Gli assempri/D'un mal'uomo che morì disperato, el quale essendo sepolto in chiesa venivano i diavoli e menavano grandissima tempesta

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D'un mal'uomo che morì disperato, el quale essendo sepolto in chiesa venivano i diavoli e menavano grandissima tempesta

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D'un mal'uomo che morì disperato, el quale essendo sepolto in chiesa venivano i diavoli e menavano grandissima tempesta
D'un giovano che diceva ogni di una orazione de la Vergine Maria, la vidde poi trenta dì innanzi a la morte sua D'un uomo devoto de la Vergine Maria el quale ebbe ben vinti ferite et essendo sotterrato non potè morire

[p. 114 modifica]D’un mal’uomo che morì disperato, el quale essendo sepolto in chiesa venivano i diavoli e menavano grandissima tempesta.

CAP. 54.°


E’ Conti da Santa Fiore ebbero un lor Caporale el quale ebbe nome Giovagnuolo di [p. 115 modifica]Val di Sieve. Questo Giovagnuolo di Val di Sieve fu molto ardito e gagliardo de la persona, e sopra ’l modo fu malizioso e vizioso e senza neuna conscienzia. Costui fu pessimo traditore e disleale e fu ispiatato e crudele sopra ogni immaginazione diabolica, intanto che più si dilettava di uccidere gli uomini che molti le fiere salvatiche. Et acciò che i miseri che invecchiano ne’ mali dì e ne le male notti, e mai non si vogliono correggiare nè amendare de la lor mala vita, possano vedere per esempio del sopra detto misero, che gli uomini che sempre vivono male e mai non s’amendano, a la perfine tanto cresce in loro la iniquità e la crudeltà che diventano consimili a le dimonia. Questo maladetto Giovagnuolo presso che al fine de la sua maladetta vita crebbe tanto ne la superbia e nè la diabolica crudeltà, che avendo una volta e’ Conti briga con certi lor vicini et avendo presi de’ lor nemici ben cento prigioni pe’ quali si speravano d’aver pace e concordia co’ lor nemici, questo iniquo uomo e diabolico crebbe in tanta crudeltà e superbia, che acciò che pace non si facesse et anco per isfamarsi de le carni degli uomini, andò a’ Conti e con molte pregarie e con molte false parole tanto fece, che i Conti gli dettero in guardia e’ sopra detti prigioni, avenga che mal volon[p. 116 modifica]tieri però, che temevano de la sua crudeltà; ma perchè egli l’era molto utile a la guerra loro, el sopportavano e condiscendevangli a ciò che voleva. Sicchè avendo ricevuti in guardia e’ sopra detti prigioni, una mattina per tempo andò a’ sopra detti prigioni et avisò un vecchiarello da meno che nessuno: E chiamollo in disparte e disseli; prende qual partito tu vuoli, cioè o vuoli ch’io ammazzi te con questa scure o vuoli ammazzare tutti costoro e camparotti. Allora al misero vecchiarello gli entrò el diavolo addosso, et elesse più tosto per campare la morte corporale dare l’anima al diavolo et amazzare tutti coloro. Allora quel maladetto Giovagnuolo a uno a uno co’ le mani legate dietro gli menava dinanzi a questo diabolico vecchiarello in un altra casa da lato. E cosi a uno a uno quel maladetto vecchiarello tutti gli amazzò. E fatto questo, Giovagnuolo prese quella medesima scure et anco amazzò quel maladetto vecchiarello e così se n’andò a casa del Diavolo l’anima sua. E questa crudeltà fu poi principio del distruggimento de’ Conti da Santa Fiore, che si diceva che solevano avere più castella che non sono dì nell’anno. Or avenne che ’l predetto Giovagnuolo enfermò e venne a morte, sicchè fu mandato al luogo de’ frati di Santo Augustino [p. 117 modifica]per un confessore. E venendovi