Giro del mondo del dottor d. Gio. Francesco Gemelli Careri - Vol. V/Libro I/IX

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Libro I - Cap. IX

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CAPITOLO NONO.

Dell’Isole di Samar, Leyte, Bool, Sibù, Bantayan, Camotes,

Negros, Fuegos, e Panamao.


F
Ra le due grandi Isole di Manila, e di Mindanao, sono quelle di Leyte, Samar, e Bool; le quali, una appresso l’altra, fanno parte del mezzo circolo, formato da tutte insieme. La prima delle tre più vicine a Manila, è detta Samar dalla parte di dentro, e dalla parte opposta, che riguarda lo spazioso Mare, Ibabao. La sua misura è come d’un busto umano, senza testa, nè gambe; la maggior lunghezza è dalla punta di Baliquaton (che colla punta di Manila fa il Canale, e Stretto di S. Bernardino) in altezza di 13. gr. e 30. m. dalla parte di Settentrione, sino alla punta di Guiguan, a 11. gr. che riguarda Mezzo giorno. L’altre due punte, che fanno i gombiti del busto, e la maggior larghezza dell’Isola; sono il Capo, overo promontorio dello Spirito santo (i cui [p. 101 modifica]alti monti sono i primi a scoprirsi dalle navi, che vengono dalla nuova Spagna, verso Oriente) e quello, che, posto dirimpetto Leyte ad Occidente, forma un’altro Stretto, largo appena un tiro di pietra: quantunque vi passasse per mezzo il Vascello, detto S. Juanillo, venendo dalla nuova Spagna. Sarà di circuito tutta l’Isola 150. leghe. Fra Guiguan, e’l Capo dello Spirito santo, è il porto di Borongon; nè molto lungi quelli di Palapa, e Catubig, l’Isoletta di Bin, e la Costa di Catarman.

Nella suddetta Costa di Palapa, naufragano allo spesso barche di nazioni incognite. A tal proposto narraromi persone degne di fede; che gli anni passati vi capitarono alcuni, che dissero, esser venuti da Isole non molto lontane; una delle quali era abitata solamente da donne: e che i maschi vi vanno in certi tempi determinati, per giacervi, e trarne i figliuoli del loro sesso. Gli Spagnuoii, per fama, la dicono de las Amazones.

Raccontarono di più, trovarsi nelle medesime Isole sì gran quantità d’Ambra, che se ne avvagliono, per impegolar le barche: ciò che si rende alquanto verisimile, dalla gran copia, che le Fortune di Mare ne gittano sulla detta Costa di [p. 102 modifica]Palapa. Mi narrò anche il Padre Antonio Borgia, della Compagnia di Giesù, e Proccurator Generale delle Filippine; come anche Miguel Martinez, Generale del Galeone, sul quale passai alla nuova Spagna: che un’Indiano Cristiano ne avea quivi trovato un pezzo grandissimo; del quale poi (siccome quello, che non ne avea alcuna contezza) si serviva, come di pece, per la sua barca; però venuto ciò a notizia del Padre Curato della Compagnia, se lo comprò a molto buon prezzo. Credeano il Padre Borgia, e’l General Martinez, che le suddette Isole, non per anche scoperte siano le Isole di Salomone, ricche d’oro, e di ambra, in traccia delle quali si è andato più volte dagli Spagnuoli.

