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Gazzetta Musicale di Milano, 1842/Suppl. al N. 8

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Suppl. al N. 8

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N. 8 N. 9

[p. s5 modifica]SUPPLEMENTO AL N.8 DELLA GAZZETTA MUSICALE DI MILANO 20 Febbrajo 1842.


procurarono a poco a poco alcun vantaggio all’arte, assegnando confini al ritmo, regola al tempo, naturale andamento di gradi all’armonia. Questi furono Lodovico Viadana, e Jacopo Carissimi romani. Il primo coll'invenzione del basso continuo regolò meglio l’armonica tessitura delle sacre composizioni a ripieno; il secondo, esercitandosi in musica di teatro, diede maggior vivacità e grazia ai recitativi riducendoli a meritarsi l’attenzione e l’interesse degli spettatori. Ma un passo veramente segnalato di progresso diede la musica per opera di Giambattista Lulli fiorentino, il quale ito in Francia nella sua prima età, essendo fornito di grande ingegno, da quanto aveano di meglio operato lì Viadana ed il Carissimi si formò una maniera originale da oscurarne ogni altro anteriore esemplare. Il Lulli, come che fiorentino fosse, deve risguardarsi fra i compositori francesi, perchè in Francia fu nella musica educato, perchè ivi sempre visse, operò, e mori, perchè le opere sue furono in lingua francese, e perchè finalmente in Italia non si cominciò a trattar degnamente l’armonia se non quando Luigi Rossi ed Arcangelo Corelli, tornati di Francia, non cominciarono a mettere in opera la maniera che appresa avevano dal Lulli. Questa maniera fu quella che poscia aperse ai due grandi maestri Durante e Tartini quel tesoro di armonia onde arricchirono le loro composizioni. Allora sorsero per tutte le città d’Italia maestri da potersi in quella età chiamare eccellenti. Il Cassati, il Melarti, il Segrenzi, il Colonna, Giacomo Antonio Bolognese, il Bassani, il Greco, l’Albinoni, e il Caldara furono stimati assai; e non meno di costoro il Bononcini, e il Sandoni. Ma i veri luminari di quell’età furono Alessandro Scarlatti, Nicolò Porpora, il Vinci e l’ancora venerato Giovanni Pergolesi. Pareva che all’eccellenza di questi maestri, e specialmente di quest’ultimo nulla avesse l’arte da potere aggiugnere; e di vero l’arte di que’ tempi non poteva meglio essere trattata; anzi in un certo far naturale, filosofico e. dotto, il Pergolesi non è stato poscia da maestro nessuno trapassato giammai. Intorno a questo musico eccellente ecco come si esprime l’Arteaga (1). «Pergolesi, il gran Pergolesi, divenne inimitabile per la semplicità accoppiata alla ”grandezza del suo stile, per la verità dell’affetto, per la naturalezza e vigore della ” espressione, per l’aggiustatezza ed unità» del disegno, onde vien meritamente chiamato il Raffaello, e il ”Virgilio della musica. Simile al primo egli non ebbe altra guida che la natura, nè altro scopo che ”di rappresentarla al vivo. Simile al secondo ei maneggiò con felicità incomparabile i diversi stili de’ quali si ”fa uso nella musica, mostrandosi grave, maestoso, sublime nello Stabat Mater, vivo, ” impetuoso, e tragico nell’Olimpiade, e ”nell’Orfeo, grazioso, vario, e piccante, ”elegante, e regolato nella Serva Padrona, ” la quale ebbe il merito singolare, rapp-

