Giro del mondo del dottor d. Gio. Francesco Gemelli Careri - Vol. VI/Libro IV/VII

Da Wikisource.
Libro IV - Cap. VII

../VI ../VIII IncludiIntestazione 10 novembre 2023 75% diari di viaggio

Libro IV - VI Libro IV - VIII

[p. 448 modifica]

CAPITOLO SETTIMO.

Si continua il viaggio sino alla Città di Bologna.


P
Artii in una carrozza, che dovea passare a Bologna, il Mercordi 12. pagando una doppia; e fatte dieci miglia con gran neve, desinai nel Castello di Melegnano; donde dopo altrettanto cammino, rimasi in Lodi, Città Vescovale, bagnata dal fiume Adda, e difesa da un buon Castello.

Ben per tempo il Giovedi 13. postomi in carrozza, feci dieci miglia, per paese ben coltivato, e strada fangosa, sino a Casale, dove desinai; e poi fattene altre dieci venni in Piacenza, passando quivi da presso il fiume Pò in barca.

La Città di Piacenza è posta in piano, ed avrà da cinque miglia di circuito. Le sue case, e strade sono ottime, però con pochi abitanti. Nella piazza si veggono due statue equestri di bronzo, maestrevolmente lavorate; l’una d’Alessandro Farnese, l’altra di Ranuccio suo figliuolo.

La mattina del Venerdi 14. andai a [p. 449 modifica]vedere il palagio, ove dimora il Duca di Parma, quando viene in questa sua Città. Egli è magnifico, così per la fabbrica, come per gli arredi; e particolarmente nell’appartamento del Principe sono quattro camere, coperte di raso lavorato; e l’ultima di broccato d’oro, con un ricchissimo letto. L’appartamento inferiore è apparato di buoni arazzi; e’l teatro vicino non può desiderarsi migliore. La Chiesa Vescovale è a tre navi, con altari assai convenevoli.

Tardi mi partij da Piacenza, e fatte 15. miglia, per una strada ben lastricata, in mezzo a campagne amene, e ben coltivate, mi fermai nell’osteria di Grattarolo; non potendosi guadare il fiume Stiron, gonfio per l’acque cadute la notte antecedente.

A buon’ora partitomi il Sabato 15. passai per la Città del Borgo; e dopo 15. miglia, giunto al fiume Taro, vi trovai tanta quantità di calessi, e carrozze, che bisognò star quattr’ore aspettando, per passare le due braccia del medesimo fiume; benche vi fussero due barche, in cui si pagava Un testone Romano per persona. Fatte altre 5. m. giugnemmo tardi in Parma; ove non sariamo entrati, se il Signor [p. 450 modifica]Duca (ch’era stato sino al fiume) per sua bontà, non avesse dato ordine, che ne si aprisse la porta, di già serrata.

Parma è situata in latitudine di 44. gr. e 20. m. in una pianura, sulla via Flaminia; e vogliono, che goda di sì ottimo Cielo, che siano giunti alcuni suoi Cittadini sino all’età di 120. e 130. anni. Le sue fabbriche sono magnifiche, le Chiese bene ornate, e le strade spaziose; particolarmente quella, detta del Verze. Avrà quattro miglia di circuito, e vi passa per mezzo il fiume Parma; onde ebbe il nome. Il Palagio Ducale è ben grande, e capace di più Principi, con buoni appartamenti ornati di fine dipinture d’ogni sorte di ricca supellettile.

La Domenica 16. sentii messa nel Duomo; ch’è a tre navi a volta, sopra alti pilastri, però senza molto ornamento. Il Colleggio è delle più belle fabbriche, che si possan vedere, così al di dentro, come al di fuori donde sta tutto dipinto, a simiglianza de’ palagi, che gli stanno a fronte. Vi sono stanze sufficienti per 260. Colleggiali nobili, e per gli loro lettori, ministri, e servi. Vi sono anche due teatri (uno picciolo, e un altro grande) assai ben dipinti; non meno, che la gran sala per [p. 451 modifica]gli esercizj cavallereschi. Il Teatro pubblico non è molto magnifico, nè de’ migliori d’Italia; essendo egli picciolo, e con soli cinque ordini di palchetti.

