Guida della montagna pistoiese/Grotta di Macereti fra Mammiano e Spignana

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Grotta di Macereti fra Mammiano e Spignana

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Grotta di Macereti fra Mammiano e Spignana
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GROTTA DI MACERETI
fra MAMMIANO e SPIGNANA


a nei dintorni una bella selva e freschissima. Massimo D’Azeglio, nel suo Niccolò de’ Lapi, ecco come descrive questa Grotta, nella quale fa supporre vi morisse la povera Lisa figlia di Niccolò, tradita da Troilo:

«Nel 1580, vale a dire 50 anni dopo l’assedio di Firenze, alcuni cacciatori cercando i gioghi sopra San Marcello, giunsero ad un luogo nascosto tra le rupi aride, pieno di sassi, desolato e selvaggio, ove molte caverne entrano ne’ fianchi del monte senza che si sappia ove vadano a riuscire. In questa solitudine, detta in sin da oggi Macereto (forse per le macerie che l’ingombrano) costoro trovarono una vecchia, coperta di vilissimi panni, non però luridi e negletti, come suol portarli chi per mestiere è mendico. I capelli, sciolti lunghi insino al ginocchio, le scendevano dal capo spandendosi tutt’intorno sulla persona quasi un velo d’argento. Il viso pallido e [p. 97 modifica]macilento; lo sguardo basso e doloroso. Era ginocchioni sull’entrata d’una di quelle spelonche, innanzi ad una croce fatta rozzamente di due rami di castagno tenuti insieme da una vermena di vinco. Non si mosse e non si volse al giunger de’ cacciatori, che fermatisi a considerarla maravigliati e riverenti, udirono che tratto tratto sospirando diceva: — Dio mio! Dio mio! sono tanti anni che piango per lui! ... Gli avrai tu perdonato? — E rimasta muta qualche momento, ripeteva poi la sua preghiera, e sempre con le stesse parole. Ritrattisi costoro, s’informarono da’ contadini dell’esser suo, ed udirono che dai più era tenuta una santa, ma nessuno seppe dire chi fosse o di dove fosse venuta. Narravano, che dopo avere inutilmente tentato di condurla a vivere nell’abitato, le aveano accomodato un po’ di lettuccio in quella spelonca, ed or gli uni, or gli altri le portavano di che campare. Un giorno poi finalmente la trovarono stesa sul suo lettuccio, bianca e fredda come un alabastro; e fatti certi che ella era passata, la seppellirono nel campo santo di San Marcello. Fosse l’esempio di costei, o qualsivoglia altra cagione, si trovò sempre d’allora in poi chi abitasse quella spelonca, e a’ dì nostri due povere vecchie vi menan vita romita e selvaggia.» Così scriveva il romanziere D’Azeglio nel 1841. Il vero è che in questi ultimi tempi tre vecchie sorelle abitavano in una casetta, sole presso alla grotta; e la singolarità della loro vita, l’età e le forme non punto leggiadre, davano largo pascolo alla fantasia [p. 98 modifica] popolare. Queste povere donne in pochi anni, una dopo l’altra, son morte.

Seguitando si scende fino al torrente Verdiana. Sulla sua riva sinistra, a un miglio a levante dal paesetto di Lancisa, è un filone di Galena pura, o Solfuro di piombo, che secondo recente analisi contiene 62 ½ per 100 di piombo, e una piccolissima quantità d’argento. Si credette però non sufficiente a compensar le spese d’escavazione.

Giunti, com’è detto, al torrente, si traversa sopra un ponte per salir poi incirca un’ora a