(1)Rivoluzioni del teatro musicale italiano tom. I. pag.250

” presentata, che fu la prima volta a Parigi, di cagionare una inaspettata rivoluzione negli orecchi de’ francesi troppo restii in favore della musica italiana. Niuno ” meglio di lui ha saputo ottenere i fini che ” dee proporsi un compositore: rtiuno ha ” fatto miglior uso del contrappunto ove ” l’uopo lo richiedeva: niuno lia dato più ” calore, più vita ai duetti, parte cosi interessante della musica teatrale. Di che ” possono far fede l’inimitabile addio dì ” Megacle e di Aristea nell’Olimpiade, e» il lo conosco a quegli occhietti della ” Serva Padrona, modelli entrambi di gusto il più perfetto cui possa arrivarsi in ” codesto genere. Egli in somma portò la ” melodia teatrale al maggior grado di eccellenza a cui sia stata finora portata». Onde noi possiamo inferire che se molte scoperte, molti aiuti stromentali, le modificazioni necessarie alla poesia por accoppiarsi alla musica, e la forza di genii nostrali e oltramontani oltre ogni credere potentissimi non fossero seguili dappoi, ora non pure il Pergolesi s’avrebbe in venerazione, ma eziandio gli altri suoi contemporanei sarebbero proposti ad esempio dell’ottimo melodrammatico. Allora furono dalla musica teatrale pressoché sbandite le fughe, i canoni, le imitazioni continue che tanto nocciono al vero drammatico. Si incominciò a rendere senso musicale per senso poetico, conservando nel medesimo tempo l’unità del pensiero melodico fondamento d’ogni bello nella musica. Quanto alle ulteriori vicende musicali, noi ci proponiamo trattarne in altro articolo che a questo faremo seguire ove storicamente, e comparativamente sarà dato conto della musica e poesia drammatica in Italia dall’epoca d’èì Pergolesi all’anno 1800.