Entrandosi per lo Stretto di S. Bernardino, e passato Baliquaton, si truova la Costa dì Samar; sulla quale sono i Casali d’Ibatan, Bangahon, Catbalogan (dove risiede l’Alcalde mayor, e’l Capitano a guerra), Paranos, e Calviga. Siegue poi lo Stretto, detto di S. Juanillo, (la cui Costa riguarda Mezzo giorno) fuori del quale, posta la prora ad Oriente, s’incontra la punta, et isoletta di Guiguan, dove si compie il giro dell’Isola. Questa si è [p. 103 modifica]montuosa, ed aspra, ma ne’ pochi piani feconda. Le frutta sono, come quelle di Leyte, però ve n’ha uno particolare, detto dagli Spagnuoli, Cicoy, e da’ Cinesi (che molto lo stimano) Seyzù, senza noccioli. Nasce parimente, presso Catbalogan, un’altra pianta di prodigiosa virtù, che per essere stata sperimentata da pochi anni in qua da’ Padri della Compagnia, è poco conosciuta dagli Europei. Gli Olandesi bensì ne hanno conoscenza, come quelli, che vanno a far loro negozi in Batavia; e perciò giunsero sul principio a pagar le sua frutta, sino a una doppia d’oro l’uno. La pianta s’assomiglia all’edera, e come l’edera altresì s’aggira a un’albero. Il frutto (che nasce a’ nodi, e foglie della pianta) ha il colore, e grandezza d’una mela cotogna; e dentro serba 8. 10. e 16. come spicchi, quanto una nocciuola l’uno, verdi, e gialli, che maturi, da per loro cadono a terra. Alcuni le chiamano di Catbalogan, altri di S. Ignazio, e gl’Indiani Bisay, Igasur. Ne nascono anche nelle Isole di Bantajan, Ilabao, Igasur, e Caragas; però le più stimate sono quelle di Panamao, e Leyte. Divengono elleno più efficaci, se vi si aggiunge, un’altro frutto, detto, dagl’Indiani Ligazo, dagli [p. 104 modifica]Spagnuoli Pepinillo di S. Gregorio, simile molto al balsamino (come anche la pianta) pieno però, come d’un viluppo di stoppa di canapa. Io ho portato in Europa dell’uno, e dell’altro; acciò i curiosi, possano sperimentarne le tanto rare virtù, che in que’ paesi vengono loro attribuite. Quali, e quante si siano, scorgerà il lettore dalla nota seguente da me portata da parola, a parola nella nostra favella datami dallo Speziale de’ Padri della Compagnia, il quale mi disse, esser dettata giusta l’esperienze fattene dal P. Molero, della stessa Compagnia.

La dose dee esser proporzionata alla robustezza dell’infermo, e alla veemenza del male; però l’ordinaria è il peso di mezzo reale (cioè la decimasesta parte d’un’oncia) polverizzata, e stemperata in acqua, o vino. Se la prima volta non farà alcuno effetto, potrà moltiplicarsi la dose.

Primieramente è valevole preservativo contro qualsivoglia veleno, o sia d’erbe velenose, o col soffio (come costumano gli Indiani di Borneo, delle Filippine, e di altre Isole); perocchè portata addosso, non solo il veleno non può offendere; ma per lo contrario danneggia colui, [p. 105 modifica]che vuole altrui dar morte. Tanto è ciò vero, che tenendo il Padre Alessio Gesuita in scarsella, casualmente, una di tai nocciuole, trovata nel giardino; venuto un’Indiano, ad avvelenarlo col soffio d’erbe velenose, in vece di fargli male, egli medesimo svenne a veduta del Padre. Richiedendosi la cagione di sì fatto accidente, altri Indiani confessarono il vero (come coloro, che sono intendentissimi della virtù delle loro erbe) e così scopersero la maravigliosa forza di tal frutto. Bevuto nel vino, nel modo suddetto, è anche ottimo per far vomitare ogni veleno. Secondariamente, giova contro i dolori colici, e mali venti, portata addosso, come la Tumbaga, o presa nel vino. Terzo, toglie i dolori di ventre, e di stomaco, presa in acqua. Quarto, val contro lo spasimo, bevuta, e applicata sulla parte. Quinto, giova alla difficultà di partorire, ed è di tal forza, che applicata prima del tempo può cagionare sconciatura. Sesto a’ dolori uterini. Settimo, per morsicature d’animali velenosi; così applicata sulla parte offesa, come presa in bevanda. Ottavo, contro il morso del verme Basul (che si truova nelle Filippine) presa nella medesima guisa. Nono, contro le [p. 106 modifica]febbri terzane, e quartane, data quando principia l’accessione. Decimo, applicata alle ferite stagna il sangue; così intera, come in polvere. Undecimo, giova a’ catarri, e al dolor di denti, e gingive. Duodecimo, portata parimente in bocca, pone in assetto lo stomaco, e’l ventre inferiore; particolarmente se si inghiottisce la saliva. Terzodecimo, portata addosso val contro le stregonerie. Quartodecimo, contro ogni genere di flusso di ventre, sia da causa calda, o fredda. Quali virtù sinora notate sono sperimentate, e certe: si crede però, che ne abbia assai più, e che si sperimenteranno, ponendola in uso; giacche è poco tempo, che si adopera.

Si è sperimentato ancora, che l’olio, nel quale saranno fritte tai nocciuole, ha tutte le mentovate virtù, così bevuto, come applicato al di fuori: e di più giova al mal d’orecchio, e alle nubbi degli occhi.

