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Il Tesoro (Latini)/Libro V/Capitolo XVII

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Capitolo XVII. Dell’ape

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Brunetto Latini - Il Tesoro (XIII secolo)
Traduzione dalla lingua d'oïl di Bono Giamboni (XIII secolo)
Capitolo XVII. Dell’ape
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Capitolo XVII.


Dell’ape.


Ape son quelle1 mosche, che fanno il mele e la cera, e nascono senza piedi e senza ale, e poi le mettono quando sono grandi2.

Queste api3 portano grande diligenza a fare lo mele; e della cera4, la quale elle cogliono di diversi fiori, e fanno elleno5 diverse magioni, e diverse camere, onde ciascuna ha suo proprio nome e luogo quivi ov’elle tornano6.

Elle fanno re e oste7 e battaglia. E fuggono [p. 167 modifica]por lo fumo, e raunansi per suono di ferro, o di pietre8, o di cosa che faccia grande romore9.

E cotanto sappiate, che tra tutti gli altri animali del mondo solamente l’api hanno loro lignaggio, e tutte le cose comunalmente, per ciò ch’elle abitano tutte in una magione, e quindi escono e vanno pasturando per la contrada10; e il lavorio di ciascuna11 è comun a tutte12. E simigliantemente la vivanda che hanno, è comune a tutte. E tutte raunanze13 e frutti e pomi sono comuni a tutte. E anche più, che’ loro figliuoli sono comuni a tutte14. Elle sono tutte caste e [p. 168 modifica]vergeni, e senza nulla corruzione di loro corpo15 di lussuria, e fanno figliuoli16 in grande quantità. Elle ordinano loro popolo, e loro comune17. Ed eleggono loro re; e non eleggono per sorte18, anzi chi è più nobile ne’ costumi19, e più bello, e maggiore, e di miglior vita, quegli è eletto re e signore dell’altre. E perchè egli sia re e signore, di ciò egli è più umile e di grande pietade. Ed eziandio lo suo pungiglione, ovvero spina20 non usa contra alcuno malvagiamente21. E non pertanto ch’egli sia signore, l’altre sono tutte franche, e hanno di loro libera signoria. Ma la buona volontà ch’elle hanno22, le fa amare insieme e ubbidire al loro maggiore in tal modo, che niuno esce23 di sua magione infino tanto che il loro si[p. 169 modifica]gnore non è fuori, e piglia la signoria del volare dove gli piace. Ma le loro api novelle non si osano posarsi, infino a tanto che’ loro mastri non son posti24. E quando è posto, le giovane si posano intorno di loro25, e osservano diligentemente loro leggi. E quando alcuna di loro fa alcuna cosa che sia contro a loro signore26, fa ella medesima vendetta di sè, chè ella si leva e rompe il suo pungiglione, secondo che soleano fare quelli di Persia, che se alcuno rompea la sua legge, non attendeva sentenza di re27, anzi si uccideva egli medesimo per vendetta di suo fallo. E in somma sappiate, che le api amano il loro re sì ferventemente28 e di tanta fede, quanto elle hanno intenzione che ben sia29, e mettonsi alla morte per aiutare e per difendere il loro re. E tanto quanto lo re è con loro sano e salvo, non sanno mutare fede e pensiero. Ma quando egli è morto o perduto30, elle perdono la fede e ’l giudicamento in [p. 170 modifica]tal modo, ch’elle non empiono31 il loro mele, e guastano loro abitazione.

E sappiate, che ciascuna sta al suo officio32, che tale va per ricogliere la rugiada del fiore, e tali iscelgono la cera dal mele, e mettonlo per le camere. E tali istanno a guardare lo re il dì e la notte, il tempo che sia dolce, nè no con nuvoli, nè con vento. E quando nasce alcuna tra loro che sia negligente, cioè che non voglia stare a niuno di questi officii, lo re la fa cacciare di fuora da loro magione, in tal modo che non ve la raccolgono più. E se l’uomo fa loro male, o poco o assai, sì se ne mettono alla morte per vendicarsi di quello ch’è loro fatto.

  1. Il t: les mosches, e perciò aggiunto mosche.
  2. Il t: les recuevrent après lor naissance.
  3. Il t: Ces mosches, colle varianti moiches, moisses, mousches, mouches.
  4. Le stampe: fare lo mele e la cera, la quale ecc. Rettificato il senso, cambiando la cera, in della cera col t: car de la cire.
  5. Il t: edefient par merveillous engin.
  6. Il t: chascune a son propre leu, où ele repaire touz jors sans changier.
  7. Il t: dux, et rois, et font battailles, colla variante di due codici: ont roy et ost.
  8. Il t: per le son des pierres, et des timbres, con la variante di un codice tabors.
  9. Il t: son et grant tumulte. Segue il t: et si dient cil, qui esprovè l’ont, que elles naissent de charroine de buef en ceste maniere que l’en bat molt et fort la char d’un veel mort, et quant ses sans est porriz, si en naissent vermines, qui puis deviennent besainnes. Autressi naissent escharbot de cheval, et fuse de mul, et guespe de asne.
  10. Il t: et issent par la marche d’un païs.
  11. Corretto: di alcune, in di ciascuna, col t l’uevre de chascune.
  12. Il t ha di più: et la viande aussi. Aggiunto perciò col ms. Vis. in questo capitolo concorde con Bono: e simigliantemente la vivanda che hanno, è comune a tutte.
  13. Il t: tous usages, et fruitz.
  14. Il t: car plus en est la generacion commune, et lor fil commun.
  15. Di loro corpo, manca al t.
  16. Il t: toutes voies font eles soudainement filz à grant plentè.
  17. Et maintienent lor communes, et lor borgeisie.
  18. Il t: non mie par sort, où il a plus de fortune, que en droit jugement.
  19. Il t: a cui nature done signe de noblesce.
  20. Ovvero spina, glossa di Bono. Manca al ms. Vis.
  21. Il t: en venjance d’aucune chose. Il ms. Vis. villanamente.
  22. Il t: que nature lor done.
  23. Il t e la grammatica qui consiglierebbero correggere niuno in niuna: se non che potendo quel niuno, quasi di genere comune, comprendere sì il maschio che la femmina, lo lasciai in pace. Così pure altre volte.
  24. Il t: ne soit assis là où il vuet.
  25. Il t: puis s’asieent environ lui.
  26. Il t: contre la loi son seigneur.
  27. Mutato se’ in re, col senso, col ms. Vis. e col t. n’atendoit pas le jugement le roi.
  28. Il t: à si grant cuer.
  29. Il t. Que eles cuident que bien soit à morir por lui garder et desfendre.
  30. Corretto e in o col senso, col ms. Vis. e col t. ou.
  31. Il t: perdent et brisent lor miel.
  32. Il t: li office son entre eles departi, de que’es choses chascune doit servir. Segue il t variando dalla versione: car les unes porchacent lor viandes, les autres gardent le miel et la cire et les bresches, et les autres consirent le muement dou tens, les aleures des nues, les autres atirent la cire des flors, et les autres cuillent la rousée par desus les floretes, qui puis devient miel coulant et avalant per ces pertuis qui sont laienz. Et jà soit ce que chascune s’esforce, selonc son pooir, à bien faire, porce n’est pas envie entre eles ne haine. Mais se aucun lor fait mal, eles espandent aucune amertume malvaise dedanz le miel. Et volentiers se metent à la mort, por venjance penre de cels qui lor nuisent po ne assez. Il ms. Vis. concorda col Volgarizzamento anche nelle altre varianti in questo capitolo.