Il Tesoretto (Laterza, 1941)/I

Da Wikisource.
I

../ ../II IncludiIntestazione 13 novembre 2021 75%

Il Tesoretto (Laterza, 1941) II
[p. 3 modifica]

I

     Al valente segnore
di cui non so migliore
sulla terra trovare;
ché non avete pare
     5né in pace, né in guerra,
sí ch’a voi tutta terra
che ’l sol gira lo giorno
e ’l mar batte d’intorno
san faglia si convene,
     10ponendo mente al bene
che fate per usagio,
ed al’alto legnagio
donde voi sete nato;
e poi dal’altro lato
     15poten tanto vedere
in voi senno e savere
a ogne condizione,
ch’un altro Salamone
pare in voi rivenuto;
     20e bene aven veduto
in duro convenente

[p. 4 modifica]

ov’ogn’altro somente,
che voi pur migliorate
e tuttora afinate;
     25e ’l vostro cor valente
poggia sí altamente
in ogne benananza,
che tutta la sembianza
d’Alessandro tenete;
     30ché per neente avete
terra ed oro ed argento;
sí alto intendimento
avete d’ogne canto,
che voi corona e manto
     35portate di franchezza
e di fina prodezza;
sí ch’Achiles lo prode
ch’aquistò tante lode,
e ’l buono Ettor troiano,
     40Lancelotto e Tristano
non valser di vo’ piue,1
quando bisogno fue.
E poi, quando venite,
che voi parole dite
     45in consiglio, o ’n aringa,
par ch’agiate la lingua
del buon Tulio romano,
che fu in dir sovrano:
sí buon cominciamento
     50e mezzo e finimento
sapete ognora fare,
e parole acordare
secondo la matera,
ciascuna in sua manera.
     55Apresso tutta fiata
avete acompagnata
l’adorna costumanza

[p. 5 modifica]

che ’n voi fa per usanza
sí ricco portamento
     60e sí bel regimento,
ch’avanzate a ragione
e Senica, e Catone.
E posso dire, in somma,
che ’n voi, segnor, s’asomma
     65e compie ogne bontate,
e ’n voi solo asembiate
son sí compiutamente,
che non falla neente
se non com’auro fino.
     70Io Burnetto Latino,
che vostro in ogne guisa
mi son sanza divisa,
a voi mi racomando;
poi vi presento e mando
     75questo ricco Tesoro,
che vale argento ed oro,
sí ch’io non ho trovato
omo di carne nato
che sia degno d’avere,
     80né quasi di vedere
lo scritto ch’io vi mostro
in lettere d’incostro.
Ad ogn’altro lo nego,
ed a voi faccio prego
     85che lo tegniate caro
e che ne siate avaro:
ch’i’ ho visto sovente
vil tenere ala gente
molto valente cose;
     90e pietre preziose
son giá cadute in loco
che son gradite poco.
Ben conosco che ’l bene

[p. 6 modifica]

assai val men chi ’l tene
     95del tutto in sé celato,
che quel ch’è palesato,
sí come la candela
luce men, chi la cela.
Ma i’ ho giá trovato
     100in prosa ed in rimato
cose di grande assetto,
e poi per gran sagretto
l’ho date a caro amico;
poi, con dolor lo dico,
     105le vidi in man di fanti,
e rasemprati tanti,
che si ruppe la bolla,
e rimase per nulla.
S’aven cosí di questo,
     110sí dico che sia pesto,
e di carta in quaderno
sia gittato in inferno.

.

Note

  1. [p. 379 modifica]v. 41. Il Wiese: «non valse me’ di voe». Con la nostra lezione, basata su diversi mss. (tra cui il frammento edito dal Bertoni) si migliora, col senso, la rima.