L’Isola di Leyte prende il nome da un Casale detto Gleyte, posto in un Seno a fronte dì Panamao. Dalla punta di questo Seno, verso Settentrione, si stende una Costa sino allo Stretto di S. Juanillo, per lo spazio di 20. leghe. Quindi [p. 107 modifica]continuandosi da Settentrione a Mezzo giorno, si truova l’Isola di Panahan, discosta circa trenta leghe; dove sono due punte, tre leghe lontane l’una dall’altra. La prima viene appellata Cabalian; l’altra Matavan (nome preso da uno scoglio dirimpetto) oggidì Sogor. Da questo Stretto di Panahan entrò Hernando de Magallanes, primo scopritore delle Isole l’anno 1521. Colui, che gli fece maggiori cortesie si fu il Signore dell’Isoletta di Dimassavan; il quale guidollo sino a Sibù, e quivi, insieme col Re dell’Isola, ricevette il santo battesimo. Ne’ Casali di Cabalayan, e Abuyog dimorava Tendaya, principal Signore; che fu l’unico rifugio degli Spagnuoli, e dell’Armata del Villalobo, nel 1543.; in traccia del quale poi vennero i Capitani dell’Adelantado Miguel Lopez de Legaspi.

Da Dimassivan, o Sogor, verso Ponente, sono 40. leghe di Costa, sino alla punta di Leyte, e così si comple il suo giro di 90. in 100. leghe. Ella si è popolata dalia parte d’Oriente, cioè dallo stretto di Panamao sino a quello di Panahan, a cagion delle fertili pianure, che rendono il cento, e ducento per uno. La dividono, quasi per mezzo, montagne altissime; che [p. 108 modifica]cagionano sì grande alterazione nell’aria; che quando dalla parte Settentrionale è Inverno (nel medesimo tempo, che in Europa) nella Costa Meridionale è State; e per lo contrario. Così quando l’una metà dell’Isola miete, l’altra metà semina; e in un’anno tengono due abbondanti raccolte: al che non hanno picciola parte i fiumi, che scendono da’ monti. Abbondano questi di cacciagione, come di cervi, vacche, cinghiali, galline silvestri, ed altri volatili; e di più di miniere di color giallo, e turchino. Produce la terra molte radici (da cui gli abitanti hanno ugual nutrimento, che dal pane) legumi, palme di cocco, e buon legname per fare vascelli; nè alla terra cede il Mare, per la quantità di buon pesce. Farà l’Isola 9. mila tributarj in riso, cera, e coltri; e di essi han la cura i PP. della Compagnia. La gente è di bastante capacità, ed ha due lodevoli costumi: l’uno d’ospiziarsi scambievolmente nel cammino; l’altro di non alterare il prezzo delle vettovaglie, per qualunque sterilità: e ciò sotto pene gravissime. Si gode più fresco in Leyte, e Samar, che in Manila.

Dalla parte di Bay bay, e Ogmua, confina Leyte con Bool, ch’è la terza Isola del [p. 109 modifica]ministerio de’ PP. della Compagnia. Ella si è lunga, da Settentrione a Mezzo giorno, 16. leghe; larga otto, o dieci; e di circuito 40. La spiaggia Australe, che riguarda Mindanao, è più popolata; cioè da Lobog Metropoli, sino all’Isoletta, o penisola di Panglao. Ve ne sono tre altre, con meno gente; in tutto però non passano 1200. tributarj. Il terreno non produce riso, però è ricco di miniere d’oro; abbonda di palme, di batate, e di radici di varie sorti, che suppliscono al riso. Tiene ne’ monti molti animali, siccome nel Mare buoni pesci; che gli abitanti danno a quei delle vicine Isole, per tanta bambagia. La gente è di favella Bisaya, ma di volto più bianco, e più ben disposto, che quei di Leyte, Samar, e Panay; e più anche coraggiosa in Mare, e in Terra. Ben si scorge la loro presunzione dal soprannome, che avea colui, che loro comandava, prima, che vi entrassero gli Spagnuoli; cioè Baray Tupueng, che significa senza simile. Venne gastigata però la loro arroganza da’ Terrenati, Portughesi, e Spagnuoli, l’un dopo l’altro: e ciò fu profetizato da una loro Baylona Acosta lib. 7. hist. cap. 23., o Sacerdotessa, appellata Cariapa, con tuono lamentevole, in alcuni versi. [p. 110 modifica]

Arebbe meritato Sogbù, o Sibù il primo luogo in questa descrizione, se si fusse seguitato l’ordine della conquista; essendo stata la prima Isola, in cui nel 1521. fu innalberato lo stendardo Cattolico da’ Capitani di Hernando de Magallanes; e donde poi usciti nel 1564. soggiogarono Manila, e tutte l’Isole riferite: però avendo io voluto seguitare l’ordine naturale, dalla parte di Oriente, ne favellerò ora, dopo Manila, Samar, Leyte, e Bool.

