Gli invisibili/I precauzionisti
Questo testo è completo. |
◄ | Le cinque sedute | Frodi, suggestioni e spiriti | ► |
Per il controllo del medium
Tutti mi scrivono. Tutti vogliono sapere. Tutti hanno qualche osservazione da fare.
E io, con paziente diligenza, ho letto questo cumulo di lettere, che s’è addensato sopra la scrivania. Le domande e le obiezioni dimostrano essere l’interesse fortissimo in tutti, ma, sebbene lo stile epistolare e la serietà del contenuto attestino in molti una cultura elevata, mancano in essi le nozioni più elementari della materia, poiché affacciano questioni primitive, che da ben lungo tempo sono esaurite. Quasi tutti, a esempio, mi chiedono se le manifestazioni sian limitate a fenomeni materiali o anche puramente meccanici, mentre smisurato è ormai il numero dei fenomeni elevati di puro spiritualismo, parecchi dei quali esporrò in seguito, poiché vedo che son dai nove decimi fra i lettori del tutto ignorati.
Tutti gli scriventi, poi, sempre per la stessa ragione, insistono sopra la necessità d’una rigorosa sorveglianza e propongono anche sistemi vari, uno più ingegnoso dell’altro. Ora, io affermerò cosa che parrà strana, ma è vera: con la Palladino, ormai, il controllo si osserva solo per abbondanza, solo per poter dire agli altri: - abbiamo fatto così e così - ma tutti coloro che seriamente hanno sperimentato e valutato, sanno che tal precauzione è del tutto superflua.
Per dimostrar l’evidenza di tale asserzione, avevo in animo di citare i brani delle lettere e commentarli, caso per caso, ma invece m’è capitata un’occasione imprevveduta che ha mutato, semplificandolo di molto, il mio proposito.
Nel passare per piazza Corvetto, vengo chiamato da un gruppo di vecchi amici, i quali stanno discutendo con molta animazione.
- Giusto voi! - mi dice uno - venite un po’ qua, a dire il vostro schietto parere, sopra le idee recise dell’amico Scipione.
- Bravo! - esclama Scipione - cascate come il solito cacio sui maccheroni. Stiamo discutendo sulla Palladino...
Scipione Tacchetti è una persona di garbo, un po’ cocciuto nelle proprie opinioni, ma di buon conto, scettico e avveduto, come un vero genovese che suol portare nei traffici la freddezza logica della nostra stirpe.
- Tacchetti - osserva uno dei presenti - non crede affatto ai fenomeni.
- Che farci? Il mondo è pieno di Tacchetti che credono e di Tacchetti che non credono: c’è posto per tutti.
- Un momento! - soggiunge Scipione - mettiamo le cose al posto. Ho detto che crederei soltanto qualora i fenomeni avvenissero nelle condizioni che dico io.
- E sarebbero?
- Prima di tutto, vorrei un locale di mia scelta.
- Credete dunque che il Circolo Minerva sia apparecchiato, con botole e altri meccanismi, come un palcoscenico preparato pei giochi del prestigiatore Vatry?
- Credo quel che credo: fatto è che mi fido soltanto di me: per cui comincio dal portare la medium in un locale di mia piena fiducia, cosa cui nessuno ha mai pensato...
- Pardon! ci ha per lo meno pensato il professor Angelo Brofferio, incredulo come voi, ossia ignorante, il quale andò a Napoli, per la prima volta, e si portò l’Eusapia nella propria stanza, la stanza ignota d’un albergo, alla medium sconosciuta...
- Sia pure: ma c’è dell’altro... (con accento vittorioso) ma io esigo cioè che i presenti siano persone a me note e di mia assoluta confidenza: in modo che sia escluso l’intrufolarsi d’uno o più compari...
- Anche a questo aveva pensato il Brofferio, poiché le persone presenti erano una persona sola, ossia il fratello suo, anch’egli nuovo di Napoli e delle sedute: e loro due soli tennero sempre le mani della medium.
- E che successe? - chiede Scipione.
- Successero i fenomeni consueti, tanto che tra il professor Brofferio e il fratello, appena partita la medium, seguì questo dialogo testuale: - Che come ne dici? - Ma cosa succedono queste cose? - Non so; ma ti pare che le faccia lei? - Lei, con le sue mani, no sicuro. - Bene; l’esser sicuri di questo è già una cosa!
Scipione, leggermente scosso, ma tutt’altro che vinto:
- Sia pure! ma io osservo: dal momento che i due fratelli Brofferio avevano l’Eusapia a loro discrezione, perché non l’hanno legata come un salame? Io farei certi nodi, che io solo so fare...
- Calma, caro: esistono anche altri che sanno, se Dio vuole, annodare una fune. Giusto di fresco, in una seduta in casa Peretti, si fece qualche cosa di meglio. Intorno alla tavola, furono assicurati solidi occhielli a vite: poi la medium fu legata come un salame appunto; i capi della fortissima fune furono passati negli occhielli, poi girati intorno a ciascun dei presenti, e ripassati nella rispettiva coppia d’occhielli, e infine fortemente annodati, da mano marinara, all’altro capo della tavola: per modo che, sto per dire, quelle sette persone formavano, caro Scipione, un salame solo.
- E allora?
- E allora, si svolsero ancora i soliti fenomeni: come spiegate la faccenda?
