Il Trecentonovelle/CX

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Novella CX

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CIX CXI

Uno gottoso facendo uccidere un porco di Santo Antonio, il porco gli fugge addosso in sul letto, e tutto il pesta, e assanna chi l’ha voluto uccidere, e campa.

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E’ fu non è ancora molt’anni, uno mio vicino, il quale era tanto perduto di gotte che quasi mai di gran tempo non era possuto uscire del letto; e per questa sua malattia non avea perduto la gola, né alcun dente ancora, ma sempre agognava come potesse menare le mascelle. Avea fatto suo refettoro costui in una camera terrena appresso alla via, donde s’entrava nella sua casa, e ivi molti suoi calonaci s’andavano a stare con lui vicitandolo molto spesso, però che mai altro che mangiare e bere non si facea nel detto luogo. Avvenne per caso che due porci di Santo Antonio, bellissimi, quasi ogni dí entravono dalla porta da via, e poi subitamente entravono nella detta camera. Un giorno fra gli altri, essendo entrati questi porci nella detta camera, dice il gottoso a uno suo mazzamortone contadino:
- Che recadía è questa di questi porci? voglianne noi uccidere uno?
Risponde quelli:
- Purché voi vogliate.
Dice alcun che v’era:
- Oimè non ischerzate con Santo Antonio.
Dice il gottoso:
- Se’ tu di questi sciocchi ancora tu che credi che Santo Antonio abbia a insalare carne? per cui? per la sua famiglia? tu sa’ bene che colassú non si bee e non si mangia, ma questi suoi gaglioffi col T nel petto, sono quelli che divorano e dannoci a credere queste frasche; tutto il peccato si sia mio; lasciate fare a me.
E dice al fante:
- Troverrai una scure e appoggera’la in cotesto canto, e lascerai poscia governare a me questo fatto.
E cosí fu messo in ordine.
L’altra mattina, non essendovi altri ch’elli nel letto attratto, come ho detto, e questo suo fante, ed ecco li porci, ed entrono nella camera. Dice il gottoso al fante:
- Serra l’uscio e fornisci.
Quelli era un bastracone che averebbe gittato in terra una casa. Piglia la scure e mena, e dà con essa al porco nel capo; e non gli dié di sodo, ché la scure schianci; e ’l porco fedito, gittando molto sangue, gettasi sul letto, e l’altro dietrogli, e volgonsi verso il fante, facendo gran romore. Il gottoso che avea i porci addosso, comincia a gridare. Il fante il vuole soccorrere; sale sulla cassa, per cacciare li porci; e’ porci, com’è di loro usanza, co’ visi volti al fante gli si faceano incontro e continuo ammaccavano il gottoso; e ’l gottoso gridava; e’ porci, quando il sentivano, grufolavano verso il suo viso, uscendo tuttavia il sangue, che parea una doccia. Il fante combattea di su la cassa, e non potendoli per alcun modo cacciare, sale sul letto, e su questo salire, pose i piedi su’ piè del gottoso; il quale comincia a gridare:
- Accurr’uomo, ch’io son morto, - e avea il viso tutto sanguinoso.
E ’l fante come fu sul letto, e un porco l’assannò per la gamba, e comincia a gridare anco elli; e cosí in questa baruffa, pigiando i porci il gottoso, gridando il gottoso, che avea ben di che, lamentandosi il fante, e stridendo i porci, la famiglia del capitano passando per la via sente questo romore, corre dentro: - Avrí za -; e caccia in terra l’uscio della camera ch’era serrato, ed entrando dentro il cavaliere vede il gottoso col viso tutto insanguinato, vede il fante sul letto tra’ porci fedito, e vede fedito un porco su la testa.
- Che vuol dir questo? - con le spade e co’ berrovieri, facendosi contro a’ porci, percotendoli; e’ porci difendendosi, ma non potendo piú, facendosi adrieto, caddono tra la lettiera e ’l muro, ed eranvi sí stivati che uscire non ne poteano; e per questo faceano si grande le strida, e ’l gottoso i mugli, e ’l fante i dolori, e la famiglia il romore, per sí fatto modo che parea l’inferno; e tutto il mondo era tratto e traea; e ancora non avea potuto il cavaliere sapere quello che questo fosse.
Alla perfine il gottoso che appena potea favellare, e perché favellasse, per lo romore de’ porci non era udito, dice:
- Oimè, io sono morto, io sono tutto lacero; volendo fare cacciare fuori questi porci, e’ ci si rivolsono addosso, e hannomi concio come voi vedete.
E’ porci tuttavia stridivano.
Udito ciò il cavaliere, va col bastone verso i porci, dicendo:
- Nella mal’ora, doveteci uccidere gli uomeni? - e dà loro del bastone.
Egli erano in soppressa, e perché avessono voluto, non ne potevano uscire. Essendo il cavaliere quasi stracco, e udendo la cagione, disse alla famiglia:
- Jamoci -; e cosí si partí.
Rimasa cosí la cosa, li porci non si poterono mai trarre di quel luogo che convenne che ’l gottoso fosse portato altrove, e convenne si disfacesse la lettiera; e con questo erano sí accanati e accesi che fu gran pena a poterli cacciar fuori. E cosí terminò questa caccia che ’l gottoso ne venne presso a morte, essendo le carne sue tutte peste; sopra le gotte ebbe male sopra male, non potendo guarire in parecchi mesi delle pedate e percosse de’ porci. Il fante fu per perderne la gamba. Santo Antonio fece questo miracolo, e però dice: «Scherza co’ fanti e lascia stare i santi».