Fisiologia vegetale (Cantoni)/Introduzione

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Introduzione

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Prefazione Capitolo 1
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INTRODUZIONE


Il n’existe point deux physiologies, l’une animale et l'autre végétale, entre lesquelles il soit possible d’établir un ligne de démarcation. La science de la vie esl une, et l’on ne peut que perdre de précieux secours en isolant les unes des autres les diverses parlies qui la composent; car c’est par le rapprochement des faits que la science devien féconde.

Se v’ha un fenomeno nella fisiologia organica che possa servire alla spiegazione di quasi tutti gli altri, certamente è quello della nutrizione. — Ma questo fenomeno cominciò ad essere studiato sperimentalmente soltanto verso la fine del secolo scorso, in seguito ai progressi della chimica.

Ora non è mia intenzione quella di trattenervi sopra gli errori invalsi nella fisiologia animale avanti questa epoca, dovuti alla inesatta o poca diffusa cognizione dell’anatomia, ed all’assoluta ignoranza della composizione chimica dei diversi organi costituenti il corpo umano, e delle diverse sostanze alimentari. Solo dirò che meglio non erano conosciuti i fenomeni fisiologici vegetali. Il seme era destinato a riprodurre la pianta, l’aria e l’acqua ad alimentarla, e la terra a sostenerla e [p. 8 modifica]mantenerla in bilico contro la furia dei venti. Si diceva questo è un terreno buono, e quest’altro no; questo è da frumento, quello da segale, quell’altro da bosco, da prato, da vigna, ecc.; si argomentava dall’effetto che, per lunga esperienza, erasi osservato nelle varie piante coltivate, ma non si andava più in là. La concimazione, la quale variava nei suoi effetti secondo le varie materie a tal’uopo adoperate, o secondo le piante coltivate, non era meglio spiegata. Dicevasi, come assioma sperimentale, il tal concime fa bene alla tal pianta, ed il tal’altro alla tal’altra. Tutta la fiducia era riposta negli ingrassi animali e specialmente in quelli da stalla: i concimi inorganici erano adoperati alla cieca, o trascurati affatto. La rotazione, o successione naturale ed artificiale delle piante sullo stesso spazio di terreno, teneva per unica base una lunghissima sperienza; variava secondo le località; era sancita e comandata dall’abitudine, ma non era spiegata. Chi avesse domandato agli avi nostri perchè un terreno coltivato sempre colla stessa pianta diminuisca mano mano di prodotto, mentre, cambiandosi il genere della pianta, si può avere ancora un buon risultato, certamente avrebbe sentito rispondersi vaghe ed insufficienti supposizioni di simpatie e di antipatie fra le varie piante, o di stanchezza del terreno a dar sempre lo stesso prodotto. — Sol verso la fine dello scorso secolo si credette d’aver trovata la spiegazione, dicendo che gli escrementi d’una pianta erano dannosi alla pianta istessa, quando venisse nuovamente coltivata sullo stesso spazio di terreno, laddove potevano tornar utili alla vegetazione d’una pianta di genere diverso. Ma coll’incominciare del secolo presente, e coi successivi progressi, la chimica, col mezzo delle analisi, ci mostrò l’intima composizione dei terreni e le differenze dei loro componenti; pose in chiaro come le piante non vivessero soltanto di aria e di acqua, ma eziandio di sostanze [p. 9 modifica]inorganiche, non già create da loro stesse, ma levate dal suolo. Le ceneri, che le piante abbandonavano per mezzo della combustione, rappresentare la quantità di questi materiali inorganici; i quali poi, pel numero, qualità e proporzioni, variavano da pianta a pianta, indicando con ciò un diverso bisogno. — Da tali semplici premesse risultava dunque evidente che, non essendo tutti i terreni dell’egual composizione, non tutte le piante potevano egualmente prosperarvi; e che una data coltivazione, ripetuta sullo stesso spazio di terreno, doveva più o meno prontamente esaurirlo di quei materiali inorganici che gli erano specialmente necessarj, lasciandovene altri, utili od indispensabili alla coltivazione d’una pianta diversa. Gli stessi principj diedero ragione dei diversi effetti della concimazione, a norma delle diverse sostanze adoperate, o delle diverse piante concimate, avendo essa per effetto il riparare le perdite fatte dal terreno, ed il fornirlo delle sostanze utili e speciali per ciascuna coltivazione. D’onde l’importanza dei concimi inorganici quasi finora sconosciuta.

Ecco pertanto ridotta al grado di scienza esatta l’agricoltura, la quale aveva sempre vagato nell’incerto, e largamente pagato una lunga sperienza, coi fallati prodotti o colle spese senza frutto. Ora la base è più complessa, ma e più sicura per chi l’abbia una volta conosciuta. Esattamente ora si spiegano gli effetti della rotazione, e della concimazione, conoscendosi l’intima composizione dei terreni e delle piante. — Appropriare le piante al terreno, o fornir questo artificialmente delle sostanze che quelle richiedono. Far succedere a piante che esigono alcune sostanze, piante che ne esigano di diverse, lasciando tempo al terreno di preparare nuovi materiali in sostituzione di quelli che furono levati, ecco le principali norme della concimazione e della rotazione.