Gazzetta Musicale di Milano, 1844/N. 51

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N. 51 - 22 dicembre 1844

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[p. 209 modifica]- 209 O GAZZETTA MUSICALE ANNO III N. 51 DI MILANO c O DOMENICA 22 Dicembre 1844. Si pubblica ogni domenica. — Nel corso dell’anno si danno ai signori Associati dodici pezzi di scelta musica classica antica e moderna, destinati a comporre un volume in l.° di cenlociii(|uanta pagine circa, il quale in apposito elegante frontespizio si intitolerà Amoi.ogu classica ri sii ai e. — l’or quei Signori Associali che amassero invece altro genere di musica si distribuisce un Catalogo di circa N. Si.HIO pezzi di musica, dal quale possono far scelta di altrettanti pezzi corrispondenti a N. 150 pagine, e questi vengono dati t/ratis all’alto che si paga I’ associazione annua: la metà, per la associazione semestrale. Veggasi I’ avvertimento pubblicato nel Foglio N. ji>, anno 11, 1S13. La musique., pur des injle.rions vires, accentuées, et, - pour ainsi dire,parlantes, e.rprime toutes les pas• sions, peint tous les tableau.r, rend tous les objets, • soumet la nature entière à ses savantes imitations • et porte ainsi jusqu’au coeur de l’homme des sen• timents propres à l’émouvoir. ■> ti prezzo dell’assnciazioiie alla Gazzetta? alla Musica e di elTelti(‘ Austriache L. 12 per semestre, ed eflc.Uive Vustriache!.. Il affrancata di porto lino ai contini della dello Studio flicordi. nel modo indicato nel Manifesto. — Le associazioni si ricevono in Milano presso I Cilicio della ó’u:ie//<t in casa /ìieordi. contrada degli Ornet’SOM MARIO I. I. Critica melodrammatica. // Campo di Slesia, Opera in Ire alti di Giacomo Meyerbeer. 2. Marie Sluarl, Opera in cinque atti di Niedermayer. II. Della critica in fatto d arle. - 111. Varietà’. Il llilnio. Quesito musico-teorico. - JV. Gazzettino SETTIMANALE DI MILANO. - V. CARTEGGIO PARTICOLARE. Forino, Venezia. - VI. Notizie. - VII. Altre cose. - Vili. Nuoce pubblicazioni musicali. CRITICA MELODRAMMATICA I. 1E CAMPO DI SIÆSIA OPERA IN TRE ATTI DI (rappiesimlat.i perla prima voila nel nuovo teatro reale di Berlino la sera del 7 correlile). genio di lla musica non ha ^patria la lingua da lui parì^rata è compresa da ogni paese ^Rincivilito j le sue opere eccitono dovunque i interesse e O 1 attenzione generale. Egli è perciò che d un opera scrina per la Prussia, rappre- i sentala a Berlino, e composta da Meyerbeer, bisogna dare a tutto il mondo incivilito le prime notizie. L inaugurazione del nuovo teatro reale di Berlino decise Meyerbeer a scrivere per tale circostanza, e dietro speciale invito alci Re, un’opera /kz’/zg-.v/Vce/J, la di cui prima rappresentazione ebbe luogo la sera del 7 correlile, alla presenza del fiore della società prussiana. Un teatro risplendente di dorature, ricco di dipinture di finito gu- sto, rischiarato da un lampadario d* immenso prezzo, ornalo dalla presenza dèlie più belle donne di Berlino, un’orchestra j guidata da Meyerbeer istesro, un Re fra gli uditori. (ulto ciò formava uno spelta- ’ colo degno d eccitare la più viva attenzione.... Allenlrare del re, il teatro intero risuonò di grida d’entusiasmo. Il God save., 1 chiesto ed eseguilo tre volte dall orchestra, era cantato ad un tempo e nel pai terre e nelle loggie, e numerosi viva diedero termine a questa clamorosa espressione della gratitudine de’ Berlinesi verso la munificenza reale. Il libretto è basato su d’un’avventura, della vita di Federico il Grande, per la cui memoria il popolo prussiano sembra aver conservalo un entusiasmo senza limiti Federico il Grande era al tempo stesso 1 un prode guerriero ed un valente suonatore di flauto. Durante la guerra de1 sdraimi, trovandosi in Slesia alla testa della sua armata, fu sul punto di esser preso j dall armata austriaca, né dovette la sua salute che alla fedeltà d un vecchio soldato presso il quale crasi rifugialo, ed il quale, coprendo il suo figlio del mantello del re, lo.consegnò a una compagnia di ungheresi. Intanto che il finto re veniva tratto al campo, Federico il Grande se ne fuggiva con de* vestili presi a prestito} arrestato, e condotto al cospetto del capitano ungherese, egli si fé credere un suonatore dì flauto, (’, mediante la sua abilita su questo strumento, tolse al capitano | ogni sospetto e pervenne a rientrare nel suo campo. i Tale è il canevas, sul quale il poeta I Rellstab compose un libretto interessante e patriottico, ed interamente adallo alla circostanza. La musica composta da Meyerbeer su questo libretto ha un’impronta tutta speciale, e noi crediamo poter asserire eh ella presenta una modificazione molto rimarchevole dello stile di questo maestro. Uno de’caratl» ri del genio di Meyerbeer. e forse il più marcalo, si è 1 arte ammirabile con cui sa dare unità ad un lungo lavoro,, coordinando le diverse parti, conducendole tulle ad uno scopo, ed imprimendo ad ogni personaggio il genere che gli si spetta: è questo medesimo pregio che brilla nel Roberto e negli Uponotti. e per cui queste dm* opere avranno sul teatro una durala ben più lunga che ordinariamente non è assegnata a siffatti lavori. Ma, per porre in rilievo il merito eminente di questo compositore, fa duopo d* un dramma nel (piale sieno ben indicali i differenli caratteri. Basta che il poeta tracci un profondo solco. e Meyerbeer saprà gettarvi 1 un seme fecondo. Boriiamo ed Alice, il vecchio soldato ugonotto. e 1 entusiasmo fazioso, la fede e f amore, il dubbio e la speranza, sentimenti e passioni ddlerenli, tulle queste cose, sotto il peiineftoCli Meyerbeer, trovano un colore distinto, ricevono anima e vita. Il Campo di Slesia corrisponde quasi a ciò che