C. M.



CARTEGGIO

Sig. Estensore stimatiss.° Come prima lessi il manifesto di questa vostra Gazzetta Musicala ebbi a lodar grandemente lo scopo che riproponevate di richiamare la musica italiana a quella gravità di artistiche speculazioni che ponilo maggiormente illustrarla, e delle quali poco si è Un ora curata. Lessi i primi numeri, e vedendo che a buone fondamenta si raccomandava l’edificio, e che si stabilivano le più opportune massime dirigenti allo scopo prefìsso, non tardai ponto ad associarmi ad un giornale che poteva non solo darmi dilettevole lettura, ma procurarmi ancora erudite cognizioni, ottime massime, e savii principii intorno all’arte che io professo. Soprattutto alla costante uniformità de’ giudizii recati da questa vostra Gazzetta io dava tanto d’importanza, che io era divenuto uno de’ vostri più caldi sostenitori. Quando un amico mio ( che non io è però delle mie massime in fatto di musica ) col quale io era sempre alle mani sul proposito del vostro giornale, l’altro giorno scontrandomi, non senza piglio di beffarmi, disse: «Buon prò vi facciano ie salde massime, i costanti giudizii, e le inconcusse dottrine di quella vosti a Gazzetta musicale. Leggetene il N ‘l in un arti colo di osservazioni sopra una lettera del signor Fétis «sul proposito di un certo paragone supposto da quel «dotto francese fra Rossini e Bellini. L’autore di quell’articolo conchiude dando un vanto incontrastabile a «Rossini sopra il preteso emulo Catanese. Leggete quindi l’articolo dei signor C. Mellini inserito al N. 5 ove «Bellini è posto almeno a trenta gradi di celebrità artistica sopra Rossini. Non è questa una contraddizione «madornale? Or pensale se sono tanto da lodare, come «fate voi, que’ signori collaboratori per la consenta* neità de’ loro principii e per la costanza delle massime loro?» Io non io lasciai finire il suo ragionamento, cercai subito i due numeri della Gazzetta, e ietto che ebbi con attenzione, vidi che il mio amico aveva esagerato tacciandovi di modernale contraddizione-, mi rimasero però dei dubbii intorno a quanto in proposito di Bellini dice il signor C. Mellini nel suo articolo, dei quali prego i redattori della Gazzetta a volere essere compiacenti ili chiarirmi, perchè io possa convincere di errore Lamico, al quale temo di essere costretto a dar ragione, stando all’impressione clic a me fa il mero senso degli articoli suddetti. Ho il piacere ecc. RISPOSTA BELLA GAZZETTA MUSICALE. La Gazzetta musicale credeva di essersi convenientemente sdebitata quando nel dar luogo all’articolo del signor C. Meilini inserito nel N. 5 si espresse in una nota, che tranne alcune parziali opinioni nelle quali non consentirà pienamente, quclVarlìcolo era a sufficienza conforme ai principii di critica da lei adottati. Ma perchè ella pur ci richiede ulteriore schiarimento, noi 10 facciamo di buon grado, e siamo apparecchiati di compiacerne chiunque altro ei movesse simili dubbii. Sappia adunque che una di quelle parziali opinioni del signor Meilini nelle quali pienamente non consentiamo è appunto quella rii considerare il Guglielmo Teli di Rossini semplicemente un’Opera di ùn genere grave quasi alemanno, magistrale e solenne, meglio accetto generalmente ai dotti professori che alla moltitudine, e cosi, quasi poco curando questo (per nostro avviso) grande capolavoro d’ogni hello drammatico e musicale, fermarsi a discutere di proposito le altre maniere di Rossini rilevandone i difetti, e prorompere in line esclamando che solo per opera di Bellini la musica incominciò ad essere un dramma, e un dramma fu musica. In questo, 11 ripetiamo, non siam pienamente d’accordo col signor Meilini. Del resto poi preghiamo V. S. ad aver la bontà di tornar sopra i due articoli della Gazzetta del N. 2, c N. 5, e vedrà clic nel primo si taccia d’insussistente il paragone supposto dai signor Fèlis fra Rossini e Bellini, e die nel secondo il signor Meliini non tocca punto la ridicola quislionc d’insti taire questo paragone. Se il suo amico, leggendo, lui trovato che la Gazzella non solo si è occupata di questo paragone, ma anzi si sia discutendolo contraddetta, ella, leggendogli gli articoli suddetti, io potrà agevolmente convincere. Quanto poi ai dubbii che a lei sono rimasti, oltre alla nota (die forse le sarà sfuggila) chiamata in testa all’articolo del signor Meilini, valgale quanto qui le abbiam dichiarato in risposta alla sua lettera, e si accerti che nessun rimorso ci resta di essere caduti in alcuna contraddizione sulle nostre massime di critica, e sui nostri fondamentali principii. E qui ella ci permetta di replicare ciò die abbiamo detto altrove, e il cui senso qualche nostro benevolo volle svisare «Dei tardi fogli che Ira noi si occupano del vasto movimento teatrale, neppur un solo è dedicato di proposito alle musicali disquisizioni, ecc.». La nostra Gazzetta fu veramente la prima clic in questa parte d’Italia si dedicasse a tale nobile ufficio. A lei poi, gcut. signore, siamo