Il Trecentonovelle/LII

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Novella LII

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LI LIII

Sandro Tornabelli, veggendo che uno il vuol fare pigliare per una carta, della quale avea fine, s’accorda col messo a farsi pigliare, e ha il mezzo guadagno dal messo.

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E questa che segue fu una astuta malizia ad empiersi la borsa, cosí bene come ser Ciolo s’empié il corpo. E’ non è molti anni che in Firenze fu un cittadino chiamato Sandro Tornabelli, il quale era sí vago d’acquistare moneta che sempre stava con l’arco teso per veder se potesse fare un bel tratto, e sempre andava in gorgiera. Costui, essendo già antico d’anni, sentendo che un giovane il volea far pigliare per una carta antica già pagata al suo padre, e ’l giovane non lo sapea, e ’l detto Sandro avea la fine; onde Sandro ciò sapendo, non posoe mai che s’accozzoe col messo che avea questa trama, e la commissione in mano, il quale ebbe nome Totto Fei, e disse:
- Fratel mio, io so che ’l tale vuole che tu mi pigli a sua petizione, e vuolti dare fiorini dodici, o piú. La carta, per che mi vuol fare pigliare, è pagata, e io ho la fine in casa; di che io ti voglio dire cosí: «Tu se’ bisognoso, e anco io non sono il piú ricco uomo del mondo, io voglio che tu segua questa faccenda, e tu fa’ patto con lui d’avere piú denari che tu puoi, e poi mi piglia, ché io sono contento, con questo: che e’ denari, i quali averai da lui, sieno mezzi tuoi e mezzi miei; e preso che tu mi averai e aúto il pagamento, e io mostrerrò la fine a quell’ora che fia di bisogno».
Questo messo, udendo il detto Sandro, s’accordò piú tosto di pigliarlo con questo inganno che senza esso: però che la sua condizione era cattiva, per tal segnale che elli avea mozza la mano; e la cagione fu che, avendo detta una testimonianza falsa in servigio d’un suo amico, fu condennato in lire otto, o nella mano: di che colui, in cui servigio l’avea detta, gli mandò alla prigione lire otto, e disse che la ricomperasse, però che innanzi volea quel danno che a sua cagione li fosse mozza. Costui, veggendosi questi denari su un desco, che erano tutti grossi d’ariento, e guardandoli fiso, dall’altra parte mettendo sul desco la mano che dovea perdere, cominciò a dire in sé medesimo: «Qual è meglio che io parta da me, o la mano, o’ danari? e’ mi rimane una mano, essendomi tagliata l’altra, e con l’una mi notricherò ben troppo, e vie meglio, avendo le lire otto che con le due, non avendole, e stando povero e mendico come sono»; e poi pensava averne veduti assai sanza alcuna mano, ed esser vissuti; di che al tutto s’attenne a’ danari, e lasciossi tagliar la mano.
Ho voluto dir questo, per dimostrare la condizione di questo messo. Accordatosi costui col detto Sandro, e molto volentieri, però che egli era assai gran cittadino, e massimamente che tutti, o la maggior parte degli officii di Firenze avea aúti, sí che pochi messi, non essendo di suo volere tra per gli officii, e perché era di diversa condizione, serebbono stati contenti di porli le mani addosso. Avendo adunque il detto Sandro ogni cosa composta e ordinata con questo cosí fatto messo, da ivi a pochi dí fu preso dal detto Totto Fei, e per la detta cagione è menato in palagio del podestà, e messo nella Bolognana.
Colui che l’avea fatto pigliare, avendoli il messo fatto sentire la presura subito venne al detto palagio a raccomandarlo, e fare scrivere la cattura, come è d’usanza.
Sandro era a una finestra ferrata della prigione che risponde su la corte, e crollava il capo contro al detto messo come con lui avea ordinato; e ’l messo s’accostava e domandava fiorini sedici al giovane, li quali gli avea promessi di dare. E Sandro dalla finestra avea gli occhi e gli orecchi a ogni cosa; e ’l giovane dava parole al messo:
- Ben te gli darò.
Il messo comincia a dire:
- Oimei! o è questa mercanzia da dire «io te gli darò», ché essendo in prigione, mi minaccia, che ne sarò ancora forse morto a ghiado?
E andava poi in qua e ’n là, accostandosi spesso appiè della finestra, dove era il detto Sandro preso, e come il messo s’accostava, e Sandro dicea, sí che l’udía il giovene e ogni altro:
- Per lo corpo di Dio, che io te ne pagherò -; e poi dicea piano al messo: - hatt’egli pagato?
Il messo accennava di no; e Sandro usciva dicendo forte:
- Non poss’io mai aver cosa che buona mi sia, se io non te ne pago e se questa presura non ti costa amara.
Totto col suono di Sandro andava volteggiando verso il giovane, e diceva:
- Deh, pagami, ché io vorrei piú volentieri della mia povertà averne dati altrettanti a te, e non averlo preso; ché egli mi minaccia, come tu odi, per forma che mi leverà di terra, sí che non mi stentare, e priegotene.
E quelli rispondea:
- Aspettami un poco; e’ pare che io me ne sia per andare per debito.
E ’l messo, come cruccioso e adirato, tirando in su le spalle, andava verso la finestra; il quale quando Sandro sel vedea presso, lo domandava pianamente se gli avea aúti; e dicendo di no, vie piú aspramente minacciava il messo, facendo tanto cosí che ’l messo ebbe fiorini sedici. Come Sandro seppe da Totto che ’l pagamento era fatto, fece vista di mandare uno a casa sua; e come tornò, cominciò a dire:
- E’ ci ha una brigata di buon fanciulli che fanno pigliare di carte pagate: per lo corpo e per lo sangue! che si vorrebbono impiccare per la gola -; e in presenza di tutti quelli della corte che v’erano, e di chi l’avea fatto pigliare, appresentò la carta della fine, la quale veggendo il giovane, rimase tutto scornato e addomandò perdonanza a Sandro, però che di ciò non sapea alcuna cosa.
Sandro disse:
- Se tu nol sapei, e tu l’appara: chi mi rende l’onore mio della vergogna che tu m’ha’ fatta?
E brievemente e’ misse su e parenti e amici per essere in pace con Sandro, e a gran pena gli venne fatto: e rimasesi fuori di fiorini trecento, che credea dovere avere come Ughetto dell’Asino, e de’ fiorini sedici che diede a Totto Fei.
Una sottile e cattiva malizia fu questa, che questo Sandro volesse usare tant’arte, e avere tanta vergogna per pochi denari; ma piú nuova cosa fu che, quando uno è preso per debito, colui che l’ha fatto pigliare aspetta che paghi, e a lui par mill’anni d’aver pagato per uscir di prigione: questo era tutto il contrario; ché colui che era preso aspettava che il creditore, che l’avea fatto pigliare, pagasse sí che elli uscisse di prigione.
E perciò non si vorrebbe mai risparmiare la penna. Il padre lasciò al giovane la carta accesa, e niuno ricordo lasciò che n’avesse fatto fine, o che fosse pagato, e perciò questo gl’intervenne. E anco se Sandro avesse aúto un figliuolo, o parente folle, gli potea intervenire peggio.