chiamasi operabujfaij il tessuto è semplicissimo, nulla d impreveduto, nessuna passione eiiprgita, nessuna avventura romanzesca, nulla infatti avvi per entro di quanto costituisce il dramma moderno. Per conseguenza il compositore doveva rislrignersi a sciifece Meyerbeer, con quella superiorità di fatturatile è distintivo de* grandi maestri. Uno dei caratteri del genio è f abbondanza e la fecondità: questo merito riscontrasi nell ultimo lavoro di Meyerbeer. Il primo dodici zeppo atto racchiude ben da undici a pezzi différent!. Il secondo è tutto I I di musica, ed il le considerevolissimo, conviene granfe dell opera. Diffìcile sarebbe in questa farragine di pezzi indicare i più rimarchevoli: in tulli notasi la nobiltà di menlazione, la varietà degli effetti, la perfetta intelligenza scenica. Una sola udizione non è sufficiente per apprezzarne fuite le bellezze. poiché succede della musica di Meyerbeer come di qualunque altra bella musica, che si gusla sempre più (pianto pili la si ascolla. Di tulle le gemme che Meyerbeer sparse in questo lavoro, Citeremo avanti tutto 1 oiivertm e, clic racchiude tre molivi felicissimi e superiormente condotti: la visione di Vielka la zingara, un duetto, un coro di usseri nel primo alto, le strofe di Corrado, che formano I esposizione del melodramma, e che sono tulle d un carattere diflereiile. Nel secondo allo furono applaudite ad entusiasmo due canzoni di soldati. Ma il pezzo capitale dell opera e un quadruplo coro che chiude questo second alto, c che è accompagnalo da quattro orche-ire, delle (piali Ire d* ai moniti sul palco scenico. conoscitori, un capolavoro, e noi crediamo che dopo Mozart, di cui questo pezzo ricorda la maniera. nulla siasi più scritto di Tale e la nostra prima impressione sulnerbile le scene alemanne. L entusiasmo del pubblico che riappellò il maestro, i numerosi applausi che la presenza della corte e le leggi dell1 etichetta difficilmente potevano frenare. confi rimino ed «q»pogtfiano il giudizio da noi emesso sul merito di questo lavoro musicale pur notare di nuovo che I immenso udiC & 1 [p. 210 modifica]- 210 — ........ torio che giudicava 1 opera di Meyerbeer era composto da giudici più che competenti. Poiché egli è pure in Germania che si eseguiscono e si comprendono le opere più grandi che il genio musicale abbia creato., ed è in Germania che si apprezzano (pianto valgono i maestri più illustri. Essere applaudito freneticamente da un parterie che seppe applaudire Gluck, Ilandel, Mozart, Beethoven, è una gloria invidiabile, e!’ autore di Roberti) e degli Ugonotti deve andare superbo di questo nuovo sucDanjou. cesso. MA me STILI R T OPERA IN CINQUE ATTI parole di Teodoro Anne ni>i(A ni Xirni itvixaik. (Rappresentata per la prima volta all’Accademia Reale di Musica in Parigi.) - Prima comparsa del tenore (lardoni. - (.omertà del signor Félicien David al L’onservalorio (pare di Parigi). eorgesi in complesso in questo libretto biografico, favorevolissimo del resto agli sviluppi dell’arte musicale, meno all’abile poeta un semplice episodio della gnor Anne ebbe, più ch’altro, in vista di far brillare esclusivamente ed in ogni forma il talento della Slollz; ma sembrami vi si avrebbe potuto riuscire egualmente con un’azione più concentrala, con un tessuto drammatico più stirilo. Checché però se ne voglia dire, il compositore della musica fu bene scesilo dal poeta. Scene. liete, violente, appassionale; memorie piene di poesia; due scene di addio, Luna graziosa e dolcemente melanconica, l’altra imponente, tremenda; lenerc meditazioni; ire d’orgoglio represse, esplosioni di furore; rassegnazione religiosa; in fatti quanto la musica domanda, quanto di che ella abbisogna per camminare salo a piene mani nel libretto di questa Maria Stuarda. Ma faceva d’uopo al compositore, per ben penetrarsi di queste mille impressioni diverse, per sentire come i suoi personaggi, per amare, soffrire e piangere con loro, un po’di quella libertà e di quella tranquillità, senza cui l’imaginazione si agghiaccia, rallenta il suo corso, s’arresta, muore, e lasciasi trascinare dalla vochè dicesi pure (die appena appena fu accordato al signor Niedcrmayer il tempo necessario alla fatica materiale della sua partizione. Egli ha perciò dovuto immolare- sè s’esso, e poiché non si volle appellarsi se non se alla sua facililà cd alla sua prontezza di accozzar note, egli non potè pensare ad altro se non a terminare il suo lavoro al momento indicalo. Certo che è una bella prerogativa per un compositore, cui preme di prodursi, quella d’improvvisare qualunque enorme lavoro ad ogni bisogno. Ed i bisogni d’un teatro sono di sovente tanto impreveduti ed imperiosi! L’impresario cerca una grand’opera; ne ha bisogno subito subito; (dii è (die vuole rendergli l’eminente Servigio di scrivergliela sul momento?... Certamente non v’ha che il maestro dalla mano agile. Dov’è? Alla campagna. Si corre a lui; una scossa improvvisa lo sveglia; è una grand’opera che gli precipita sul capo. Andiamo, presto presto! qui, della carta rigala! cembalo; qua un libretto; non trattasi che di far cantaro dieiollo personaggi, non compresi i cori; di scrivere dei ballabili, delle pantomime., lui’iniDerlure; si proverà un pezzo in’anlo che il maestro scriverà un altro; si islrumentcrà lo spartilo duranti le prove al cembalo...., senza calcolare i cambiamenti chiesti dai cantanti, i (piali non troveranno le frasi adatte alle loro voci, secondo (die si saranno alzali (pici giorno di buono o di cattivo umore, secondo che la sera antecedente avranno avolo più o meno applausi: senza tener conio (lidie reclamazioni degli uni, (lidie insistenze degli altri, delle battaglie degli amor