grati che ci abbia offerta occasione di persuaderci che vi ha qualche lettore del nostro foglio il quale non si limita ad occuparsi in osservare se sia esso più o meno gaio, spiritoso e sollazzevole o abbondante di bugie critico-teatrali, ma se veramente miri concorde nelle opinioni e nelle teorie allo scopo clic si è proposto. Abbiamo Vonore e I. K. €®SrgER’¥ArB’©MS© Eèperitnentl privati. Nell’uscire una delle sere dell’ora passato carnevale dal palazzo del nostro I. IL Conservatorio, ove avevamo assistito alla prima recita di una molto graziosa Operetta semiseria (l) offerta come saggio da que’ valenti allievi, facevamo fra noi la singolare osservazione die ben più di frequente l’ingenua e schietta interpretazione delle arti si riscontra ià dove con meno di pretesa elle sì onorano di un culto sincero e modesto, che non in que’ luoghi ne’ quali la vanità e lo spirito di speculazione sembrano fare a gara a circondarle di maggiore ostentala pompa. Ivi non imponente apparato di trasformazioni sceniche, nò lusso abharhagliante di vestiarii, nè vasta orchestra, nè turba di colie di comparse, ecc. In vece di tutto ciò una musica scritta senza pretesa, facile, ingenua, sufficientemente corretta, non ricca di nuovi pensieri c forme, ma pur dettata con gusto; un’esecuzione accurata ne! tult’insieme; animata, elegante, geniale nelle parti prolagoniste; per dir tutto in poco: il melodramma Un giorno di nozze qual fu prodotto sul piccolo teatro del Conservatorio in queste or passate sere ci fece sempre più persuasi che a ben interpretare il bello della musica, ed anco a supplire ove questo bello è in iscarsa quantità, vi ha qualche cosa clic vale assai più di tutto che noi chiameremmo mcsticrismo, ed è quella schietta ispirazione, quel naturale amor dell’arte, quella freschezza di sentire che non trova esca se non se in cuori ancora non guasti dalle passioni estranee -alla parte veramente nobile dell’arte. (1) Musica degli alunni signori Bellini e Devastiti, poesia del signor F. Jannelti. [p. s6 modifica]Ora alcune parole in particolare. Le giovinette alunne signore Pecorini e Bolza ebbero ripetuti applausi di incoraggiamento pel loro canto gastigato, colorito senza sforzi di voce, elegante senza sfoggio di gorgheggi o di vane ornature: il porgere scenico fu semplice, o se vogliamo anco ora imbarazzato per soverchia timidezza, ora un po’ spinto per mal misurata ricerca di effetto teatrale; ma son questi difetti da attribuirsi all’inesperienza, non a mancanza di buoni principii. Buon saggio di molto sentire e di una tal quale intelligenza musicale diede anche il giovinetto tenore signor Mazzocchi: a lui non meno che alle due allieve or nominate, e al suo collega, signor Gandini, basso, può essere a buona ragione predetta una carriera fortunata, se compiuti gli studii, ne’ quali sono già innoltrati, sapranno mostrare di aver recato al migliore sviluppo le felici disposizioni naturali di che sono forniti, e volgere a buon frutto i savii insegnamenti ricevuti. La musica della seconda Operetta rappresentata, Il Disertore Svizzero, offre diversi tratti di una fantasia desiderosa di effetti non volgari. In questo suo primo felice tentativo melodrammatico, il giovine signor Meiners ha dato prova di buone dottrine c di lodevole gusto nello studio posto a conservare il colorito drammatico delle scene principali. Si notarono in oltre qui e là delle buone ispirazioni melodiche e dei movimenti originali avvalorati dall’artifizio dell’istromentazione e dal giuoco delle armonie che talora anzi, a noi che amiamo soprattutto la semplicità e la chiarezza, sembrò forse troppo ricercato e astruso. In questo Disertore Svizzero del signor Meiners fu sopra gli altri pezzi meritamente applaudito un duetto semiserio molto bene eseguito dalla giovinetta signora Cella e dal signor Gandini. In questo duetto, ad alcune modulazioni ingegnose e ad un felice scambio di frasi or piccanti, or comiche, or affettuose, come richiedeva la situazione, dava maggiore spicco la lodevole condotta non priva nel tutt’insieme di quella originalità che sì di rado si riscontra anche nelle composizioni de’ provetti maestri. Ommettendo per brevità di attribuire particolarmente i dovuti encomii a tutti gli altri signori alunni che cooperarono al beninsieme delle rappresentazioni, non chiuderemo questo cenno senza manifestare la nostra compiacenza al vedere tanto aggraditi e debitamente apprezzati questi esperimenti privati, ideati e promossi dallo zelo indefesso e dall’illuminato amore dell’arte, pel quale è distinto l’egregio personaggio cui è affidata la superiore direzione del nostro I. R. Conservatorio. Quanti e quali possano essere i vantaggi che se ne coglieranno si indovina di leggeri da chi non ignora essere affidato l’insegnamento del provido Istituto a maestri e a professori benemeriti e chiari per non volgar fama, tra quali ò primo a giusto titolo l’illustre autore della Giulietta e Romeo (1).