- Io la spiego nel senso che bisogna trovare qualche cosa di ancora più certo. Intanto, voi dite che le legarono braccia e mani, ma i piedi? io vorrei chiudere anche i piedi...
- Alto là! siete in ritardo, Scipione! nelle sedute di Milano, 1892, i piedi della medium furono chiusi in una cassetta fabbricata apposta, da cui non solo non potevano uscire, ma con le due punte, sporgenti appena da due buchi, dovevano attestare l’immobilità ai presenti, ch’eran cime di scienziati. Si andò ancora più oltre. Si volle vedere, addirittura le punte dei piedi scalzi. Vi basta?
- Pure, fu bene in tali sedute che il Torelli-Viollier scoperse un trucco?
- Ossia, credette di averlo scoperto: ma fu recisamente smentito, con chiare dimostrazioni, da un eminente scienziato, Charles Richet, il quale, per vostra regola, era contrarissimo allo spiritismo. E se non basta, vi è la relazione coscienziosa di M. Wagner, professore di patologia, nell’istituto anatomico di Pietroburgo, non solo antispiritista, ma diffidentissimo verso la Palladino, con la quale sperimentò a Napoli nel 1893.
- E come ne ha controllato le mani?
- Le ha tenute sempre nelle sue.
- Ah! questi poveri scienziati sono proprio di manica larga. Come mai non hanno saputo inventare un congegno tale da escludere ogni sospetto? Io per esempio...
- Hanno inventato anche questo, Scipione mio. Furono cioè costrutti, nelle esperienze di Carqueiranne, 1894, apparati di precisione, grazie a cui ogni moto sospetto della medium era denunciato subito dallo scoppio di una batteria di campanelli elettrici. Poi, negli esperimenti dell’Agnèlas, 1895, diretti dal De Rochas (un antispiritista, tra parentesi) si ricorse a qualche cosa di più convincente ancora. In pienissima luce, badate bene! Sabatier e de Gramont si sdraiarono a terra, per tenere e vedere insieme i due piedi d’Eusapia. Il De Rochas ne strinse i ginocchi. Le due mani della medio furono immerse in due vasi di cristallo, pieni di acqua, e sempre alla vista di tutti...
- E allora? - domanda ansioso Scipione.
- Allora, la tavola, in una luce meridiana, si alzò dal suolo per l’altezza verificata di venticinque centimetri, rimase in aria tre minuti secondi e ricadde sui suoi quattro piedi. Vi basta?
Scipione mugola:
- Sarà! ma tant’è... se non vedo io, coi miei occhi...
Caro Scipione, parliamoci chiaro: i vostri occhi sono splendidi, d’accordo! ma non vorrete ammettere che, in un centinaio di scienziati, fra i più valenti d’Europa, esista almeno un paio d’occhi simili ai vostri? Voi avete un cervello molto acuto, per quanto abbiate con cura evitato di darne prove luminose all’umanità, ma non vorrete concedere che tra uomini come Gigli, Lombroso, Ascensi, Tamburini, Bianchi, Morselli, Schiapparelli, Finzi, Gerosa, Brofferio, Porro, Ermacora, Aksakoff, Richet, Zöllner, De Rochas, Du Prel, Lodge, Ochorowicz, Dobrzcki, Ségard, Sabatier e cento altri, per quattro quinti contrari all’ipotesi spiritica, ne esista uno, almeno uno, che abbia un grazioso cervellino solido e capace quanto il vostro? Non vorrete ammettere che tutti questi professori, i quali per lo meno hanno la lunga pratica delle esperienze di laboratorio, mentre voi non avete sperimentato neppure il lunario di Chiaravalle, possiedano facoltà indagatrici e critiche?
- Certe volte - risponde Scipione, alquanto impacciato, ma soprattutto stizzito - ne sa più un ignorante di cento dotti. Per esempio io che, secondo voi, sarei un asino, intanto ne ho pensato una, che a tutti i vostri dotti è sfuggita. Ne parlavo un momento fa a proposito delle levitazioni...
- È vero... Tacchetti ha ragione! - esclamano gli altri - scommette cinquanta marenghi che, col suo sistema, il fenomeno non si verifica.
E Scipione, con accento trionfale:
- Ecco qua, come procederei. State a sentire. Io metto un tappeto sotto la sedia della vostra Eusapia e dò i quattro capi a quattro amici, pronti a un mio segnale...
Mi scappa un sorriso e lo interrompo:
- Anche qui, Scipione mio, siete in ritardo. Non un tappeto fu messo sotto la sedia, ma un pezzo di tela di cotone, di sottile calicot, di quello che si lacera solo a guardarlo, tenuto poi per i quattro capi, appunto come vorreste voi. Quando gli invisibili alzarono in aria il medium seduto, i furboni del vostro stampo, a loro volta, alzarono il calicot e dopo avere così... constatato intanto che medium e sedia erano sicuramente per aria, ebbero pure la certezza che sedia e medium ridiscesero con lentezza, in modo da non sfondare quel tessuto così facilmente lacerabile.
Scipione rimane ammutolito, per qualche minuto. Poi, si stringe nelle spalle, e conchiude:
- Voi dite la vostra, io dico la mia; ma ripeto: se non vedo, non credo! E ora, scusate, vado a impostare certe mie lettere di premura per il Brasile. Il postale parte alle quattro e...
- Una domanda: l’avete mai visto il Brasile?
- Io no.
- E ci credete?!