proprio: impossibile al povero compositore, imprigionalo c stretto fra due o tre. ambizioni rivali, di poter non solo muoversi, agire, ma nè tampoco respirare. Malgrado adunque l’enormità del suo impegno il signor Niedcrmayer, al (piale si avrebbe perdonati) la brevità, ha scritta una lunga ouverture, la stretta della quale è assai animata e calorosaì Passo rapidamente sui primi cori: la romanza di Bolhwell è bella, senza che possa dirsi molto originale, nè offerente grandi mezzi al cantante di figurare: non è dunque dal modo col quale la eseguisce che si possa dar un giudizio dell’esordiente (lardoni. Segue un, duello ira Maria e Bolhwell, ed mi coro animalo.4 cheval! à cheval! che dicesi composto sul motivo d’una tarantella della prima opera del signor Niedcrmayer, Stralicila. Sarebbe cosa ridicola in verità di far un delitto al compositore della riproduzione d’un suo vecchio pezzo, ( he più non si eseguisce, c che il pubblico ha già da lungo tempo obbliato! La romanza di Maria Adieu donc belle France ha nel libretto un’importanza immensa: vuoisi là una melodia, il ricordo della (piale dovrebbe spandersi sulla partizione intera. Il core si commove alle semplice idea d’una scena siffatta, tanto piena di amarezza e di tristi presentimenti: hic. est locus. Ma non ogni di trovasi la romanza di Richard Cœur-de-Lion, c possa pur trovarsi, bisogna aver il tempo di cercarla. L’aria di Murray non è gran fallo felice: malgrado I’ eccellente esecuzione di Barroilhet, fece poco effetto. E buono un coro d’uomini, sciolto ed energico, c buona è mia romanza tratta da un tema popolare scozzese, abilmente Irasformato, cangiandone la misura ed ampliandone il ritmo: con tale modificazione, la melodia si veste d’un carattere romantico pili pronunziato. La musica dei ballabili è trascurala. Eu applaudito il ducilo che apre il quarto allo, e il pezzo d’assieme che gli tien dietro è ben condotto. L’aria di Elisabetta è adatta a far brillare la bella agilità della (ìras-Dorus; ma non conviene al carattere di Elisabetta. (lardoni, I’ esordiente, ha una bella voce, assai fresca c piena di gioventù; egli canta con giustezza; adopera le note di petto fino al la senza sforzo; meno bello è il suo registro di lesta: certo che egli avanzerà ancora nella scienza del canto. Ha grazia, ma poco calore; o almeno poco ne mostrò nella parie di BolhNvell. E colpa della parie, o del cantante, o fors’anco d’anibedue? Desidero sentirlo cantare nel Guillaume Ora che ho tutto dello quanto risguarda VOpéra, vo dare a tutti gli amici dilla musica una bella noAl Conservatorio ebbe luogo il concerto del sig. Félicien David, e col successo il più straordinario ed il più vero di cui io sia fino ad oggidì stalo testimonio. Il signor Félicien David è. un poeta cd un grande compositore; la sua venuta nell’arte è un fatto degno di considerazione, almeno lo credo, sull’onor mio. In un articolo speciale, mi tenterò di provarlo. Berlioz. DELLA CRITICA I» FATTO D’ARTE Articolo li. (Vedi il N. 18 anno III.) o non sono fra quelli che fanno dipendere t pressoché esclusivamente, le bellezze dell’arte da quelle della forma, nè appartengo alla classe degli ottimisti sbrigliati che vorrebbero concedere al genio, od al talento, la facoltà di prendere le regole a schiave dei più fantastici loro capricci; giacché se. rifiuto il dispotismo snervante della scuola classica, ini ondo altresì che vi sia di irragionevole, di falso, di pericoloso nella indipendenza troppo indomabile delle esagerazioni romantiche. Lo studio, l’analisi dei capolavori delle grandi superiorità intellettuali, surte nell’andare dei secoli, servirono come di guida a costruire una linea di fari, (die rischiarano la via attraverso F Oceano incerto, córso dall’intelligenza. Ma, esigere, che i nuovi navigatori non si allontanino un istante dalla splendida striscia che brilla loro dinanzi, è un voler anatomizzare con temeraria precocità gli ardili Colombi (die s’avventurano alla scoperta delle ancora ignote regioni dell’arte. Due. grandi potenze, si dividono l’attenzione, gli sludii c le fatiche dell’umanità; sono queste l’arte e l’industria. Alla prima dobbiamo lo svolgimento, la propagazione, la facoltà, per così dire, d’iniziazione delle idee, alla seconda il formidabile impero che va facendo tutto giorno delle, nuove conquiste sull’inerte immobilità della materia. Quali sarebbero i destini dell’industria, se una ligia ammirazione verso l’aulico avesse costretto l’umano ingegno a battere continuamente uno stesso sentiero? Che sarebbe stato di noi se pedanti industriali avessero pcr esempio cercalo di lottare contro l’intrusione del romantico vapore per un religioso rispetto alla classica trireme? Nè 1‘industria antica è rispetto infcrior all’arte antica; ambedue sono feconde di grandi prodotti, ma tutte c due sono incomplete c non bastano a soddisfare i crescenti c mutabili bisogni delle umane generazioni. Perchè dunque se la derisione è la ricompensa di chi cerca con isforzi impotenti di tergiversare il cammino al progresso ed allo sviluppo dell’industria, sarà permesso ad alcuno di gloriarsi qualora si ostini a voler che I’ardente bronzo dell’arte coli eternamente entro le forme modellale dagli antichi gemi? Perchè si vorrà imporre per tipo al poeta, mischiato a tutti i positivi interessi della vita attuale, Omero o Dante, l’uno il poeta dell’eroismo favoloso, l’altro quello delle gare civili c degli udii municipali? Perchè negare a questa nuova esistenza, basala su condizioni sì diverse, costretta a favellare a intelligenze nudrile di altre credenze, dominate da altri desideri!, ispirate da altre speranze, l’impronta d’ima originalità, che risponda alle esigenze