Il Trecentonovelle/CCXXVIII

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Novella CCXXVIII

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CCXXVII CCXXIX

Il duca di Borgogna, andando a vedere certi suoi tesorieri in piú parti, s’abbatte a uno che non ricevendolo riccamente li dice che è la cagione; diceli che non vuole rubare; e quello che ne segue.

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De’ mottetti che certe piacevole donne hanno già detto ne sono assai, come per a drieto d’alcune è narrato e come innanzi forse se ne potrà dire, come alla memoria verranno; ma ora voglio dire una novelletta che potrà essere esemplo a molti.
E’ fu già uno duca di Borgogna, valentrissimo principe, il quale si dispose, come spesso s’usa, andare per gran parte del suo tenitorio e vedere gli suoi officiali, che erano per quelli luoghi, e spezialmente li suoi tesorieri, come facessono e come si portassono. E giugnendo alle magioni di sei suoi tesorieri che in diversi luoghi erano, dalli cinque primi riccamente e onorevolmente fu ricevuto, e in bellissimi palazzi; dal sesto, ch’era il piú vecchio e piú anticamente v’era stato, fu ricevuto in piccola casetta assai debolmente. Il duca, ciò veggendo, si maraviglia, e conta al tesoriere de’ palazzi e dell’onore che gli altri gli hanno fatto, e domanda quale di ciò sia la cagione. Risponde allora il tesoriere:
- Monsignore, s’io avesse voluto rubare e imbolare, come per avventura fanno degli altri, io averei ricca e bella magione; ma io mi sono vissuto forse con troppa lealtà, a volere vivere riccamente come quelli che raccontate.
Disse il duca:
- E io voglio che tu rubi e facci come gli altri, acciò che con bella magione io ti truovi, quando altra volta io rivenisse qui.
Disse allora il tesoriere:
- Poiché cosí vi piace, e io lo farò.
E lo duca l’altro dí si partí e tornò a casa. E stando per ispazio d’un anno e mezzo o piú, similmente tornò a rivedere i suoi tesorieri, e giunto a casa di costui, e veduto ch’ebbe gli altri, niuno a rispetto di questo era da vedere; e cosí della vita che facea, il simigliante. Onde il duca chiamò lo tesoriere, e disse:
- Io ho compreso che tu sai fare e bella vita e belli palazzi con la licenzia ch’io ti diedi; e considerato che tal cosa puote venire in pregiudizio di molti, e forse piú in danno di me che degli altri, io non voglio che da quinci innanzi tu imboli, o abbi piú: tu hai bella magione e piú ricca che alcuno degli altri, con quella ti riposerai, e con quella come mio tesoriere riccamente ognora mi potrai ricogliere.
Risponde il tesoriere:
- Monsignore, io di primiera tenea la via che ora volete che io tegna, e a voi piacque che quella piú io non seguisse, ma che io seguisse la contraria; la quale in poco tempo ho sí ben compresa che alla prima non saprei per alcun modo ritornare.
El duca disse che al tutto non volea che piú imbolasse o rubasse. Lo tesoriere rispose non saperlo fare; e pertanto li piacesse tòrre il suo palazzo, e ogni tesoro e avere il quale avea, e un altro tesoriere prendesse, però ch’egli era vecchio, e piú per lui non facea. Lo duca poté assai dire, che mai costui non si rivolse, tanto che lo licenziò e lasciollo partire da sé con poco avere, e tolsene un altro.
Cosí si partí da giuoco questo saggio tesoriere, e forse volentiere, per non perdere l’anima per lo duca; e questa serebbe stata gran virtú, avere usata una medicina per lo contrario e lasciare il buono e ’l male acquisto al duca. E forse avea assaggiato sì il boccone dello imbolare e del rubare che non li dava cuore di vivere altrimente; e questo serebbe stato gran vizio. E non si maravigli alcun lettore di ciò, però che vulgarmente si dice che chi comincia a imbolare, non se ne riman mai. Ma lasciamo andare queste due opinioni, l’una buona e l’altra rea... dello tesoriere. In questa novelletta si comprende chiaramente quello che dicono certi, cioè che lealtà... lendini. E ben si vede nel moderno tempo. Chi fa e chi possiede le gran ricchezze o’ gran palazzi, da qual via o da qual parte hanno aúto principio? ché le piú hanno fondamento di furti o d’imbolare, o vero che ogni cosa si chiama guadagno; e li piú in questo latino trascorrono, e fannosi la minestra come a loro piace. Ma una cosa ci è, che Colui che ’l tutto vede fa poi li taglieri, e taglia come a lui pare che si convenga.