Un dilettante.

(1) Oltre i signori allievi nominati in questo articolo, si distinsero nella parte stromentale i signori violinisti Rovelli e Corbellini e il clarinetto Fortini e tra questi ebbe special lode il giovinetto pianista signor Fumagalli.


MUSICA SACRA

Nuovo MISERERE concertato dal signor Prof. Giambattista Polledro.

Il cantico che sciolse Davidde minacciato da Natanno dello sdegno di Dio per i colpevoli suoi amori con Betsabea, esprimeva in così umile e commovente modo i sentimenti di un animo pentito che ben a ragione la Chiesa lo pone sulle labbra de’ fedeli nei giorni consacrati alla penitenza e ai digiuno. Parve per lungo andare di secoli malagevole e quasi impossibile cosa agli ingegni musicali il vestire il salmo 50.°, quarto penitenziale, conosciuto comunemente sotto il nome di Miserere, di armonie e di concenti che esprimessero i pensieri, la sublimità c la forza di quelle ispirate parole. Se non che, al cominciare del secolo decimosettimo, Gregorio Allegri, allievo del Marini si accinse alla grande impresa, e vi riuscì in modo cotanto luminoso, che, oltre di essere eseguito ogni anno nel mercoledì Santo alla Cappella Sistina, fu persino minacciato di anatema chi avesse osalo di pigliarne copia. AI solo genio di un Mozart era dato di contravvenire a quel divieto, c di stendere un esemplare conforme al manoscritto originale, imparandolo a mente, dopo averlo ascoltato non più di due volte. Mercè quest'inaudito artifizio, quel decantato lavoro fu stampato a Londra nel 1771 c nel 1810 fu fatto di ragion pubblica a Parigi nella collezione dei Classici. — Dopo un sì lungo volgere d’anni, dopo un sì strepitoso successo, l’esimio prof. sig. Poliedro ha pur egli tentato quella via che ha guidato l’Allegri alla celebrità. Il Miserere, delle cui parole il Polledro ha ben addentro ponderato lo spirito e penetrato la forza, e che sotto la sua direzione fu eseguito dalla Regia Cappella di Torino il dì 11 andante, fu giudicato lavoro squisito, perfetto. Le melodie quando gravi, quando patetiche e sempre sublimi, delle quali ha vestiti i versetti Miserere mei Deus, Tibi soli peccavi e Gloria Patri sono con tale maestria condotte, che quand’anche non si conoscesse la parola non ha chi non comprenda a primo tratto che in quelle risuona la voce di chi implora pietà, di chi confessa la colpa, di chi esalta la misericordia celeste colla speranza di ottenerne il perdono, e che ne’ suoni che l’accompagnano non riconosca, quasi direi, le portentose melodie che traeva dall’arpa l’ispirato monarca. — Ben altra volta con non adequati concetti bensì, ma con sincerità di cuore, ho tentato di tessere un encomio ai pregi di che il Polledro va bellamente fornito (1), ora asserirò soltanto che se il nuovo bel lavoro di questo egregio professore, fosse per incorrere la sorte di quello dell'Allegri, io auguro all’arte e al mondo musicale un nuovo Mozart.

Avv. Carlo Corghi.

(1) Vedi Messaggiere Torinese N. 17 anno 1841, e N. 2 anno 1842.

LE DUE COLONNE

Opéra comique, in tre atti. - Libretto de’ signori Scribe e Saintine, musica di Auber.