d’im’epoca che non ha nulla di comune con (piante l’hanno anteceduta? Perchè questi eterni raffronti del presente artistico col passato, pcr sacrificare il primo in olocausto al secondo? Ed è su (piesto rapporto che la critica è chiamata ad adempire la più alla e la più nobile delle missioni, perchè è fra tali dissentimenti che il critico deve gettare la sua potente e giusta parola, come il giudice del torneo che, facca cadere il suo bastone a calmare le troppo avvampale, ire dei combattenti. Analizzatore tranquillo; sicuro, conscienzioso, egli rifiuterà l’assoluto mdl’arle, come cercherà di opporsi alle transizioni troppo rapide, ohe con mal regolato sconvolgimento vorrebbero gettare a terra tulli gli altari prima di sostituirne dei nuovi. Il critico s’assiderà giudice e consiglierò freddo cd imparziale fra il passato ed il presente, cercando di trarre, da ambedue, l’insegnamento pcr l’avvenire. Nè una simpatia eccessiva polla sua epoca, nè una smoderala religione, peli’antichità determineranno i suoi giudicò, ma solo l’esame attento e riflessivo del corne i nuovi tentativi soddisfino ai nuovi bisogni, anatomizzando del pari e la servilità che cerca di divinizzarsi aspergendosi colla polvere di vecchie ruine, c la febbrile convulsione che urta impetuosa contro tutti i freni, mormorando la pomposa frase - indipendenza del pensiero. Da queste idee generali è difficile scendere con una transizione abbastanza abile, ad una applicazione particolare, se ci piacesse di parlare della critica speciale, che versa sovra un’arte determinata, la musica. Domanderemo quindi ai nostri lettori il permesso di entrare bruscamente nel nuovo argomento, che sfioreremo con una brevità, di cui certo nessuno ci farà rimprovero. La questione principale sta in questo: dev’essere © egli permesso il discorrere di un’arte ad che non nc conosce i pratici misteri? Noi non ci attenteremo sicuramente di risolutamente il quesito, ma ci azzarderemo un uomo sciogliere ad offrire alcune considerazioni sufficienti, a nostro giudizio, a far valere i diritti della critica ignara dei secreti positivi musicali, purché essi venga ristretta entro certi confini, adoperala con convenienti restrizioni e con opportune cautele, e rivolta a certi speciali bisogni di una certa classe d’intelligenze, bisogni che debbono essere avvertiti e soddisfatti da questa gran guida delle idee progressive, la stampa periodica. Oltre le mille importanti differenze che stabiliscono una grande linea di separazione fra l’arte e la scienza, ne esiste una che noi vogliamo determinare, perchè ci sembra giovare al nostro pensiero. Sta questa nel vario processo con cui si formano c si sviluppano le vere superiorità in queste due regioni, aperte ai voli dell’umana intelligenza. Nella scienza l’ordine delle idee è completamente gerarchico; una cognizione è gradino ad una cognizione superiore; l’ingegno può, in proporzione della sua abbondanza e della sua facililà, percorrere con più celere prestezza il cammino che guida all’apogeo della scienza, ma non può, neppure nella sua condizione più eccezionale, ometterne il più piccolo tratto, saltarne a piè pari alcuna porzione; nella scienza lutto è infiltrazione, sovrapposizione, cristallizzazione, pcr così dire, intellettuale più o meno lenta, ma sempre graduale, e l’ingegno il più privilegiato non s’accorge del completamento delle sue forze, non sente In sè la potenza della novità c della scoperta che quando [p. 211 modifica]ha toccati gli ultimi scalini a cui sono già giunti gl’ingegni che lo hanno preceduto. La scienza, dimostrazione matematica del progresso, è immobile sulle sue basi, come tutto ciò che non è abbandonato al fluttuante capriccio della moda, delle opinioni, delle passioni dell’umanità. Immenso cammino costrutto dalle superiorità intellettuali, esso va lentamente ma con sicurezza avanzandosi verso ignote regioni, che l’utopia già descrive, che il genio presente, che la pedanteria onora di contumelie; esso vede ad ogni volgere di generazioni, ad ogni compimento di lustro, ad ogni rapido trapasso d’anno aggiungersi un prolungamento che lo va mano mano avvicinando alla meta. Ma illustre operajo, che coadiuva in tal modo al grandioso lavoro, non è giunto all’estrema linea ove ha posto la nuova pietra che passando attraverso a tutto quanto era già stato fatto, che dopo aver percorso tutto il cammino già ridotto a compimento. Nella scienza l’idea non è mai originale, ma è il frutto di altre idee, d’un’operazione per così dire chimica del cervello, che trae nuovi preparati da altri preparati vecchi e conosciuti. Nella scienza volo, ardimento, individualità, indipendenza, ecc, ecc. tutto insomma il pretenzioso frasario artistico, manca di verità e di senso. Il genio scientifico non è altro che il prodotto dell’ingegno naturale moltiplicato collo studio e colla riflessione. Solo la filosofia, considerata come scienza, si sottrae in qualche parte a questa legge, ma la filosofia è il punto d’unione dell’arte e della scienza, è un paese limitrofo in cui si parlano due diversi linguaggi, è un ibridismo che accetta tutte le forme, perchè può essere a capriccio arte e scienza, praticismo e poesia, verità e utopia, analisi arida e severa, e brillante formicolamento d’idee surte non dalle viscere del fatto ma dallo splendente scintillamento dell’immaginazione. Là è il neutro terreno ove finisce la scienza ed ove nasce l’arte, ove muore il ciò che è e dove spuntano le mille vite del sistema, ove battagliano gl’ingegni ermafroditi che non sono abbastanza artisti per rinunciare alle apparenze del positivo, e che non sono abbastanza positivi per abdicare all’aureola brillante del poetico.

