Favole (Fedro)/Libro terzo/XV - Il Cane all'Agnello

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Libro terzo: XV - Il Cane all'Agnello

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Fedro - Favole (I secolo)
Traduzione dal latino di Giovanni Grisostomo Trombelli (1797)
Libro terzo: XV - Il Cane all'Agnello
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FAVOLA   XV.

Il Cane all’Agnello.

A un Agnel che belava infra le capre
     Ove, gli dice il Can, folle t’aggiri?
     Qui non c’è la tua madre: indi in remota
     Parte le pecore gli dimostra.
     5Non quella, che a talento concepisce,
     E un tempo fisso porta ignoto peso,
     Poscia cader dal ventre il lascia, io cerco.
     Io colei cerco, che sue poppe appresta.
     E a’ figli toglie, sicchè io n’abbia, il latte.
     10Pur chi ti partorì più prezzar dei.
     A partito t’inganni. E come seppe,
     Se nascer bianco, o pur nero io dovessi?
     Ma via, saputo l’abbia; fu gran dono,
     Volermi maschio, perchè tal nascessi,
     15Ch’ognor del macellajo il colpo attenda.
     Come vuoi ch’anzi quella apprezzi, ed ami,
     Cui nulla scelta in generar si lascia,

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     Che l’altra, che ver me giacente, e infermo,
     Cortese (a pietà mossa) si dimostra?
     20Non da necessitade di natura,
     Ma da bontade i Genitor’ ravviso.
          * Che l’uom riman da benefizj avvinto,
     Non da le leggi, il mio racconto addita.