Il celebre autore della Muette de Portici ha dato ultimamente alleacene dell’Opéra Comique a Parigi questa sua nuova produzione, intorno alla quale riportiamo compendiato il giudizio che ne recò il sig. Blanchard nel N. 6 delle Revue et Gazette musicale. Premettiamo che il signor E. Scribe, il quale da qualche tempo si compiace di cavare gli argomenti de’ suoi drammi dalle politiche vicende, eziandio riferendosi alle contemporanee, in questo Duca d’Olona ha preso di mira l'innalzamento al trono di Spagna di Filippo V. Eccone in breve P argomento. Il Duca d’Olona partigiano di Luigi XIV, mandato in bando dalla Spagna, per salvare i beni che ivi possiede, prima di partirsi, precipitosamente si sposa ad una donna che a caso gli viene incontrata, e senza aver tempo di pur vederla, subito l’abbandona e fugge. Donna Bianca di Velasco figlia di un povero gentiluomo, divenuta duchessa d’Olona, ed abbandonata al medesimo tempo dallo sposo, ha il destro di seguire un giovane uffìziale francese da lei amato in precedenza. Per gli sconvolgimenti politici della Penisola, il duca (l’Olona può tornare in Ispagna, e giunto al campo francese trova la sua donna (che egli non conosce)presso il giovane uffìziale divenuto cavaliere di Vilhardoin, e vedendola bellissima, di lei perdutamente s’innamora. Filippo V è già salito al trono di Spagna, e la duchessa d’Olona fatta prima dama d’onore della regina continua ad amare il cavaliere, e ad essere adorata dal duca suo marito. Essa profitta del suo potere nella corte per mandare il suo caro sposo in ambasciata presso la Santa Sede ove costui s’adopera per ottenere lo scioglimento del suo matrimonio, e potere così sposare l’amata sua donna. Ottiene il divorzio, e la duchessa che ne segna l’atto con gran piacere, sposa incontanente il cavaliere di Vilhardoin divenuto ancora marchese di Villaviciosa. Cotesto pasticcio drammatico, d’intrigo veramente spagnuolo, immorale di scopo, e di combinazioni più presto impossibili che improbabili, è ricco di situazioni di grande effetto, ed è musicabile per eccellenza. La parte comica è affidata ad un certo Munos intendente del duca, uomo pauroso, ed a sua moglie Margherita confidente della duchessa. Il signor Auber, secondando l’importanza, e il merito del suo libretto, ha prodotto una partizione piena d’arte, di gusto, di eleganza, di armonie peregrine, mistiche c vigorose. Soprattutto vi si sono ravvisati que’ pensieri melanconici proprii di un artista di prima classe che è per finire la sua gloriosa carriera. Invano si cercherebbe in quest’Opera il brio giovanile, le novelle idee, le fresche armonie. Il signor Auber si è qui rivelato per l’autore della Muta di Portici, ed alcuni brani di quest’Opera si sono sentiti come per eco fedelmente rispondere. Sarebbe strano ed ingiusto il fargliene rimprovero. Un compositore come Auber ricco di melodia più d’ogni altro suo nazionale, ha diritto di metter mano alle sue proprietà, le quali, riprodotte non saranno mai per farlo arrossire, nè per procurargli la taccia di essere scaduto dal vigore della sua creatrice fantasia. La sinfonia tolta da’ brani dell’Opera è maestrevolmente condotta e connessa; e l'andante che vi è di mezzo è armonizzato con tutta leggiadria. I due brani di Bianca nell’introduzione, e il terzetto che segue sono di effetto delizioso, e madama Thillon, che ha il carico principale dell’esecuzione, con un modo legato quasi insolito al suo metodo, di una espressione mistica al suo canto. II terzetto che segue è debole per sé, e male posto in iscena. Le nozze e la fuga del duca d’Olona sono i punti più inspirativi per la musica, e il maestro se n’è prevalso con destrezza, non però da compositore drammatico. Un certo movimento di marcia che fa sentire l’orchestra non è punto in accordo colle passioni, e colle parole dei personaggi. Ma con questo ch’è il finale dell’atto primo il signor Auber forse non aveva in animo che di preparare l’atto secondo che è tutto delizioso sì per musica che per effetto drammatico. Principia con un coro religioso, che intreccia il suo mistico canto col suono strepitoso delle trombe, del tamburo, e della moschetteria, perchè ivi presso s’impegna una battaglia; e intanto il pauroso Munos giunge spaventato, e mesce le sue preghiere in recitativo parlante alle preci del coro, e l’effetto n’è maraviglioso. Segue un altro coro di soldati che finisce in un orgia, che non è se non lodevole. Il gran duetto fra il cavaliere Vilhardoin e la duchessa d’Olona, è un pezzo di gran passione c di bel carattere. Il rondò del cavaliere:

O bonheur de cieux

O plaisir de dieux

Je suis aimé! ecc.


che è bello per musica, fu ben cantato da Roger. Un altro coro di soldati non è pezzo d’importanza; ma lo è un duetto fra il duca e la moglie sconosciuta. Questo pezzo è veramente delizioso, pieno di vita, e graziosamente stromentato. Il coro: O France. ô ma patrie! termina degnamente quest’atto bellissimo. Il terzo atto ha un bel quartetto; e lo scioglimento del dramma è felice sì per la scena, e versi, che per musica. I signori Scribe, Saintine, e Auber hanno prodotto un lavoro che sarà per deliziare il pubblico con buon numero di rappresentazioni. Gli attori tutti hanno eseguito bene le loro parti, e si sono oltremodo distinti Mocker, Roger, e madama Thillon. Quest’ultima è stata ridomandata sola alla scena anche dopo che gli attori tutti erano stati richiesti ad unanimi applausi.


NOTIZIE MUSICALI

— Berlino. Il maestro Spontini, direttore generale della musica, tornato non ha guari da Parigi, non prende più parte agli affari d’amministrazione, e la sua musa si dedica unicamente alla composizione. Del resto egli gode del suo pieno soldo, ed è autorizzato a far le prove e dirigere al cembalo, a piacere, tanto le Opere sue quanto quelle d’altri maestri.

— Il direttore di musica Mòser solennizzò, come al solito, l’anniversario della morte di Mozart (5 dicembre 1791) con una eccellente esecuzione di ambe le sue grandi sinfonie in sol minore o do maggiore colla Fuga e coll'overtura del Flauto magico. Si diede inoltre due volte il Don Giovanni con teatro pieno. Anche l’anniversario di morte di Beethowen (18 dicembre) fu solennizzato coll’esecuzione delle principali sue composizioni.

Lipsia. La più recente Opera nuova del maestro Lortzing, intitolata: Casanova, venne eseguita il 31 dicembre p. p. in teatro affollato di uditori con grande applauso. Un coro ed una canzone dovettero ripetersi, ed ogni pezzo dell’Opera ebbe grande riuscita. Lo stesso maestro vi cantò anch’ egli, e fu più volte chiamato sulla scena.

Vilna. Il nuovo melodramma: Der eudige Jude (Il Giudeo errante) del maestro Zaczinski ebbe un bel successo.

Londra. Per render omaggio a S. M. il Re di Prussia il cavaliere Bunsen, suo ambasciatore, ha dato una grande colezione, alla quale S. M. degnossi prender parte in compagnia di alcuni personaggi eminenti e di varj artisti di primo rango. Il Re scorgendo Moscheles, gli si avvicinò e gli manifestò il piacere che provava nel rivederlo, dicendogli: «voi foste il primo che mi abbia dato l’idea dell’effetto di cui è suscettibile il pianoforte. Quell’impressione per me è stata sì forte che non l’ho mai dimenticata». Dopo la colezione S. M. invitò Moscheles a provare un magnifico piano di Erard ch’egli aveva scelto pel suo palazzo di Berlino. Il grande artista tosto si pose al pianoforte ed ha improvvisato in un modo sì maraviglioso che il Re e tutti gli spettatori non potevano contenere il loro entusiasmo. S. M. ed Humboldt hanno proclamato che nessun altro pianista vivente sia capace d’improvvisare come Moscheles, a cui venne fatta istanza di recarsi a Berlino il più presto possibile. Questo nuovo tratto prova quanto il Re di Prussia ami appassionatamente la musica c protegga gli artisti distinti.