Senza perderci in un’antitesi, di cui i nostri lettori potranno facilmente indovinare i dettagli, è facile determinare quanto diverse da quelle della scienza sieno le condizioni dell’arte. Inoltre emanazione immediata dei costumi, delle credenze, delle idee d’un popolo, l’arte s’assoggetta ad un’infinità di modificazioni, che variano ad ogni volgere d’età, ad ogni rivoluzione di idee, ad ogni cangiamento di culto e d’abitudini. L’arte è di più essenzialmente individuale, o tutt’al più nazionale, mentre la scienza è umanitaria. Ogni popolo ha la sua musica e la sua poesia; l’umanità tutta non ha che una sola matematica.

Il corso preso dalle nostre idee ci porterebbe a sviluppi di troppo contrari alla brevità richiesta dal giornale. Rientreremo quindi nel nostro argomento contentandoci semplicemente di dedurre dal suesposto, che il gusto relativo è quindi il regolo incerto che guida e determina i giudizii nella musica, giacchè supporre un assoluto nell’arte è un azzardare una proposizione contro cui combatte la terribile prova del fatto.

In un ultimo articolo indicheremo le conseguenze che nascono da questi principii, e cercheremo di far conoscere fino dove arrivino i diritti e le condizioni necessarie della critica musicale.

Bermani.



VARIETÀ

IL RITMO.

Quesito musico-teorico.


P
rima che io dichiari il quesito che mi propongo di sottoporre al giudizio di quei professori od amatori dell’arte musicale che sanno addentro nelle teorie meloarmoniche, penso necessario l’anticipare alcuni miei atti di fede. E 1.º che sia massima incontrastabile il non potersi dir logica definizione quella che non chiarisca quanto è possibile l’essenza della cosa definita, che non la separi, non la distingua da altri oggetti o concetti che, sebbene a lei affini, non siano però con lei identici, che inchiuda termini che vorrebber essere e non lo sono definiti, chiariti ne loro speciali rapporti coll’idea fondamentale della cosa definita. 2.º Che il definir a dovere i termini tecnici di un’arte, e massime quelli che ne dinotano una parte essenziale, sia il primo de’ doveri di chi si assume il grave incarico di dettare precetti, regole, a scanso di incorrere la taccia di aver voluto farla da maestro prima di finire di essere scolari, di aver voluto illuminare altrui colla mente non ancora abbastanza spazzata dalle tenebre, o di aver ceduto alla forza d’inerzia, madre prolifica di quelle oscurità che non mancan nemmeno ne’ libri didascalici dell’arte belle dettati da artisti di merito distinto, profondi nelle musiche cognizioni. E le conseguenze delle oscurità nelle definizioni che s’incontrano nella maggior parte de’ libri teorici della musica quali sono? bagattelle! o li iniziati fanno un salto quando le incontrano e, per non rompersi il capo, si avviano a quello studio superficiale e leggero che semina a bizeffe li artisti e i dilettanti leggeri, tanto che volerebbero pel vacuo come foglie secche, se la pesantissima prosunzione onde vanno d’ordinario muniti i leggeri, i superficiali musico-fili, non li tenesse saldi, aggruppati alle porte del tempio di Euterpe a dispetto del biondo papà Apollo: o se l’iniziato ha fermo proposito e lena e talento e genio per l’arte, bisogna che impazzisca e impieghi assai tempo e pazienza per recar luce nei precetti di coloro che col frontispizio delle loro opere hanno promesso di illuminarlo; o finalmente se l’iniziato è scarsetto di ferma volontà di studiare, di tentare di vincere li ostacoli che presenta o l’insufficienza de libri o l’ignoranza de’ maestri, manda al diavolo e ritmo e accordi e modulazioni, e non concede più che un par d’orecchie a quell’arte che non si può imparare senza una lunga e costante operosità di un buon cervello. 3.º E finalmente che nella teorica musicale la parola Ritmo abbia un significato importantissimo, perchè dinolante una delle proprietà costituenti l’essenza prima, fondamentale della musical favella, e che per conseguenza, se non è necessario, se è fors’anche intempestivo il tentare di farne conoscere il significato ne’ libri de’ primi elementi musicali, sia però indispensabile il definirlo colla maggior chiarezza ne trattati d’armonia, d’accompagnamento, di contrappunto, ne’ dizionarj musicali, ne’ metodi di bel canto, o completi, o brevi o compendiati che si vogliano intitolare, altrettanto quanto è indispensabile il definire che cosa debba intendersi per Metro, Numero nella poesia, per Simetria, Euritmia in architettura, per Dritto in giurisprudenza e va dicendo.

La verità delle tre premesse oso dirla incontrastabile, e ciò posto, io azzardo la seguente proposizione: che nei trattati d’armonia e d’accompagnamento, nelle grammatiche, ne’ dizionarj musicali, ne metodi teorico-pratici per canto che girano per le mani de’precettori di musica, sì nelle private che nelle pubbliche scuole, non si trova definito il Ritmo con sufficiente chiarezza, col necessario sussidio di appositi esempj atti a facilitarne l’intelligenza, ed in pari tempo a porre fuor d’ogni dubbio che lo scrittore precettista abbia ben capito ciò che pretese definire e far capire altrui.

Io non potrei dire di aver letto tutti i trattati completi o compendiati di teorie musicali; ma, ripeto, ho letto ed esaminato tutti quelli che sono adottati nei Conservatorj e van per le mani de’ studiosi e de’ precettori di musica; e non esito sfidare a provarmi erronea la mia asserzione col trovarmi una definizione stampata del Ritmo, che possa dirsi completa, chiara, logica. Anch’io ho definito il Ritmo nella mia Grammatica della Musica1 ma, con buona venia de’ gentili che l’hanno pubblicamente encomiata, io pel primo non ne sono soddisfatto, sebbene, per non avere trovato di meglio in altri libri musico-didascalici, e per non avere allora avuto bastante coraggio per dare una mia definizione io mi sia attenuto a quella data da G. G. Rousseau nel celebre suo Dictionnaire de Musique.