Ne partimmo tardi da Parma, e passato dopo cinque miglia un ponte (dove si pagano dieci soidi per lo passo) entrammo nel Modanese; per dove, passate dieci miglia di campagne ben coltivate, sparse di case di delizia, giugnemmo in Reggio. Questa Città fu sondata nella via Emilia da Lepido Triumviro, il quale vi fece lunga residenza. Ella è celebre per la sua gran fiera; per le buone Chiese, e strade; e per gli palagi, che l’ornano, e fra gli altri quello di Prospero Scarusio, avanti al quale si veggono due bellissime statue d’Ercole, e di Lepido, che potrebbono riporsi in qualsivoglia galleria Regale. La Chiesa della Madre Santissima di Reggio, detta de’ Padri servi (innanzi alla quale si fa la mentovata fiera) è a tre navi, di buona architettura, con bellissimi altari; particolarmente quello della Madre Santissima, ch’è assai ben lavorato di marmo, ed ornato d’argento.

Il Lunedì 17. fatte nove miglia, rimanemmo impediti dal fiume della Secchia, soverchio gonfio, per la pioggia caduta [p. 452 modifica]la notte; onde attendemmo finche si componesse la barca, nella quale poi passammo, mediante due giulj per persona. Passate quindi sei miglia pervenimmo a buon’ora in Modena; dove si rimase l’Abate D. Pietro Mogelli, che veniva meco in carrozza. Modena è situata in latitudine di 44. gradi nella via Emilia, che da Rimini si stendea a Piacenza; e la sua campagna è paludosa, perche da Oriente ha il fiume Panaro, e da Occidente la Secchia. Ella è sede de’ Principi della famiglia d’Este; sotto il cui felice governo gode la quiete, che per l’addietro, e dopo la morte di Cesare, non ebbe per lungo spazio; a cagion dell’ambizione di particolari Cittadini Romani. E’ cinta di buone mura, e difesa da una gran Fortezza, fabbricata alla moderna. Il suo circuito sarà di tre in quattro miglia; però così nelle case, come nelle strettissime strade, non si vede cosa ragguardevole, anzi non altro che sporchizie. Ha una torre altissima nel mezzo, fabbricata di marmi rustici, onde può farsi argomento della grande antichità della Città.

Del Palagio Ducale non è ancor finito altro, che il braccio sinistro; ma con tutto ciò non lascia d’esser maestoso. Si entra [p. 453 modifica]da sotto un’alta torre in un cortile, circondato da grosse colonne; et indi passandosi a un’altro più picciolo, si truova una spaziosa scala, ornata, dal basso sino all’alto, di buone colonne di marmo; a capo della quale si vede un gran salone, da cui si entra agli appartamenti del Duca.

Il Martedì 18. ben mattino postomi in carrozza, passai dopo tre miglia il fiume Panaro in barca (pagando un giulio), e dopo altre tre miglia, entrai nel territorio di Bologna, giungendo in Castel Franco; luogo consistente in una lunga strada di buone botteghe: vi è però una Fortezza da presso, bene intesa, con guernigione Pontificia. Fatte poi quattro altre miglia, desinai nell’Osteria di Samoggia, dove è la posta; e a fine di dieci altre di paese coltivato, e sparso di belle casette, giunsi a buon’ora in Bologna, ed albergai nell’Osteria del Pellegrino. Quivi avendo trovato il Procaccio di Firenze, che dovea partire la mattina seguente, determinai d’andarmene col medesimo, e intanto la sera fui a sentir commedia.

Bologna è situata nella medesima latitudine di 44. gradi, e nella via Emilia, come Modena. Ella è [p. 454 modifica]antichissima, e oltre acciò nobilitata per la dignità Arcivescovale, e resideza del legato Apostolico; non men che celebre per gli studj, per la bellezza, amenità, ricchezza, ed ampiezza, e numero d’abitanti, che giunge a 80. mila. Gli edificj sono de’ migliori d’Italia, e tutti adorni di vaghi portici, per mezzo de’ quali si può camminar sempre al coperto. Maravigliosa soprammodo è la Torre, detta degli Asinelli, sì per la sua architettura curva, come per la straordinaria altezza. Taccio del rimanente, per averne ragionato abbastanza nel primo volume de’ miei viaggi per Europa.