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Molto pisciar, non vien da poco bere.
Molte leggi, corrompono un mal’essempio.
Molti san tutto, e di se stessi nulla.
Memoria di se stesso, induce senno.
Mal senza libertà, si gusta il bene.
Mal senza libertà, gioua la vita.
Mal dee trouar pietà, chi fù crudele.
Mansueto è, chi vince col bene il male.
Modestia & autorità, rado s’accopiano.
Mostrando al buon, l’error torna virtute.
Mal la necessità, guarda la castità.
Molti vsano il consiglio, ma pochi il fanno.
Misura altrui, con la misura propria.
Maggior diffetto, men vergogna laua.
Mal con nuoua legge, si rimuoue un’vso vecchio.
Mal viue a chi fortuna inuidia la vita.
Mentre si contan l’hore il tempo fugge.
Medicina a tempo gioua, fuor di tempo nuoce.
Morir pria che pentir’, vsa perfidia.
Mente bestiale, ordin diuino abusa.
Mentre dorme l’auaro, si sogna il ladro.
Morte del commun bene, è l’vtil proprio.
Menar la caualla.
Molti affetti, comuoue un dolor solo.
Merto e necessità, sceman le pene.
Muoue sorte e virtù, più ch’altro essempio.
Men mal è il far, ch’il sostentar la guerra.
Muoua l’accusa, carità non odio.
Metter’il Diauol nel’inferno.
Metter’il Papa in Roma.
Mondan diletto, picciol tempo dura.
Male si leua il duol, che troppo inuecchia.
Molti disegni, guasta la pouertà.
Mai senza sudar, s’hebbe vittoria.
Metter la borsa grande, nella picciola.
Mal truoua fede, chi vna volta inganna.
Menar per lonaso.
Molti fan conscientia di sputar’ in chiesa, e poi cacan su l’altare.
Morte del grillo.
Mettersi il bacin sul capo.
Meritar più il limbo, che l’inferno.
Muro crociato.
Muro senza croce.
Muro imbrattato, e scompisciato.
Muro bianco, carta di matto.
Molino rotto.
Mandar frate.
Mandar carta bianca.
Mangiar da due bande.
Metter’ il carro inanzi i buo’.
Maneggiar la pasta a suo modo.
Mal può durar’ il rossignol’ in gabbia.
Meglio con man dolce, che con forza si raffrena il cauallo.
Meglio i cani le lusinghe fan tuoi, che le cattene.
Maestro, si chiama il boia.
Meglio è vbidire, che santificare.
Metter’arosto & a lesso.
Mettere a monte, & a partito.
Maestro guasta concio.
Mettere in tutela.
Misura tre, e taglia vno.
Maggio hortolano, assai paglia e poco grano.
Morto il leone, infin le lepri gli fanno insulto.
Mescolar lucciole con lanterne.
Mucho hablais, mucho errais, dice lo Spagnuolo.
Menar la lingua, e parar la fronte.
Menar’il can per l’aia.
Morta è ragione, e la giustitia langue.
Molto pensar, la mente intrica.
Meglio è vna faua in libertà, ch’un confetto in carcere.
Mostrar di non hauer dato al cane.
Meglio è vna volta, che non mai rauuedersi.
Molte cose è meglio crederle, che prouarle.
Molto si perde, per esser stolto.
Menar l’orso a Modona.
Medico vecchio, e legista giouine.
Metter’il lupo per pecoraro.
Mandar la gatta per lardo.
Mandar’il coruo.
Marauigliarsi del ponte a Tressa.
Maggior miracolo fù il baleno.
Mai si serra vna porta, che non se ne apra un’altra.
Mangiar come i caualli Albanesi.
Mostrar’ a’ mariti la luna per il sole.
Male male sfiglia sfiglia, va lontano mille miglia.
Morte cura i buoni, e lascia star’i rei.
Men veneno ha la vipera, che la donna proterua.
Mona zucca al vento.
Malamente acquistato, malamente se ne va.