Posto adunque che io abbia ragione nell’asserire che nessun Italiano scrittore di musicale tecnologia abbia dato una giusta definizione del Ritmo, io credo poter aspirare ad un bocconcello di benemerenza coll’eccitare i dotti nelle melo-armoniche discipline a mandare a questo stesso foglio la possibilmente chiara, completa, giusta definizione della parola Ritmo.

La Gazzetta musicale vanta nomi chiarissimi fra i suoi collaboratori, come sono un Simone Mayr, un Boucheron, un Professore Bigliani, un Casamorata, il maestro Luigi Rossi, il dotto amatore Geremia Vitali e qualch’altro valente, e di tanto mi lusinga l’amor proprio da sperare che taluno, o fors’anche più d’uno di loro, convinti di recare un vero servizio alli studj musicali, vorrà onorare la chiamata. Che se poi taluno dell’onorevole coorte conoscesse una definizione esatta, logica del Ritmo, già stampata in un non recente libro teorico-musicale, non abbia scrupolo alcuno a sciorinarmela dinanzi, giacchè io sarei contento della mia sconfitta (seppure potrebbe dirsi tale dacchè ho dichiarato di non averli letti tutti tutti i libri musico-teorici) perchè io potrei rivolgermi a tutti li altri scrittori di Trattati, Metodi e cose simili, e dir loro: Non lo sapevate nemmen voi se avete dato incomplete, scure o false definizioni del Ritmo: e così, dividendola in più, la mortificazione si farebbe tanto leggera da non farne rossa la cute.

  1. Presso Giovanni Ricordi: Edizione II.ª 1832.

GAZZETTINO SETTIMANALE

DI MILANO

— Martedì sera l’egregio nostro collaboratore sig. Isidoro Cambiasi invitò una sceltissima coorte di maestri dilettanti e professori per assistere o prender parte alla lodevole esecuzione de’ seguenti pezzi vocali ed istromentali:

1.º Beethoven — Sonata in sol minore.
2.º Reber — Trio.
3.º Mandanici — Salve Regina a tre voci1.
4.º Mozart — Terzetto nel Flauto magico.
5.º Haydn — Duetto nella Creazione.
6.º Bertini — Sestetto in mi minore per pianoforte ed istromenti d’arco.
7.º Mozart. — Aria di Papageno nel Flauto magico.
8.º Haydn. — Aria nella Creazione.
9.º Beethoven — Adelaide.
10.º Rossini — Quartetto. Quando corpus morietur, nello Stabat.

Ai nostri lettori presentiamo questo interessantissimo programma onde in taluno possa sorgere il desiderio di imitarne l’esempio. Le composizioni classiche di elevato concepimento e di un genere non proclive alla moda formano il vero gusto ed efficacemente ammaestrando incantevolmente dilettano

— La Scala ha lasciato per ora in riposo le prove di Semiramide, e darà invece principio a’ suoi esercizi carnevaleschi coi Lombardi alla prima Crociata, sostenutivi dai conjugi Poggi e da Colini.

— Il teatro Re chiuse jeri sera il corso delle rappresentazioni de’ fanciulli Vianesi. Lo spettacolo fu intercalato da alcuni pezzi per Violino, che vi eseguiva di nuovo il valente Arditi. – Pel carnovale ne si prepara la Sonnambula, poi, dicesi, L’osteria di Andujar di Lillo.


CARTEGGIO PARTICOLARE

Torino 13 Dicembre 1844.

Quantunque già accennata da altri giornali, trovo conveniente che anche la Gazzetta Musicale parli della mancanza ai vivi del celebre cantante Angelo Testori, d’anni 75. avvenuta dopo lunga e penosa malattia il 7 ottobre anno corrente. Esso fu giustamente da tutti compianto, sì per la non comune abilità che aveva nell’arte sua, sì, è più ancora, per la bontà del suo carattere.

L’egregio maestro Luigi Rossi, valido collaboratore di questo vostro foglio musicale, gli era amicissimo: gli aveva [p. 212 modifica] 212:

