I Caratteri/I caratteri morali/La spiacevolezza

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I caratteri morali - La spiacevolezza

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Teofrasto - I Caratteri (Antichità)
Traduzione dal greco di Goffredo Coppola (1945)
I caratteri morali - La spiacevolezza
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19.

LA SPIACEVOLEZZA

La spiacevolezza1, per definirla, è un modo di trattare che procura molestia senza danno, e lo sgarbato è cotal uomo che entrato da chi si è addormentato da poco lo sveglia per parlargli; e trattiene quelli che sono già sul punto di salpare; e quei che vanno da lui li prega di attenderlo finché non abbia fatto la sua passeggiata. E preso il figliuolo di braccio alla balia lo imbocca da sé con cibo masticato2, e lo bamboleggia baciucchiandolo e chiamandolo bricconcello del papà3; e mentre mangia racconta che si è purgato di sotto e di sopra con un infuso di elléboro4, e che la bile de’ suoi escrementi era più nera del brodo che è in tavola. Ed è anche capace di dimandare in presenza dei servi: Dimmi, mammina, quando avevi i dolori e mi partorivi che giorno fu per te?; e risponde per lei che fu un bel giorno, e che le due cose, dolori e parto, non è facile che le intenda l’uomo che non le soffre. E dice che da lui c’è acqua fresca di cisterna; e che l’orto ha molti e teneri ortaggi; che il cuoco è bravo in preparare i cibi; che la sua casa è un albergo, e difatti è sempre piena; che i suoi amici sono il doglio forato, giacché per quanto egli li abbeveri5 non riesce a saziarli. E se riceve qualcuno mostra al commensale il suo parassito, come sa grasso; e se invita a bere, dice che è bell’e pronto6 quel che sollazzerà i presenti, e che se lo desiderano il paggio andrà súbito7 a prenderla dal ruffiano, affinché tutti possiamo sentirla sonare il flauto e godercela8. [p. 115 modifica]

Letteralmente: «dopo masticato ».

Forse [testo greco]. A ogni modo il vocabolo sonava offesa per il padre.

L’elléboro era un’erba frequentemente adoperata dall’antica medicina.

Accetto la bella correzione di Giorgio Pasquali dell’[testo greco] dei codici in [testo greco], che significa per appunto star le bestie.

Traduco «è bell’e pronto» per rendere il significato del perfetto greco [testo greco].

L’[testo greco] corrisponde qui al nostro «subito».

Nota poi come elegantemente Teofrasto passi dal discorso indiretto al diretto, e come anche in italiano resulti più viva la scena.

  1. È un carattere affine all’altro della malacreanza che è il decimoquinto, e converrebbe rileggere anche l’altro. Il nostro è veramente un antipatico che fa e dice cose spiacevoli e non sa tenere a freno la lingua, ma ciarla senza garbo né discretezza rispetto al pudore, come un boccalone volgarissimo.
  2. [p. 123 modifica]Letteralmente: «dopo masticato ».
  3. [p. 123 modifica]Forse [testo greco]. A ogni modo il vocabolo sonava offesa per il padre.
  4. [p. 123 modifica]L’elléboro era un’erba frequentemente adoperata dall’antica medicina.
  5. [p. 123 modifica]Accetto la bella correzione di Giorgio Pasquali dell’[testo greco] dei codici in [testo greco], che significa per appunto star le bestie.
  6. [p. 123 modifica]Traduco «è bell’e pronto» per rendere il significato del perfetto greco [testo greco].
  7. [p. 123 modifica]L’[testo greco] corrisponde qui al nostro «subito».
  8. [p. 123 modifica]Nota poi come elegantemente Teofrasto passi dal discorso indiretto al diretto, e come anche in italiano resulti più viva la scena.

Note