La sua figura è un poco bislunga, non più che 15. o 20. leghe distesa, larga 8. e di circuito in tutto 84. La punta principale si chiama Burulaque, che riguarda Greco; e quindi si avanzano le due sue Coste, una da Greco a Libeccio, sino allo Stretto di Tanay; e l’altra da Settentrione a Mezzo giorno, sino all’Isola di Matta (che ha quattro leghe di circuito) e la Città del SS. Nome di Giesù. Questa è situata in una punta, a dieci gradi d’altezza, quasi in mezzo dell’Isola; e distante, dalla parte d’Oriente, un solo tiro di moschetto, e da Occidente uno di cannone dall’Isola suddetta di Matta; dove fu ucciso il Magallanes, col suo suocero Piloto maggiore, e’l Cap. Juan Serrano. [p. 111 modifica]

Fra queste due Terre è un porto, che stà a coverto di tutti i venti; et ha due entrate, cioè da Levante, e da Ponente; tiene però secche nelle bocche mentovate. Quivi trovò il Magallanes sulle ancore molti vascelli, di varie nazioni; e come che il Rè del luogo volea esiggere anche da lui il dritto delle mercanzie, et ancoraggio; egli si scusò colla grandezza del nostro Monarca. Erano allora in Sibù tre mila case di gente guerriera: si fondò poscia in essa il primo villaggio dagli Spagnuoli, con Corregidori, Alcaldi, et Officiali di qualità. Il Rè però nel 1598. ne fece una Città, mandandovi per primo Vescovo Fr. Pedro d’Agurto, dell’Ordine di S. Agostino. In quel tempo era permesso a Sibù, di mandar navi nella nuova Spagna; siccome oggidì può solamente Manila mandarne due. Egli si è vero però, che Manila, per non pagar due volte 70. m. pezze d’otto, ne fabbrica una sì grande, che val per due; e in tal maniera si fa frode al Re. Crescendo poi questa in grandezza, cadde Sibù dal suo Splendore, e restò quasi un picciol villaggio; nel quale di presente dimora il Vescovo, un Justicia mayor, due Alcaldi, et altri Officiali. La Cattedrale, e le case de’ [p. 112 modifica]principali sono nella piazza d’armi; a fronte della quale è un buon Forte di pietra, in forma triangolare, con tre cavalieri; per difesa del porto, della Città, e della campagna. Vi stanno di presidio due compagnie, composte di Spagnuoli, Pampanghi, e Cagayani. Il più antico Convento si è quello de’ PP. Agostiniani Scalzi (che vi sono stati i primi Predicatori Evangelici) detto del S. Niño Jesus. Questa immagine del Bambino fu trovata fra le spoglie de’ vinti, il dì della conquista, da un soldato dell’Armata di Magallanes. Riferirono poi gl’Indiani, che tale immagine (che si dee credere, essere stata lasciata nel primo scoprimento da’ soldati del Magallanes) era da loro tenuta con somma venerazione, ed unta sempre con olio, siccome facevano a’ loro Idoli; e che alla medesima ricorrevano nelle loro necessità. Vi è anche un Collegio de’ PP. della Compagnia.

De’ due Borghi’, o Casali, quello detto Paryan è abitato da Cinesi mercanti, ed artefici; l’altro da Indiani originarj del luogo, franchi di tributo, per essere stati i primi a sottoporsi agli Spagnuoli, ed avere ajutato a scoprir le altre Isole. Saranno in Sibù 5. m. case, [p. 113 modifica]comprse nella Parrocchia de’ PP. Agostiniani.

Il principale frutto del terreno all’intorno si è la Borona, di cui si serve il popolo in mancanza di riso. Ella è come miglio al colore; però differente di sapore, e un poco più minuta. Produce anche molta abaca bianca, per far gomen e di vascelli; e tela, delle fila più dilicate. Questa pianta è come un plantano Indiano, e si semina: quando poi è matura, si pesta, per trarne le fila, per gli usi riferiti. Della medesima maniera si fa del Gamuto, che si toglie dal cuore d’alcune palme, per farne corde nere; però che resistono meno all’acqua. Vi nasce anche molta bambagia, tabacco, cipolle, agli, ed altro; e ne’ monti si truova molta cera, e zibetto. Della bambagia fanno coltri vistose, siccome delle palme, tela, chiamata Madrenaque, colla trama di cottone.

