Il Tesoro (Latini)/Libro III/Capitolo VII

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Capitolo VII. Come l'uomo dee fare pozzi e fontane

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Brunetto Latini - Il Tesoro (XIII secolo)
Traduzione dalla lingua d'oïl di Bono Giamboni (XIII secolo)
Capitolo VII. Come l'uomo dee fare pozzi e fontane
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Capitolo VII.


Come l’uomo dee fare pozzi e fontane.


Se cosa fosse che non avesse acqua intorno alla tua magione, tu la dèi trovare in questa maniera.

La mattina, anzi che lo sole si levi, d’ agosto, tu metterai contro all’oriente l’occhio, corcato in terra1, e riguarderai l’aere crespo, quasi come una nuvola2 in sembianza di spargimento di rugiada, che ciò è segno d’acqua, ch’è riposta sotto terra, salvo se egli fosse luogo ove solesse avere lago stagno od altro umidore, secondo che dimostra il giunco, o salce salvatico, e tutti arbori che di umidore nascono. E quando tu averai veduti questi segni, tu dèi cavare la terra tre piedi per larghezza, e cinque per altezza. E quando il sole è coricato, tu dèi mettere sotto terra un vaso di rame o di piombo, che sia unto dentro, e poi [p. 65 modifica]covrire3 la fossa molto bene di foglie d’arbori e di terra, e la mattina levarne queste cose, e scoprire la fossa4. E se ’l vasello suda dentro, o tu vi trovi goccie d’acqua, non dottare, che quivi avrai buono pozzo.

Ed anche se tu metti su quella cotal fossa una pentola di terra secca e cruda; se v’avrà vena d’acqua, egli sarà bagnato la mattina. Ed anche se tu vi metti uno vello di lana, e tu la truovi la mattina bagnata, o una lucerna accesa, e la mattina sia spenta, sappi che v’è acqua assai. Or puoi poscia cavare, e fare lo pozzo tuo5. Ma a piè de’ monti nelle6 parti di settentrione, abbondano le acque in u rande effusione, e sono più sane.

E però che la terra ingenera ispesse volte solfo e allume, o cotali cose pericolose, onde l’uomo che fa pozzo dee avere intorno da sè una lucerna ardente: e se la dura senza ispegnersi, si è buono segno; ma s’ella non dura, e spegnesi spesso, questo è segno di pericolo, chè ’l cavatore del pozzo potrebbe tosto morire, e leggiermente. [p. 66 modifica]La bontà dell’acqua dee essere provata in questa maniera. Tu la metterai in un vasello di rame bene netto, e s’ella genera alcuna mala tecca in fra tre dì, quella acqua non è buona7. Anche vi dirò altra prova8. Quando l’acqua è cotta in un picciol vasello di rame, se ella non fa limo, nè rena in fondo: si è buona, che cuoce tosto li legumi; e sia lucente senza nuvoli, e senza ogn’altra lordura9.


  1. Le stampe leggono tu metterai contro all’oriente l’occhio creato in terra. Corretta l’interpunzione, e mutato creato in corcato, divinato dal Carrer, col t tu demorra encontre orient, le menton sor terre, et regarderas.
  2. Aggiunto nuvola in, col t comme une nue delièe en semblance d’espandre rousèe.
  3. Il t covrir la fosse, et estoper.
  4. Levarne queste cose, e scoprire la fossa: il t dice più laconico et au matin oster.
  5. Il t et par ce dois tu chevillier ton puis.
  6. Aggiunto a piè de’ monti, col t au piez des mons en septentrion.
  7. Il t et se ele ne engendre aucune male teche, ce est bons.
  8. Questa linea è giunta di Bono, eccetto la prima parola t Encore, quant ele est cuit ecc.
  9. Il t et est trés luisanz et très pure, sanz escume, et sanz toutes ordures. La variante di un codice legge: sanz nue, come voltò Bono. Questo capitolo, come altri, nel ms. Vis. è parafrasato, e non risponde sempre alla lettera del t.