Morti co’ morti, e viui stan co viui.
Mille piacer non vaglion un tormento.
Mangia a tuo modo, ma vesti a quel d’altrui.
Merce condegna, merta ogni buon’opra.
Male cane vecchio si auezza, a portar cauezza.
Mangiate di ciò che vien’ in beccheria.
Monditia e buon odore, l’vna e l’altro costa poco.
Meglio e un bracco, ch’un mastino.
Meglio è un bicchier di vino, che tutto il Teuere.
Metter romor’ in paradiso.
Mangiar’ il cascio nella trappola.
Meglio è un gran di pepe, ch’vna noce.
Mandar’un pettine, ad un caluo.
Mal’anno e mala moglie, non manca mai.
Metti il matto in banca, o giuoca de’ piedi, o canta.
Meglio è dar la lana, che la pecora.
Meglio è dar l’vuouo, che la gallina.
Meglio è un pezzo di pane, che niente.
Madre pietosa, fa la testa tegnosa.
Medico pietoso, fa la piaga rognosa.
Monachi, preti, e soldati, son lupi, biscie, e volpi.
Marinaro d’aqua dolce.
Marzo o buon’orio, il bue a l’herba, & il cane a l’ombra.
Mancan di quelli che fanno cantar gl’orbi.
Moglie di ladro, sempre non ride.
Mentre il lupo caca, la pecora scampa.
Matto per natura, e sauio per scrittura.
Meglio è magro accordo, che grassa sententia.
Morte di moglie, alegrezza di marito.
Mentre vno nasce, un altro muore.
Mangia tanto vna rozza, quanto un buon cauallo.
Meglio è tardi, che mai.
Misero chi speme, in cor di donna pone.
Misero chi speme, in cosa mortal pone.
Maggior fretta, minor atto.
Mangia poco, vesti caldo, beui assai, che viuerai.
Mentre l’herba cresce, il cauallo muor di fame.
Monta qui sù, che vederai Verona.
Molle acqua, dura pietra penetra.
Meglio è l’esser’ inuidiato, che misericordiato.
Meglio è tacere, che male rispondere.
Men pecca, chi il peccar, ha in sua balia.
Medico grasso, e religioso magro.
Mutansi i tempi, e noi con quegli ancora.
Meglio è pericolar’ un tratto, che star sempre in timore.
Milan puo far, Milan puo dir, ma non può far d’aqua vin.
Meglio è soffrir’ un male, c’hauerne cento.
Male si conosce il fico.
Mescolar zucche con lanterne.
Male è inuitar l’asino alle nozze.
Madonna porta in pila, come si chiama la vostra villa.
Medico a l’anima è Dio, & al corpo un buon compagno.
Medico cura te stesso.
Meglio è mangiare cio che hai, che dire cio che saj.
Mai si fa cosa ben’in fretta, fuor che fuggir la peste.
Misero è bene, chi veder schifa il sole.
Merita honore, chi inganna l’ingannatore.
Metter la casa sul camino.
Menar’ il gallo a pollaio.
Miglior coda che non ha il pauone.
Madonna honesta da’ campi.
Metter’vno in ciel Martino.
Mandar’a far stuore in Ferrarese.
Meglio perduto, che smarrito.
Menar per le cime de gl’arbori.
Mangiar senza bere.
Maccaroni senza cascio.
Masticar’ Aue Maria, e sputar pater nostri.
Metter sopra il ciel del forno.
Madonna da la gonnella, di verde indugio.
Madonna stracca il primo.
Mettersi con l’arco del’osso al’impresa.
Mele Bolognesi.
Metter la scarpa manca, nel piè ritto.
Mostri il festucco d’altri, e non uedi il tuo traue.
Mastin da pecoraio.
Maggior si fa il vinto, lodandosi il vincitore.
Muore la zucca, che vuol contender con la palma.
Marzo arrido, Aprile humido.
Molte nouelle, son piene di couelle.
Medico giouane, ingrassa il sagrato.