or fa qualche tempo dedicate due opere di solfeggi, ed ora piamente si propone di fargli da solo un funerale, al qual uopo ha messo già in prova una sua nuova Messa funebre composta nella scorsa estate, e che farà eseguire il 23 corrente con un corpo di 36 cantanti, accompagnali semplicemente dall’organo e da parecchi contrabassi. Dopo l’esecuzione vi parlerò più diffusamente di (piesto bel lavoro del Bossi. Chiuderò questa mia coll’aggiungere che il 24 del testé scorso mese si solennizzò nella chiesa delio Spirilo Santo la festa di santa Cecilia, e che in tale occasione si esegui una Messa del sig. Bomtialdo Lasagne, cieco ab infamia’, la (piale ha superalo l’aspettativa generale, sebbene l’esecuzione non sia stata delle più soddisfacenti. i l’enezia il dicembre 1S44. Nella sera di martedì IO corrente aveva luogo I accademia di riapertura nelle sale della società Apollinea. Eseguivano varj pezzi di canto la signora De la Grange ed I signori Dova! c Scheggi. Quest ultimi son nomi conosciuti, ne mancarono a sé stessi neppure in tal occasione. Ma uopo è arrestarsi alla signora De la Grange. Questa giovine artista sostenne nel teatro Apollo la stagione dell’autunno toste corsa, c ncll’opcre da essa eseguite, cioè, la Maresciallo d’Ancre, la Erancesca da Birnini e il Borgomastro di Schiedam, ebbe i primi onori e venne lodatissima per l’intonazione, l’agilità, la buona scuola e il buon gusto nell’esecuzione. Cosi dunque nella sera di martedì si attendeva con impazienza dalla società Apollinea una nuova prova della valentìa di tal artista, e la De la Grange non solo dilettò e piacque, ma sorprese. Il duello nell’Armida, quello del Turco in Italia, il rondò nella Cenerentola, un’aria espressamente scritta dal maestro Levi, la fecero giudicare artista di molto merito. Di tutti quei pezzi s’addomandò la replica. Assistevano a quest’accademia celebrità musicali; e vi fu uno scrittore di oltre sessanta sparlili, che confortatevi orecchie mie, v’è meravigliato esclamò: ancora chi sa cantare senza lacerarvi Ciò sia detto e notato per amore di verità e di giustizia. Si aggiunga poi che la De la Grange è pure abile e distinta pianista, e lo provò nella sera stessa eseguendo la gran Fantasia di Thalberg sui temi de! Mose. NOTÌZIE — Bajona. Leggesi nel Monde Musical. • Il singoiar tentativo del tenore Sinico ottenne il più grande, successo. Questo artista ha cantato in italiano le parti d’Edgardo nella Lucia e di Gennaro nella Aizza di Granala, mentre che il resto della compagnia eseguiva le due opere in francese. Il sig. Sinico può andar ben lieto d’aver trionfato di un simile disavvantaggio. Questo tenore fece immensi progressi dal tempo in cui faceva parte della compagnia del teatro Italiano a Parigi. La sua voce è bellissima ed eccellente la sua scuola. Le rappresentazioni di Sinico furono dal pubblico assai gradite». — Barcellona. La riproduzione del [leggente di Mercadante fu coronata di bel successo. — Bri ssf.i.les. Leopoldo Meyer e madamigella Teresa Milanollo furono testé nominali membri del Cercle des arts. 11 principe di (’.himay, inviandone ad essi il diploma, annunciò loro che il direttore della società decretò inoltre una medaglia d’oro a ciascuno. Madamigella Maria Milanollo ottenne pure una medaglia doro. In un concerto dato per l’inaugurazione del Cercle des arts, Leopoldo Meyer ha trasportato all’entusiasmo il suo uditorio colle sue din’composizioni Bajazeth c la marcia Maroccaua. Come esecutore egli ha fallo prova di una tale agilità che por rappresentarlo, dice il signor Félis ueW Indépendant, bisognerebbe dipingerlo con dieci dila per mano. Mover è ora atteso a Parigi. — Copenaghen. Il Beai Teatro Italiano diede principio ad un corso di rappresentazioni il 3 novembre passalo. A quest’ora vi formi già date le opere Saffo, L’Elisir d’amore c Lucia, le quali sortirono esito lieto. — Dresuv. Il celebro pianista Wihners diede diversi concerti che gli valsero la generale soddisfazione. L’artista si fece sentire anche alla presenza di S. M. il re, cd ebbe in dono dallo stesso una preziosa spilla. Wihners pensa di recarsi a Vienna verso il principio del mese prossimo. — Francofobie si l meno. Si e formala in questa città un’Unione di canto di comunità israelita, che dicesi conti già ottanta membri. — Londra. Scrivesi alla Bevile et Gazette Musicale di Parigi in data 2 dicembre: «La grand’opera del sig. Balfe, The Daughter of Saint Marc (La figlia di S. Marco), è stata rappresentata mercoledì 27 novembre al teatro Drury-Lane. La sala era zeppa. Si notava fra gli spettatori la più elegante società di Londra. Il sig. Balfe in persona dirigeva l’orchestra. Salutato dopo V ouverture, e dopo cinque pezzi principali, il maestro ha ricevuto li1 più lusinghiere testimonianze dell’entusiasmo che in tutti eccitava la magnifica sua partizione. Questa nuova opera è infatti assai pregevole. Essa manifesta in favore dell’autore una potenza d’idee melodiche, toccami e drammatiche, la cui fecondità sembra «gnor più accrescersi e svilupparsi. Il signor Buon si è distinto e come poeta e come direllore. Egli ha tirato gran partito dall’eccellente libretto del sig. Sainl-George. Ebbe cura di non trascurare le scene principali, il di cui effetto fu grande. Del resto egli ha cambiato lo sciogli mento: non ch’ci disapprovasse quello del dramma francose, un peri he ha supposto a buon dritto che il suo 0 AB. Si unisce a questo foglio avrebbe meglio convenuto al gusto cd agli istinti del suo pubblico. ■ La messa in iscena fa il più grand’onore al sig. Burnì, e ricorda, per la magnificenza ed il buon gnsto, quella della Heine de Chypre. all’Accadeinia reale di musica. The Daughter of Saint Marc si dà ogni sera, c vi posso dar come sicuro che quest’opera continuerà In sua fortuna Finita la rappresentazione, diversi artisti sono stati richiamali. Il signor Balfe ed il signor Buon hanno essi pure ricevuto le unanimi e cordiali felicitazioni dell’uditorio. Gli stessi applausi si sono manifestati alle seguenti rappresentazioni. La figlia di S. Marco avrà la sorte della Bohémienne, la di cui cento decima rappresentazione ha avuto |’ altra sera un affollatissimo concorso. Les