Idioma ladino - Tradizioni e racconti/1

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L’Orco della Valle.

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Idioma ladino - Tradizioni e racconti 2

L’Orco della Valle. Qualche cosa di particolare quei della Valle già devono sempre avere; così hanno anche tut’altro Orco che noi altri Ladini. L’Orco della Valle secondo si narra è simile all’Orco della Boemia. Egli è di disposizione naturale cattiva e la gente lo teme assai per le sue gherminelle. Le padrone della Valle hanno sempre da lamentarsi delle sue cattiverie: egli le secca coi pollastri, colle galline, colle oche, colla botticella da burro, col forno, colla stanza da latte, col lavar la biancheria e coll’imbiancar la tela; è proprio una miseria. Il peggio tocca a chi è per istrada, se non abbada bene aquello che fa. Tutt’ad un tratto invece del bel tempo si ha nuvole e pioggia, d’inverno poi l’Orco copre le strade di neve, cosichè non distinguendole più si cade sul ghiaccio; nello stesso momento si ode l’Orco nel bosco prorompere in alte risa. All’improvvisa, non si sa come, si si trova sviato ed errante per ogni dove, in mezzo a rupi ed a pini, affaticandosi tutta la notte, finchè la mattina si è sul medesimo posto, ove si era la sera.

Delle volte fattosi piccola boccia si mette in mezzo alla strada ed appena passatovi alcuno cresce in modo, che diventa una gran palla e rotolone tiene dietro al viandante, cui, comunque corra, minaccia di atterrare e di schiacciare, finchè costui cade mezzo morto dallo spavento, poi si sente l’Orco ridersela e burlarsene. Anche qual cavallo sul pascolo si può vederlo, come si avvicini ad uno insinuandosi con lusinghe e nitrito a modo dei cavalli. Ma guai a colui, che osa montarlo, giacchè appena lo sente, gli crescono le gambe, e il povero uomo, che lo monta, non vede più la terra di sotto1

L’Orco va poi di galoppo passando attraverso arbusti e sassi per pruni e campi di biade, finchè l’infelice cade a terra, il quale può chiamarsi contento e felice, se non gli si sono rotte le gambe e le coste; le mani e la faccia sono tutto graffiate ed egli dovrà ben durar fatica per cavarsi fuori dai cespugli. L’Orco poi sene scampa lasciando un puzzo che Dio cene guardi; perciò si dice: puzza come l’Orco.

  1. per la grandezza immensa, che assumeva il cavallo.