<dc:title> Il Misogallo </dc:title><dc:creator opt:role="aut">Vittorio Alfieri</dc:creator><dc:date>1789-1798</dc:date><dc:subject></dc:subject><dc:rights>CC BY-SA 3.0</dc:rights><dc:rights>GFDL</dc:rights><dc:relation>Indice:Gli epigrammi le satire, il Misogallo di Vittorio Alfieri (1903).djvu</dc:relation><dc:identifier>//it.wikisource.org/w/index.php?title=Il_Misogallo_(Alfieri,_1903)/Sonetto_XXXIV&oldid=-</dc:identifier><dc:revisiondatestamp>20210211121748</dc:revisiondatestamp>//it.wikisource.org/w/index.php?title=Il_Misogallo_(Alfieri,_1903)/Sonetto_XXXIV&oldid=-20210211121748
Il Misogallo - Sonetto XXXIV Vittorio AlfieriGli epigrammi le satire, il Misogallo di Vittorio Alfieri (1903).djvu
Finchè turbo di guerra orrido stride,
(Guerra inegual, che i pravi ignudi molti
Muovono ai pochi pingui umani, e stolti)
Chi ha cuore, e pane, e senno, in ver non ride.
Vil scelleranza, a cui licenza arride,
Tutto l’altrui fa suo; gli schiavi ha sciolti;
Liberi, e buoni in duri ceppi ha colti;
Odia i Tiranni, e Libertade uccide: Sospende sovra ogni non empia testa
Infra scherni servili, a debil crine
La stanca scure, e di troncar non resta. — Non torran perciò a me libero il fine,
Nè i Re plebei, sozza genìa funesta,
Nè i veri Re, nè le infernali Erine.1
Note
↑Ella è veramente tra tutte le impudenze la più stupida, quella di costoro; che, obbedendo, e tremando, e servendo ad un Robespierre, ardiscono parlar di tirannide, e promulgare l’odio contro i tiranni: e si vede, che tanto conoscono i nomi, quanto le cose.