I monumenti e le opere d'arte della città di Benevento/Del teatro antico/Epoca del monumento

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III. Epoca del monumento

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Del teatro antico - Descrizione del monumento Dei Longobardi in Benevento e del chiostro e della chiesa di S. Sofia
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iii. epoca del monumento


Il primo tentro di pietra menato a compimento in Roma fu quello di Gn. Pompeo1, essendosi usato fino allora costruirli di legno. Siamo già adunque sul termine della repubblica. E se Vitruvio già parla della costruzione dei teatri lapidei, egli non omette di dire che ogni anno in Roma si costruivano molti teatri temporanei2 di legno. Il nostro teatro, adunque, non può [p. 355 modifica]risalire ad epoca anteriore all’impero. Però, nella mancanza di scorta sicura, non si può fissare l’epoca certa della sua costruzione. Se si guarda alla sagoma della base dei pilastri, se ne trova un riscontro presso a poco in quelle delle lesine che fiancheggiano il fornice dell’Arco di Augusto a Susa3. Ma questa coincidenza non potrebbe essere scorta sicura, potendosi pur ritenere come una imitazione di epoca posteriore. Nè maggior luce si trae dalla struttura muraria, essendo impiegati nel nostro teatro, come vedemmo, tutti i generi, il lapideo quadrato, il cementizio, il reticolato e il laterizio. I mattoni impiegativi hanno pure varie dimensioni, essendovene di m. 0,26 × 0,145 × 0,035 e di m. 0,44 × 0,44 × 0,035 per il paramento visto, e anche di quelli triangolari, e poi altri di m. 0,61 × 0,61 × 0,47 per gli spianamenti dell’emplecton, a determinate altezze della massa muraria, e a comporre le volte.

Pratilli4 riporta la seguente iscrizione, che dice ai suoi tempi da poco scoverta presso le rive del fiume Sabato, e fatta fedelmente trascrivere dal fu Monsignor Arcidiacono Giovanni de Nicastro.

DIVO COMMODO
AVGVSTO
PIO FELICI P. P.
RESTITVTORI SCEN
THEATR. SACROR
CERTAMIN. ET PVBL
AERARI ET THERMAR
BENEVENTANI
D. D.

Dalla quale apparisce che Commodo restaurò il teatro e le terme di Benevento, per cui i coloni Beneventani gli innalzarono questa memoria. Dunque già ai suoi tempi esisteva il nostro teatro, ammeno che non si dimostri esserne esistito altro. [p. 356 modifica]

Per la qual cosa s’inganna il Selvatico5, ripetendo l’errore di qualche nostro scrittore locale, che questo edifizio (secondo ho fatto notare di sopra a pag. 341, egli lo ritiene per anfiteatro) sia stato edificato e condotto ad ultimo finimento durante il dominio dei tre imperatori Pupieno, Balbino e Gordiano.

Questo monumento ha subìto la medesima sventura di tutti gli altri: il bisogno di innalzare in breve ora le mura della città per opporsi alle orde barbariche, la comodità di ritrarre con poca spesa il materiale necessario per la costruzione di ponti e di edifizii sacri, l’ingordigia dei prossimi fornaciari per ottenerne pietrame da calce, hanno fatto rovinare questo edifizio, il quale per la sua straordinaria solidità avrebbe sfidato i secoli. Con tutto ciò, come dissi, ne avanza ancora tanto da farlo ritenere un monumento degno di alta considerazione. Per la qual cosa rinnovo i voti che lo Stato e il Comune facciano a gara per rimetterne in luce almeno tutto il pianterreno, per il maggior decoro di questa illustre città e per l’interesse degli studii sulle antichità.

Note

  1. Canina, op. cit. vol. 8. capitolo VI, pag. 339.
  2. Op. cit. lib. V, capo V.
  3. Canina, op. cit. Tav. CLXXXIV.
  4. Via Appia, op. cit. pag. 448.
  5. Op. cit. parte I. pag. 363 — Aggiunte e Rettificazioni.