Quatre fils Ayrnon vedono ingrandire il loro successo ad ogni rappresentazione. Miss Condoli, Alien, Leffler c Wallon comprendono bene le loro parti, e la favorita opera comica di Balfe sarà per il sig. Maddon una vera mina d oro. Parigi, Vienna. Milano e Napoli si disputeranno quanto prima le deliziose inspirazioni musicali lente maestro.» — Mannheim. L’Unione Musicale di questa destinato in occasione della quindicesima festa dell’Unione un premio di venti ducati per il del vacittà ha animale miglior quartetto per pianoforte, violino, viola e violoncello, in forma tedesca, cioè alla Mozart e alla Beethoven. - Napoli. Una nuova composizione del maestro Sarmicnlo è il Te Deum, che fu assai ben cantato da Donzolli, Coletti, Vintcr c Chiaromoiile nella Beai Cappella. Ess i è dotta, elaborata, di buon gusto e massimamente infiorala di bei canti, tra i quali si distinse il Dignare Domine, caldaio da Donzelli. ( Omnibus}. — Parigi. Il cantante improvvisato. — Al Teatro Italiano un bizzarro accidente venne giorni sono a rallegrare l’intermezzo delle Cantatrici Pillane. Un individuo, vestito da soldato dell’altro secolo, compari all’improvviso da un canto della tela, s’avanzò e fece comprendere al pubblico con una bizzarra gesticolazione ch’egli voleva essere ascoltato, e così parlò: «Signori, io vi voglio cantare qualcosa. - E una improvvisazione! • - E Io stravagante personaggio cavò dalla tasca mi enorme piego di apparenza poco improvvisata. - E parole e canto, tutto è opera mia. - Non orchestra! musica ideale!!! • - Dipingere la stupefazione dogli spettatori a (piesto annunzio eccentrico, è cosa difficile. - Fatto il suo discorso, egli cominciò a cantare non sappiali! bene che cosa, in un corrotto linguaggio che non era nè italiano nè francese. - Per malaventura due garzoni di teatro s’erano inoltrati a passi di lupo dietro l’iinprovvisatorc, lo ghermirono pel corpo e lo rispinsero precisamente dall’altra pai le della tela. Condotto innanzi al divellere per esplicare la sua stravaganza, l’individuo dichiarò ch’egli era semplice comparsa ed era scritturalo per rappresentare i Babilonesi, i Homani, gli Scozzesi e generalmente qualsiasi popolo di qualunque paese; ch’egli si trovava tanto talento (pianto ne potevano avere i signori Lablache, Ronconi e Mario, c che sapendo bene ch’egli non poteva per di ritto ottenere udienza, aveva scelto quest’espediente per prodursi davanti al pubblico. - Subito quest’interrogatorio, il povero diavolo fu ricondotto per cura di alcuni macchinisti lino alla porta esteriore, c l’accidente non ebbe alcun altro segnilo ■>. — Il signor Félicien David dava un secondo concerto, il 27, al teatro Italiano, nel (piale si doveva ripetere la sua Ode-Sinfonia, di cui si dicono meraviglie. - Noi ritorneremo a parlare di questo compositore c delle sue composizioni. — Praga. (ìli allievi del Conservatorio eseguirono non ha guari nella chiesa dei Domenicani una nuova Messa del loro direllore sig. L F. Ritti, che venne as— Vienna. II pianista Alfredo Jaell, di undici anni, dava il suo primo concerto il 1A corrente nella sala della Società de’dilettanti di musica. — Il 12 di (piesto mese ebbe luogo un’accademia negli appartamenti di Sua Maestà la regnante Imperatrice, alle quale i signori Moscheles e Pruine ebbero fra gli altri l’onore di prender parte. Il primo suonò una sua fantasia su temi dell’opera Don Pasquale, ed un’improvviso. Il secondo eseguì un suo adagio e rondò e La Mélancolie pastorale per violino con accompagnamento di pianoforte. Il maestro di cappella di camera c compositore di Corte, sig Gaetano Donizetti accompagnò al cembalo i pezzi di canto che si ebbero ad eseguire. COS E — Sivori concerto da snne. il IS si trasferirà ebbe a Londra grandi trionfi. All’ultimo lui dato assistevano più di cinque mila perdei corrente partiva per Brusselies, da dove in Olanda ed in Germania. -- Il celebre scultore Etes sta per dar compimento alla statua in marmo di Rossini che dev’essere posta nel cammerino del teatro dell- Opéra, a Parigi. Nello stesso tempo fece un piccolo modello di questa statua, che’destina pe’suoi amici. — Il baritono sig. Achille De Bassini, venne nominalo professore onorario deil’Accademia di Santa Cecilia in Roma. — Il celebre pianista compositore Moscheles venne testé nominalo membro onorario della Società degli amatori di musica dell’Austria. — L’opera che il maestro sig. Matteo Salvi sta componendo per l’1. R. Teatro alla Scala e che verrà rappresentata nel)’ imminente carnevale ha per titolo i Burgravi. Il libro è tratto dal dramma di Hugo dallo stesso titolo, e la riduzione sarà del Sacchéro. — Il maestro Luigi Ricci comporrà nell’anno prossimo una nuova opera per TL R. Teatro alla Scala. ME PCBBLICAZ10M MUSICALI DEl.L’l. II. STABILIMENTO NAZIONALE PH1V1LBG. ni GIUVA VXi RICORDI umili sfflìffli E LI CARITI THE CORI RELIGIOSI CI LtC VOCI <?L DoiUHX ca n acca di n. tQ/c hoss:it: CON PAROLE N. 16971.» 19972. e 16975. Uniti... francesi Fr. 2 49 con parole ital.di G. Vitali N. 16816.» 16817. r 16818. Uniti... 2 IO» 7 — METODO ELEMENTARE E GRADUATO ìli ©fiiclciòc Fr. 7 — Fr. 8. 18 contenente i Principj di Musica, Intavolai ara, Scale Escrcizj, Studj, Arie e Duetti di Opere italiane D I 15611 METODO COMPLETO PER FAGOTTO adottato dal sig. Fétis pel R. Conservatorio di Musica in Brusselles COMPOSTO DA Versione dal francese con noie D I 16202 PIUMA E SECONDA SINFONIA ridotte per Pianoforte e Violino con Violoncello ad libitum I?» W. MÎIWJ COMPOSTE DA 16151) 16121 Op. 21.» 56. GIOVANNI RICORDI EDITORE>PKOPRIF.TABIO il pezzo N. IO dell’ANTOLOGIA CLASSICA MUSICALE. Anno Dall’I. lì. Stabilimento Nazionale Privilegiato di Calcografìa, Copisteria e Tipografìa Musicale di Giovanti Ki(O:’lii Contrada degli Omenoni N. f720, e gotto il portico «ti fianco airi. R. Teatro alla Scala.

  1. Questo commendevole pezzo del dotto autore di molti conosciuti lavori da chiesa, da teatro e da camera venne recentemente pubblicato presso Ricordi. La Salve Regina contiene molte bellezze di sentimento, di stile e di magistero, e può servire di degno riscontro all’Ave Maria dell’istesso Mandanici nello scorso anno lodatissima.