall'alto, o esclusi o misconosciuti o assorbiti; e con ciò resa impossibile la tirannide oligarchica o la gentilizia: sopraffacenti dal basso, at- tratti e dominati, e resa impossibile la ti- rannide della plebe. E impossibile altresì alle due potenze, per così dire, ideali del Medioevo, la Chiesa e l'Impero, l'incombere altro che ideal- mente sullo stato popolare. Dal quale così l'una come l'altra riceveranno omaggio di religiosa riverenza verso i due luminari che Dio ha posto a schiarare da Roma, dalla Roma che è di ambedue, le vie del mondo e del cielo: alle loro auguste raPagina:FirenzeartigianaDelLungo.djvu/32 indarno, - quella intromissione perpetrata mediante un paciaro angioino imprecato da Dante poeta, - affligge bensì di con- dannagioni e d'esilii la Firenze che egli non rivedrà più mai, la insozza di strage fraterna, la munge di fiorini ; ma non ad altro riesce infine, che a un'altra vittoria di Guelfi : questa volta, vittoria di Guelfi su Guelfi; ma anche questa volta di Guelfi popolani, che, appena vincitori, sceveran- dosi dall'alleanza provvisoria e artificiale coi Grandi, riprendono, a dispetto ma con acquiescenza di questi, — e chi non acquie- sce è soppresso, -le funzioni democratiche dello Stato. Nessuna democrazia, né dell'evo antico né del medio, ebbe mai così chiaro il con- cetto, così profondo il sentimento, di sé medesima e del proprio operare: nessuna propose a questo con più felice energia lo scopo essenziale di qualsiasi fazione che non sia setta, cioè quello di dar forma, 26 FIRENZE ARTIGIANA essa, allo stato, con benefizio universale della società che lo compone : nessuna ebbe tanto vigore di resistenza a durare il più possibile consentito dalle condizioni storiche evolutive, perchè nessuna aveva posto altrettanto profonde le radici della sua durata in una funzione organica e in- defettibile della social convivenza ; il la- voro, l'arte. L'arte, che il Poeta da quella democrazia germogliato, cantava 6 ) gene- rarsi dalla Natura figliuola di Dio, e perciò « essere a Dio quasi nepote » ; l' arte, sem- pre secondo i concetti e aristotelici e platonici sublimati nella poesia "del gran Fiorentino, 1' arte, dalla quale, per legge eterna, conviene che «la gente», l'uma- nità, « prenda principio » e « avanzi » nel corso quotidiano infinito de' secoli.
In una canzone, divulgata fra gli artefici fiorentini, d'un artigiano e magistrato del Dugento, e degno istorico della Firenze di Dante 7 ), le funzioni dell'arte nel civile