L’Isole convicine a Sibù sono, dalla parte di Greco (vicino al Capo di Burulaque) Bantayan, Isola picciola, circondata d’altre 4. o 5.minori; in tutte le quali non sono che 500. tributarj, applicati alla pescagione, e a far tele, e calze di bambagia. Ad Oriente (tra Sibù, e la Costa [p. 114 modifica]di Ogmuch, e Leyte) si truovano altre Isolette, dette Camotes; la principale delle quali è Poro, della giurisdizione di Sibù.

Dalla punta di Tanion confina coll’Isola di Negros (di 100. leghe di circuito) dalla quale è separata per mezzo d’un picciol Canale, largo una lega, pericoloso però per la corrente. Si stende questa Isola, verso Settentrione, da 9. gradi, sino a 10. e mezzo. Ella è molto fertile di riso, di cui paga il tributo, e provvede Sibù, ed altre parti vicine. I monti sono abitati da Neri, con capelli crespi (che per lo novero han dato nome all’Isola) i quali vivono in libertà, come i loro maggiori. Il terreno è fra essi diviso; alcuni abitando nella sommità de’ monti, altri nelle pendici: però aspramente combattono fra di loro, se avvien, che l’un partito voglia entrare ne’ luoghi dell’altro. Ciò accade assai rovente; perocchè si costuma fra di loro, che quei dell’alto non ponno torre altra moglie, se non una, e rapita a quei del basso, e per lo contrario; e per conseguente ogni giorno succede spargimento dì sangue, e morti, spezialmente con freccie avvelenate. La punta di queste suol farsi di ferro, di pietra focaja, di osso, e di legno indurito al fuoco. [p. 115 modifica]

Nelle bocche de’ fiumi abita una terza spezie di Neri, che nè anche ha comunicazione colle altre due; ed è cosi nemica degli Spagnuoli, che non dà loro quartiere. Tutti però, se accadesse essere assaltata l’Isola da’ Corsali di Mindanao, o Xolò, corrono, con loro armi, a difenderla; e ciò fatto si ritirano ne’ monti. S’adoperano in sì fatta guisa, per l’opinione, e vanto, rimaso fra di loro, di essere stati i primi Signori dell’Isola. I Bisay certamente, in ricompensa d’essere stati da essi ricevuti nell’Isola, gli provvedono di riso; e i Neri corrispondono loro con altrettanta cera.

Questi Bisay abitano nel pliano; e’l maggior loro numero è nella parte Occidentale, nella Dottrina de’ PP, della Compagnia. In tutta l’Isola saranno da 3. m. tributarj, governati da un Corregidor, e Capitano a guerra. Vi si raccoglie molto cacao, nuovamente portato nelle Filippine dalla nuova Spagna; come anche molto riso, che nasce ne’ monti, senza esser innaffiato.

L’Isola di Fuegos, per altro nome Siquior, è vicina alla precedente, et a Sibù. Quantunque picciola, è popolata di gente valorosa, e temuta da’ popoli di Mindanao, e Xolò. [p. 116 modifica]

L’Isola dì Panamao è verso Ponente, sulla controcosta di Carigara, discosta da Leyte non più che un tiro d’archibuso. Ha di circuito sedici leghe, quattro di lunghezza, e larghezza a proporzione. Ella è montuosa, irrigata da molti fiumi, e copiosa di miniere di zolfo, e d’argento vivo. Era per l’addietro disabitata, ma da pochi anni in qua il Rè ha permesso, che si abiti, e’l suo Governo dipenda da quello di Leyte.

In tutte le riferite Isole saranno 250. miala, tra Spagnuoli, et Indiani sudditi della Corona; avvegnache delle dodici parti di esse appena una ne sia conquistata, come altrove è detto. Gli ammogliati pagano di tributo dieci reali; gli altri cinque, dall’età di 18. sino a’ 60. anni; come anche le donne vergini, da’ 24. sino a’ 50. Di tutti questi, saranno tributarj del Rè 100. mila, gli altri de’ Baroni. Con tutto ciò il patrimonio Reale non giunge a 400. m. pezze d’otto; le quali non essendo bastanti, per pagare 4. m. soldati, che sono in tutte l’Isole, e gli eccessivi soldi de’ Ministri; bisogna, che ve ne spenda altre 250. mila, di quelle, che vengono dalla Nuova Spagna.