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I fioretti di Sancto Francesco/Al lettore

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I fioretti di Sancto Francesco Capitolo I
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AL LETTORE


Opera lunga e laboriosa, e qui forse poco o punto opportuna, sarebbe quella di riassumere tutte le assidue, pazienti e sottili indagini degli eruditi intorno alla origine dei Fioretti di san Francesco di Ascesi, alle scritture anteriori dalle quali, appunto, sarebbero derivati, al loro preciso valore storico e biografico. Qui basterà, per utilità de’ lettori, accennare alla questione, non ancóra interamente risoluta e forse non completamente solubile, nei punti suoi piú essenziali.

Della originalità del testo italiano dei Fioretti non dubitarono punto, o, per esser più esatti, non vollero dubitare gli editori di quell’aurea scrittura che, a buona ragione, gli studiosi e i cultori del «parlar materno» tennero ognora [p. viii modifica]in conto di una fra le più amabili e schiette prose italiane del Trecento. La sua sincera semplicità, la deliziosa ingenuità, diremmo anzi, dell’argomento, cui bene si appropria il candore nativo della forma, la agilità dello stile maravigliosa, la soave freschezza e limpidezza e purità della lingua, valsero a toglier fede, anzi a far sembrare indegna di ogni considerazione la opinione di un dottissimo francescano inglese, il Wadding,1 che fino dal secolo XVII, ricercando negli scritti dell’Ordine, ritrovava un Floretum in cui si narravano Vitam et gesta sancti Francisci et gesta sociorum eius, da lui designato come fonte latina dei Fioretti. Né con maggior fortuna Ireneo Affo,2 italiano questi e dotto al par dell’Inglese, indicava nelle Cronache dei XXIV Generali alcuni capitoli fedelmente trasportati, tradotti, nella scelta italica.

Il merito di avere risollevata l’ardua questione, spetta pertanto alla fiorentina Academia della Crusca, che nella quinta impressione del suo [p. ix modifica]vocabolario della lingua italiana , iniziata nel 1843, se bene non abbastanza esattamente accennava, ad ogni modo, a una fonte latina dei Fioretti, indicando una parte delle Conformitates sancti Francisci di fra Bartolommeo degli Albizzi, presentate al Capitolo generale dell’Ordine nel 1399; laddove si hanno, come è noto, manoscritti che contengono il testo dei Fioretti di data, senza dubbio alcuno, anteriore a quel tempo. Alcuni anni dipoi, nel 1859, il Barbieri,3 nella sua edizione parmense del florilegio francescano, ne indicava una nuova fonte, richiamando l’attenzione degli studiosi sullo Speculum vitae b. Francisci et sociorum eius, e nel 1877 il dotto storico e bibliotecario Edoardo Alvisi,4 dopo un paziente e metodico riscontro dei manoscritti del Collegio irlandese di Sant’Isidoro, ritrovava il Codice cui alludeva il Wadding, col titolo di Actus s. Francisci et sociorum eius, e senz‘altro lo additava agli studiosi come il vero testo latino de’ Fioretti. [p. x modifica]Sennonché il dott. Giuseppe Staderini,5 tornando, piú tardi, a studiar la questione, affermava che gli Actus non possono dirsi la fonte dell’operetta italiana, ma gli uni e l’altra debbon piú tosto reputarsi derivati da una piú antica scrittura, finora a noi sconosciuta.

Infine, molte cose rimangono ancora assai oscure, e rimarranno tuttavia ignote, finché non si avrà un completo studio comparativo sui varî codici degli Actus e dei Fioretti, giacché e gli uni e gli altri presentano differenze molte e notevoli. Ma certo è intanto, che dal complicato lavorío dei critici possiamo almen trarre l’assoluta certezza che i Fioretti derivano da un originale latino, e affermare che negli Actus si contiene in parte l’originale dei Fioretti e che il traduttore italiano dovette avere sotto gli occhi una piú larga compilazione.6 È ora da augurarsi che le incessanti ricerche degli studiosi di cose francescane giungano a far ritrovare, un giorno o l’altro, questa desiderata scrittura, dalla [p. xi modifica]quale gli Actus e i Fioretti sarebbero, come da una comune scaturigine, derivati e giunti a noi.