Concerti a Parigi. Berlioz da taluno qualificato del titolo di Shakspeare dell’arte musicale moderna, e da altri tenuto invece per lo Scarron, il primo del corrente mese, nella sala Fivienne, ha raccolto i suoi ammiratori ed i suoi detrattori per assistere all’esecuzione di varj suoi pezzi istromentali eseguiti da 200 parti. La romanza per violino intitolata Reverie et caprice parve troppo bizzarra e l’abile violinista Alard si trovò come in un labirinto inestricabile. La sinfonia militare funebre composta per le transazioni delle ceneri delle vittime di Luglio e l’inaugurazione della colonna della Bastiglia, emerse nobile e potente elegia musicale, e profondamente scosse l’uditorio. Nell'Harold sinfonia con viola principale è la bellissima misteriosa marcia de’ pellegrini, il capolavoro di Berlioz, appassionato ed originale artista, che ad ogni costo volendo andar in traccia di novità qualche volta devia dal retto cammino. Beethowen e Weber servirono di ausiliari a’ componimenti di Berlioz; del primo diedesi il concerto-concertante per violino, violoncello, pianoforte ed orchestra, e dell’altro si scelse l'Invito al Valtz, noto pezzo di pianoforte diligentemente istromcntato dall’autore dell’Harold.

— Cavallini, il sommo clarinettista italiano gentilmente assecondato dalle Grisi e Persiani e da Lablache eBalfe, nell’ultimo giorno di Gennajo diede una grande mattinata. La Gazette musicale, dopo aver lodato il concertista, si esprime in modo da lasciar supporre che il concorso di spettatori non fosse corrispondente al distintissimo merito degli esecutori.

— Nel quarto concerto della Gazette Musicale si fece ripetere una magnifica aria dell’Ifigenia in Tauride di Gluk, e si applaudì con entusiasmo specialmente a’ quintetti Op. 87 di Hummel ed in re di Mozart, ed altre arie del Dardano di Sacchini, e di Don Magnifico di Rossini.

— Cherubini, il Nestore de’ compositori di musica, ha dato la sua dimissione dal posto di direttore del Conservatorio di musica di Parigi. L’illustre maestro si ritira nell’età di 82 anni e dopo 40 anni di non interrotto zelantissimo servizio in quello stabilimento, di cui è stato uno de’ fondatori e di cui era il capo da 20 anni. Il Messager annunzia che Auber surrogherà Cherubini or ora da S. M. il Re de’ francesi nominato commendatore dell’ordine della Legione d’onore.

— Il successo ottenuto da Listz a Berlino è una cosa assolutamente nuova ne’ fasti musicali di quella città. L’incomparabile e generoso artista in poco più di un mese diede tredici concerti, i primi tre per uno scopo benefico, fra cui quello del compimento della Cattedrale di Colonia, gli altri dieci per proprio conto. La smania di sentir Listz ivi era tale che, appena finita un’accademia, tutti i posti, quand’anche «a prezzi assai elevati, erano tosto ritenuti per la susseguente, di modo che alle ultime moltissime persone non poterono esser ammesse per mancanza di posti. Dicesi fra le altre cose che questo genio-pianista ne’ suoi concerti a Berlino abbia eseguito a memoria circa sessanta differenti pezzi di musica d’ogni autore e di ogni età. Egli si meritò le maggiori distinzioni sì dalla Corte che da’ personaggi i più eminenti per cariche o per talento.


GIOVANNI RICORDI EDITORE-PROPRIETARIO.