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Firenze vecchia/Il perchè di questo libro

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Il perchè di questo libro

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Firenze vecchia I. I francesi a Firenze
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IL PERCHÈ DI QUESTO LIBRO




Mi è avvenuto più volte, come sarà certamente avvenuto a molti altri, di sentir raccontare dai nostri vecchi la storia, gli aneddoti e le costumanze dei passati tempi, con tale freschezza di memoria, con tale vivacità di colorito, con tale semplicità di frase, che m’invogliai di ricercare e raccogliere, per poi pubblicarlo, tutto quanto si riferiva alla prima metà di questo secolo, che è la più caratteristica e la più tipica.

In questa mia idea fui confermato sempre più anche dal fatto, che mentre era tuttora sulla bocca e nella mente dei pochi vecchi rimasti, fra i quali ho la fortuna di annoverare mio padre, che di tante cose si rammentano, e tante persone ricordano, e tanti avvenimenti e usi e costumi hanno presenti, diffìcile è, anzi quasi impossibile con tanta copia di giornali e di gazzette, di averne la traccia scritta o stampata. E più facile trovare documenti, diari e narrazioni autentiche e fedeli dei fatti avvenuti cinque o sei secoli addietro, che dell’età presente. Ed è naturale. Quando non c’eran giornali, gli antichi erano ambiziosi di registrare giorno per giorno i fatti più importanti e perfino gli avvenimenti di famiglia, il racconto dei quali hanno tramandato ai tardi [p. viii modifica] nepoti, e che hanno formato poi i preziosi diari e le storie nelle quali tutti hanno frugato ed hanno pescato. Dacché cominciò a generalizzarsi l’uso dei giornali, nessuno si diede più la briga di scriver nulla: ed ecco perchè, di molte cose curiose, intime e caratteristiche, se ne è perduta quasi la traccia.

Perciò, il prender ricordo e descrivere quelle che si riferiscono agli usi, ai costumi, alle tradizioni, ai luoghi ed alle persone di un’epoca che par già tanto lontana, mi è sembrata cosa utile. Ma a renderla ancora più interessante, ho voluto corredarla di illustrazioni che rappresentano, nella massima parte, tutto ciò che da molti anni è stato demolito in Firenze per abbellirla o ingrandirla, e di cui non si ha un ricordo, né una completa raccolta; ho riprodotto altresì scene di costumi e feste cadute in disuso.

E perchè il quadro fosse completo, ho creduto non affatto ozioso di delineare il fondo storico del periodo nel quale tanti fatti si svolsero, tante abitudini si contrassero, e tante altre vennero abbandonate, e di riassumerne da’ più antichi tempi la narrazione. Senza dipingere l’ambiente, non si comprenderebbe il perchè né il per come di tante cose narrate. Di un periodo storico che abbraccia sessant’anni di vita cittadina ho voluto studiare i governi, il comune, la reggia ed il popolo: una cosa si colleg’a sempre con l’altra, ed agevola e rende più evidente e più chiara la narrazione.

Scrivendo questo libro, mi sono valso d’un mio diritto; e il lettore ha quello di biasimarlo.... ma non c’è obbligo. È padrone anche di lodarlo!

Giuseppe Conti.

Firenze, 24 novembre 1898.