Ma se qualche cosa oramai si sa, e molto di piú è forse possibile di sapere — dacché le indagini sono indirizzate su buona via, — intorno all’origine del Floretum, non molto sappiamo dell’autore di esso. Certamente vi ebbe mano frate Ugolino di Monte santa Maria, o che l’opera sua si limitasse soltanto alla stesura de’ capitoli della vita di Giovanni della Verna e indirettamente alla compilazione del capitolo De inventione montis Alvernae, come vorrebbe lo Staderini, o che egli fosse in parte autore e in parte semplice compilatore dell’opera, servendosi di documenti anteriori da lui rimaneggiati per quel che risguarda la prima generazione francescana, come congettura Paolo Sabatier. Certo, chi cerchi negli Actus tutti i luoghi ove son cenni dell’Autore dell’opera, ora si troverà direttamente dinanzi il buon frate Ugolino, ora un misterioso «scriptor», la cui parte non è possibile esattamente determinare. La cosa piú semplice, in tanta incertezza di cose e fra le varie e diverse opinioni degli studiosi, è forse quella di attribuire al pio fraticello di Monte santa Maria tutto quel che [p. xii modifica]negli Actus risguarda il Serafico d’Ascesi ei suoi primi compagni, e all’anonimo quel che si riferisce ai frati della Marca. Da quale de’ due autori — ammesso che gli autori sian due — venne all’opera il titolo di Actus è pure, naturalmente, ignoto: ma par certo che un tempo questa raccolta recasse l’intitolazione di Speculum Vitae beati Francisci et sociorum.

La critica, in generale, si accorda nel togliere ai Fioretti quasi ogni valore storico: ma a questo proposito si può ancóra osservare col Sabatier7 che Francesco d’Assisi, la cui figura maravigliosa ha saputo conquistarsi, col volger del tempo, l’amore e l’ammirazione del mondo, non è tanto conosciuto ed amato per quel che ci narrano di lui le piú antiche e autorevoli vite, quali la Legenda e il Memoriale di frate Tommaso da Celano, la Legenda trium Sociorum — frate Leone, frate Angelo e frate Rufino, e la biografia scritta da san Bonaventura, ma sibbene per quella sua vita contesta di poesia e di dolore, di amore e di pietà che ci è rivelata dai Fioretti e dallo Speculum perfectionis. Il valore storico dei Fioretti [p. xiii modifica]è nel loro insieme non nei loro particolari, certamente leggendari: è nei ricordi del Santo che essi, benché tardi, ci tramandano e che risalgono a quel buon frate Leone che Francesco aveva eletto fra tutti gli altri suoi compagni piú fidati e piú cari, quale confidente de’ suoi riposti pensieri e doloroso testimone dei suoi ultimi anni.

Quanto al frate di Monte Giorgio poco o nulla ci è noto, oltre le scarse notiziole contenute negli Actus. Sulla via che da Macerata va ad Ascoli Piceno, si scorgono ancóra, sull’alto di un poggio, le reliquie d’una antichissima rôcca che serba sempre il nome di Brunforte, dal nome del suoi vetusti signori; gente che, secondo una tradizione ancora viva nel luogo, e che il padre Tassi ha raccolto ne’ suoi Cenni cronologici biografici della osservante Famiglia picena, derivava di Francia. Di quella gente, ch’ebbe una parte assai cospicua nella storia del francescani della Marca che risiedeva presso Sarnano, non molto lungi da Monte Giorgio, discendeva il nostro frate Ugolino, la cui elezione al vescovato di Teramo Bonifazio VIII annullò il 12 decembre del 1295.

