Gemme d'arti italiane - Anno I/Nabuccodonosor che ordina la strage degli Israeliti

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Tommaso Locatelli

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NABUCODONOSOR

che ORDINA

LA STRAGE DEGLI ISRAELITI

quadro ad olio

di Giacomelli Vincenzo per commissione del signor Mistrellet di Torino

Io non so se il pittore debba essere così fedele alla storia e seguirla filo per filo come farebbe, un erudito, un cronista, o non si voglia piuttosto usare con lui d’una certa larghezza, concedendogli di allontanarsene e accettare una vulgare opinione, se questo può giovare al concetto dell’arte, all’evidenza della rappresentazione, e aiutare gli effetti ch’ei si propone di produrre nell’animo del riguardante. Ufficio del pitto [p. 120 modifica]re non è tanto istruire, quanto dilettare e commuovere, e a lui va lasciata la scelta dei mezzi conducenti a tal fine. A questo modo io intendo la libertà ch’Orazio ha fatta a’ pittori e a’ poeti.

Certo è vero che nelle sacre carte non leggesi che Nabuccodonosorre nella lunga guerra ch’ei mosse a quell’infedele vassallo di Sedecia, entrasse mai in Gerusalemme.

E’ sconfisse il re ribelle a Reblata, a Reblata Nabuzardan, principe dei suoi eserciti, come la Scrittura lo chiama, trasse i sacerdoti e i principali del popolo, i vasi e le ricchezze del tempio, e quivi fu commessa la strage di Giuda. Il Giacomelli, anzi che il fatto in sé stesso, volle rappresentarlo nelle ultime sue conseguenze, e lo trasportò con la sua tela in Gerosolima; né si dee dargliene maggior cagione, che a tutti i poeti che trattarono l’eguale argomento ed allo stesso storico Arquetil, il quale dice propriamente che il re degli Assiri occupò la santa città, poiché in effetto la occupò con le armi del suo generale.

Il Giacomelli interpretò la storia, e seguì la versione che più tornava al concetto dell’arte. E nel vero tanto la miseria è più pietosa, quanto di più alto luogo è la caduta.

Il pittore lo seppe, e per questo a ottenere maggiore l’effetto della compassione immaginò al fatto una magnifica scena. L’animo naturalmente si commuove al pensiero, che quella città ch’or sì bella e lieta in vista ti si stende dinanzi; quelle colonne, quelle guglie, que’ grandiosi e nobili monumenti, ch’or la fanno sì altera, dovranno ceder tra poco all’ira del vincitor inclemente, andranno a terra arse e distrutte, rimarran vuote d’abitatori le strade e Giuda sarà tolto alla stia terra! [p. 121 modifica]

Lo spettacolo della distruzione comincia: Nabucco sorge feroce sui gradini del tempio in atto di fulminare il tremendo decreto, e l’inesorabil soldato alza già il brando sull’imbelle turba che mal colle preghiere ed il pianto si difende. Il terror della strage imminente si legge in tutti i volti, variamente significato, e l’animo a tanta pietà ti si strigne.

Se non che l’opera del fedele bulino che ritrasse sì al vivo la tela, rende vana l’opera più marchevole della penna, ed io non andrò più lungi nella descrizione del quadro. Il lettore n’ha sotto gli occhi l’immagine, e per quanto il consenta la ristrettezza delle proporzioni ammirerà la bellezza della espressione nelle figure e ne’ gruppi, la copia e varietà de’ modi, onde il pittore seppe dar vita al medesimo sentimento. Qui ha abbondanza, splendore d’immaginazione, bellezza di disegno e di tipi.

Ma ciò che, per quanto fosse potente, mal saprebbe rappresentare il bulino, è la magia del colorito, quell’arte squisita, che toglie alla natura i colori, che infonde nelle carni la vita, e fa quasi inganno alla mente. Nel Giacomelli rivivono le più splendide tradizioni della veneta scuola e l’opera è degna veramente del più maestro pennello.

Tommaso Locatelli