Mendaci, sono i Candiotti.
Monaci al conuento, e’ morti al sagrato.
Miseria, e calamità, scuopron l’amistà.
Mantello cuopre il brutto, & il bello.
Male sopra male, non è sanità.
Maladetto il solazzo, che fa l’huomo pazzo.
Maggio giardinero, non empie il granero.
Mano bianca, è assai lauata.
Molto parlar nuoce. Molto grattar cuoce.
Male pensa, chi non contrapensa.
Morta la bestia, morto il veneno.
Meglio val finire, che sempre languire.
Mostrami il bugiardo, io ti mostrerò il ladro.
Mai ceneriero, fù buon guerriero.
Mai vantatore, fu buon faccitore.
Mal coua la gallina, fuori del suo nido.
Masticar pane, e gelosia magra.
Menestra di faue, senza sale.
Macinar con duo macine.
Maschera, da Modona.
Mondo vatti con Dio.
Mai fù sangue bianco.
Mentre l’aragne rompe la tela, il pouer non ha ne vento ne vela.
Meglio occhio cauato, che star sempre penato.
Molti parlan d’Orlando, che non vider mai il suo brando.
Molti pozzi, molti secchij.
Molte mani, spediscon molti negotij.
Mancheranno i cotti che vi daranno in mano.
Mandar’i ceruelli per le poste.
Macherone torrestila tù?
Mal cena, chi tutto descina.
Man dritta, bocca monda, può andar per tutto il mondo.
Mangiando viene l’apetito.
Matta è quella pecora, che si confessa al lupo.
Molto ardire, e poca forza, non vale vna scorza.
Molti parenti, molti tormenti.
Molti seruitori, molti rumori.
Mal si puó tener la casa netta, da cani di leuante.
Molte sporcitie, cuopre candido marmo.
Mescolar lancie con manaie.
Mal’acquistato in ogni mestier, non arriua al terzo heritier.
Mal per consiglio rimediato, non fu mai molto stimato.
Morta la pecora, non cresce piu la lana.
Morirà piu tosto la vacca di un pouer huomo.
Mettiti prima i panni del compagno.
Manda il matto alle persiche, egli ci va con le pertiche.
Male pesa, chi non contrapesa.
Molte soaui e dilettose rose, si veggon spesso tra le spine ascose.
Meglio è di fortuna poscia lamentarse, che sempre hauer tacciuto e consumarse.
Mai diuentò fiume grande, che non v’entrasse acqua torbida.
Mentre la vista de’ mortali alluma, la candela se stessa arde e consuma.
Mentre l’huom da, e’ vien tenuto un Dio, ma quando più non ha vien’in oblio.
Mula che ride, e donna che soghigna, quella ti tira, e questa ti graffigna.
Mangiar, bere, e scherzar t’ingegna, che dopo morte alcun piacer non regna.
Mal può prender l’uccello che vola, chi non sa tener quello ch’ha in gabbia.
Muso di porco, gambe di ceruo, e schiena d’asino vuole il buon seruo.
Maggior suplicio al mondo non è dato, di quel che pate l’uomo che è innamorato.
Misero chi corna porta per insegna, che l’huomo non può hauer cosa più indegna.
Minor pena Tantalo pate nel’inferno, che non fà chi stà di donna al gouerno.
Mai si secreto alcun’esser non puote, ch’al longo andar non sia chi il vegga o note.
Mentre che di far bianco il negro tenti, cerchi che notte il chiaro di diuenti.
Monte, bosco, buon porto, città e torrente, habbi se puoi per vicin’e parente.
Mal’anno, e donna senza ragione, si truouano in ogni luoco, e d’ogni stagione.
Mal si laua la testa e la corona, chi non va al barbier’ in persona.
Molto spender’ e poco acquistar, fà l’huomo spesso il suo pan cercar.
Mentir’, ingannar’, e sempre far questione, induce tosto l’huomo a perditione.
Male può curar l’infirmità, chi bene non conosce la sua qualità.