Del volgarizzatore de’ Fioretti meno ancóra si sa. Fra le meglio probabili congetture è [p. xiv modifica]forse quella del Tiribelli, secondo la quale la traduzione del Floretum sarebbe da attribuirsi a un frate Giovanni da Settimo, presso Firenze. Ad ogni modo par certo che dovette essere un frate del secolo XIV, un fraticello toscano dell’Ordine dei Minori, colui che a maggior gloria del suo Fondatore serafico e a edificazione di coloro che non sapevan legger latino, tradusse, quasi sempre letteralmente, il libro dei frate di Montegiorgio.

Ai Fioretti propriamente détti seguon, quasi sempre, nelle edizioni che se ne hanno, altre scritture pur francescane: — Delle sacrosante Stimmate di san Francesco; le Vite di frate Ginepro e di frate Egidio; Capitoli di certa dottrina e Détti notabili di frate Egidio. — Una rarissima stampa del 400, che è nella Biblioteca nazionale di Palermo, contiene parecchi altri capitoli aggiunti ai Fioretti8. Nove di essi, da un codice [p. xv modifica]di Padova, publicò Guido Mazzoni nel Propugnatore (vol. I d. nuova serie) e altri dal bel codice Riccardiano 1670 G. L. Passerini,9 che pure derivano dal latino, e sembrano un’aggiunta fatta ai Fioretti. Altri ne publicò il Landry nel Bulletin italien di Bordeaux (I, 138): altri il Parenti, nelle Memorie di religione, ecc. di Modena, (1843, XV, 205) da un manoscritto da lui posseduto.

Le piú antiche edizioni de’ Fioretti sono del secolo XV e senza data: le piú recenti e migliori son quelle di L. Manzoni (Roma, Loescher, 1901) che riproduce la lezione del codice Mannelli, datato del 1396; l’edizione del Sabatier (Assisi, 1901) e quella, ora citata, del Passerini di su il codice Riccardiano. - Studi per una edizione critica aveva già fatto il conte Manzoni (Di una nuova ediz. dei Fioretti, ecc.) pubblicati a Bologna nel 1887. Per questa ristampa, che porta innanzi l’augusto nome di Elena di Savoja regina d’Italia, ci siam serviti del testo Mannelli, [p. xvi modifica]che si conserva a Firenze, nella Biblioteca nazionale, lievemente accomodato qua e là per renderne piú agevole la lettura, pur mantenendone quasi sempre la grafia e lasciandone intatto il dolce sapore antico: e al testo abbiamo accompagnato alcune silografie, da Attilio Razzolini composte appositamente per questa edizione. La quale confidiamo sarà per riuscire ugualmente gradita agli amici de' libri belli come agli ammiratori e ai divoti del Santo di Ascesi, la cui gloria sembra sempre piú accendersi a traverso i secoli e la cui mirabil vita meglio in gloria del Ciel si canterebbe».

Firenze, 1907


G. L. PASSERINI.

Note

  1. Script. Ord. Minor., pag. 179.
  2. Cantici volg. di s. Franc., Guastalla, 1877 pag. 61.
  3. «Fioretti» di s. Francesco, Parma 1859, pag. VII.
  4. I «Fioretti» di s.Francesco: studî sulla loro composizione storica in Arch. stor. ital., ser. IV, vol. IV, 1879 (riprod. in Antol. d. critica. di L. Morandi)
  5. Sulle fonti dei «Fioretti» di s. Francesco, in Boll. d. Soc. umbra di St. patria, vol. II. fasc. II-III, 1896.
  6. Cfr. Sabatier,Actus b. Francisci et sociorum eius, Paris, 1902; Floretum s. Francisci, Paris, 1902.
  7. Floretum, cit.
  8. Cfr. A. Pennino, Catalogo dei libri di prima stampa ecc., I, 230, n. 516.
  9. Firenze, G. C. Sansoni, edit., 1905, sec. ediz.