el Priore del luogo per confessarlo, disse che non si voleva confessare però che aveva fatti tanti peccati che Dio non gli perdonarebbe mai. Et anco molti peccati aveva fatti de’ quali non ne potrebbe avere mai pentimento, et anco ho in animo di fare parecchie vendette se io ci guarisce, e se io vi promettesse altro, non mel credete però che io non ve l’atterrei. L’altra si è che io ho tanti nemici nell’altra vita che mi saranno contrarii, che se Dio mi volesse perdonare quasi non potrebbe. Perchè solamente e’ cappucci degli uomini che io ho morti tre mugli non gli portarebbono, sicchè pensate come io potrei avere concordia con lui. Unde io so che egli non mi ricevarebbe mai a misericordia et io non mi voglio tanto avilire che io mi mostri a lui così timido. Sicchè io so che egli non si fidarebbe mai di me et io molto peggio mi fidarsi di lui. E cosi con queste e con altre parole simili disperate, si scusò che non si voleva confessare per nullo modo. Assai gli disse el confessore de la ismisurata misericordia di Dio e de la gloria de’ beati e de le pene de’ dannati. Et eziandio la moglie et altri suoi amici che v’erano assai lo ’nfestaro che si confessasse e s’acconciasse del’anima sua, mai nel potero mutare dell’animo [p. 118 modifica]suo maladetto. Anco come ’l cuore di Farraone sempre più indurava, e difendendosi con parole disperate per le quali gli pareva convenciare ogni gente per ragione, che egli non si dovesse confessare nè acconciare nè con Dio nè co’ Santi. Et anco gli era stato procacciato la ’ndulgenzia di colpa e di pena e poco gli valse. E così quell’anima misera passoe di questa vita. E morto egli, volsero e’ Conti ch’egli fusse sepolto ne la chiesa de’ frati di Santo Augustino presso a la loro sepoltura però che l’avevano molto amato. Assai si scusaro e’ frati per non sotterrarlo non tanto in chiesa ma in nessuna parte del luogo. Dicendo ch’egli era stato un diavolo in carne umana e che ’l corpo suo si doveva sotterrare al fosso co’cani e non con gli uomini. Alla perfine e’ Conti ch’avevano fatto fare quella chiesa da le fondamenta, per ogni modo volsero che ’l corpo suo fosse sepolto in chiesa et e’ frati avendo maggior paura de’ Conti che di Dio acconsentiro a ciò che i Conti volsero. Et essendo quel maladetto corpo sepolto ne la chiesa, tre notti seguenti fu ne la chiesa tanti bussi e tanta tempesta che non tanto e’ frati, ma eziandio e’ vicini, nullo vi potè mai chiudare occhio per dormire però che pareva la chiesa piena di diavoli com’ell’era. E quando pare [p. 119 modifica]vano cavalieri che gistrassero; e quando parevano uomini che combattessero co le spade in mano; e quando parevano animagli ferocissimi che rabbiosamente con mughi dolorosi s’accapegliassero insieme. E cosi tre notti continue quella tempesta non si ristette in quella chiesa, et eziandio di meriggiana ma non tanto forte. E non tanto che nullo fusse stato ardito in quelle tre notti d’entrare in chiesa, ma eziandio ine a parecchie mesi nullo fu che avesse ardire d’entrarvi che non fusse ben confesso e con buona compagnia. El terzo dì e’ frati con alquanti secolari confessi et acconci dell’anime loro, entraro ne la chiesa e scavaro quello maladetto corpo e sotterrarlo nell’orto allato a un fiume, e quelli bussi cessaro e mai non vi fuoro più sentiti. Questo assempro udii l’anno del mio noviziato dal mio maestro che m’insegnò l’officio, el quale era uomo antichissimo e venerabile e di buona conscienzia, el quale in quel tempo era scolaio e conventuale nel detto convento et aitò a scavare quello maladetto corpo.