Il Canzoniere (Bandello)/Le Rime Estravaganti/XV - Se Porzia, dopo Bruto, star in vita

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Le Rime Estravaganti
XV - Se Porzia, dopo Bruto, star in vita

../XIV - S'amante alcuno gli è, che goda il frutto ../XVI - Piangi, viator, ch'ogni uom che passa, piange IncludiIntestazione 5 marzo 2024 100% Poesie

Le Rime Estravaganti
XV - Se Porzia, dopo Bruto, star in vita
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XV.

È il secondo dei detti sonetti-epitaffi; ed è per moglie uccisa dal dolore che le straziò l’animo alla notizia della morte del marito.
      Anche questo il Brognoligo, l. cit., p. 21, n. 1, ricollega, e con buon senno, ad una novella, la I-13 del seguente argomento: «La signora Camilla Scarampa, udendo esser tagliata la testa al suo marito, subito muore». Questo «pietoso e breve caso», che è ora ricordato da una lapide nel Castello dei marchesi Scarampi in Camino (nei pressi di Casale Monferrato), il Bandello afferma averlo udito «questo carnevale passato» ad Asti, in casa del conte Giovan Bartolomeo Tizzone, da Giovanni Rotario. È più che una novella, un esempio recato innanzi da uno degli astanti a provare «che il dolore rompa lo stame de la vita umana». La narrazione è dedicata ad una omonima e parente della protagonista, insigne letterata contemporanea, alla signora Camilla Scarampa Guidobuona; è poi per noi notevole nel periodo che segue, l’invito che le rivolge a scriverne in versi: «Il che sarà cagione — le soggiunge nella lettera di dedica — che questa mia novella non potrà esservi se non cara, e giovami credere che sarà cagione di farmi vedere qualche vostra bella composizione, parendomi un’età che io non ho da voi nè lettere, nè rime... Ma com’esser può che di così nobil morte e pietosa di questa vostra parente voi negli scritti vostri non abbiate fatto mai menzione alcuna? chè in vero merita esser tenuta viva ne la memoria de la posterità». E quasi a riparo della lamentata lacuna detta egli stesso il seguente sonetto.


Se Portia, dopo Bruto, star in vita
     Non volse per soperchio e grande amore,
     Come non le bastava il sol dolore
     4A far del mondo l’ultima partita?
E quella, ch’ogni istoria mostra e addita,
     Lucretia, avendo perso il casto onore,
     Perchè col ferro si trafisse il core,
     8Se tanta doglia in petto aveva unita?
Chè, essendo a me portato il fiero messo,

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     Com’era anciso il caro mio consorte,
     11Al tristo suon mi fu ’l morir concesso.
N’altre arme fur bisogno a darmi morte:
     Ch’un estremo dolor, un grave eccesso
     14Han seco, di propinquo, un’aspra sorte.

Note

V. 1. Porzia, figlia di Catone Uticense che si tolse la vita all’annunzio della morte di Bruto suicida dopo la sconfitta dei Pompeiani in Africa (46 a. C.).

V. 7. Col ferro, l’esempio di Lucrezia e pur le parole son tolti dal Petrarca: «Non la bella romana che co ’l ferro | Aprì il suo casto e disdegnoso petto», Canz., CCLX, vv. 9-10.

V. 8. Unita, accolta, adunata. Lucrezia che offesa da Lucio Tarquinio nell’onore, in presenza del padre e del consorte Collatino si tolse la vita.

V. 11 Così muore anche la bella Alda la fidanzata di Orlando, nella Chanson de Roland. — Nella citata novella la Scarampa «subito udito il messo s’inginocchiò e pregando Dio che le perdonasse i suoi peccati lo supplicò che le desse la morte. Mirabilissima cosa certo fu a veder quella bellissima donna, pregando Iddio, restar a la presenza dei suoi morta, chè come ebbe detto: — Signor Dio, poi che il mio consorte è morto, non mi lasciar più in vita, — se le serrò di modo il core, che, senza far più motto alcuno, cascò in terra. I suoi uomini e donne, credendo fosse stramortita, se le misero a torno per rivocarle con vari argomenti gli spiriti vitali; ma poi ch’apparve morta a manifesti segni, fu con general pianto e dolor di tutti seppellita» (p. 161).

V. 12. N’altre, non altre armi furono necessarie. E ancora dal Petrarca tolse l’idea e la forma: «Nè di Lucrezia mi meravigliai, | Se non come a morir le bisognasse, | Ferro e non le bastasse il dolor solo», Canz., CCLXII, vv. 9-11.

Vv. 13-14. Di propinquo, per immediata conseguenza necessaria. In questi due versi è la risoluzione, in forma sentenziosa, della dìsputa nata quel giorno ad Asti, secondo che ci dà a credere il Bandello «qual di queste due passioni più tosto uccida un uomo, o la gioia od il dolore». Anche là come qui, quasi con le stesse parole si concluse: «con dire che gli spiriti vitali in una smisurata allegrezza esalano e in un gran dolore si ristringono e si affogano» (p. 157).