Grammatica italiana dell'uso moderno/Parte II/Capitolo I. Parti del discorso e flessioni.
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CAPITOLO I
Preliminari.
§ 1. La parola, considerata secondo il significato che ha nel discorso, può essere di nove maniere, cioè: articolo, nome sostantivo, nome aggettivo; pronome, verbo, avverbio; preposizione, congiunzione, interjezione.
§ 2. Le prime quattro parti del discorso sono declinabili, vale a dire cambiano per lo più la vocale finale secondo il genere e il numero, e talvolta anche secondo la sintassi. P. es. líbro, líbri; cása, cáse; buòno, buòna, buòni, buòne; quésti, quésto; tu, té, ecc. La quinta parte del discorso, il verbo, è conjugabile, vale a dire, cambia una o più lettere in fine, secondo il modo, il tempo, la persona. P. es. am-áre, ám-o, ám-i; am-erèi; am-áva. Le altre parti del discorso non si declinano, nè si conjugano, ma sono invariabili.
§ 3. Quella parte ultima della parola che, come abbiam detto, può cambiare secondo il genere, il numero, il modo ecc. chiamasi flessione, e il mutarsi di quella, flettersi: nelle prime quattro parti si chiama anche declinazione, nella quinta conjugazione. Nelle parole declinabili la flessione comprende regolarmente la vocale finale, nelle conjugabili può comprendere parecchie lettere. P. es. am-erèbbero, tem-éssero. Quella parte della parola che resta immutata, si chiama radicale o tema.
§ 4. Di queste parti del discorso alcune fanno l’ufficio di rappresentare qualche idea, e sono dette parti principali, o semplicemente parti: altre fanno l’ufficio di indicare per mezzo di rapporti, e son dette parti formali o particelle.
Le parti principali sono il nome sostantivo, l’aggettivo, il verbo e alcuni avverbii. Infatti il nome sostantivo rappresenta alla mente una sostanza, o un modo di essere pensato come sostanza. L’aggettivo una qualità come inerente ad una sostanza. Il verbo un’azione mentre si fa o si soffre. L’avverbio la diversa maniera o il grado dell’azione stessa.
Le parti formali o particelle sono il pronome (compreso l’articolo), alcuni avverbii, la preposizione, la congiunzione, la interjezione. Infatti il pronome indica il nome per mezzo dei rapporti di personalità, di dipendenza, di quantità e numero, ora facendo le veci del nome, ora con esso accompagnandosi. L’avverbio indica nel verbo i rapporti di luogo, tempo, quantità. La preposizione indica il compimento d’un nome o d’un verbo, ossia lo scopo e la direzione o la dipendenza d’una cosa o d’un’azione verso altra cosa o azione. La congiunzione indica la reciproca dipendenza razionale fra più giudizii della mente. L’interjezione finalmente indica un moto o sentimento dell’animo, senza determinarlo con alcuna idea.